Sul sito vacanzainmontagna.net si parla della Roggia dei Mulini di Lozzo di Cadore (qui l’approfondimento storico della Roggia). Il testo sembrerebbe quasi ispirato da conosciuto e valente storico idraulico & idrico: il sindaco del paesello. Ma anche no.
A sostegno del fatto che a Lozzo, dicono, “è conservata una delle più importanti aree di archeologia industriale”, i nostri mettono a segno qualche evoluzione circense:
Nel XX secolo, infatti, questa località costituiva il centro produttivo di Lozzo…
Ora, il XX secolo inizia con l’anno 1901 e finisce con l’anno 2000: diteci almeno se vi state riferendo alla prima o alla seconda metà del secolo. Presumendo che il riferimento sia alla prima metà (speriamo), va ricordato (così, per sommi capi) che l’energia elettrica (avete presente?) a Lozzo giunse nel 1902 (la prima lampadina), ma è del 1915 la prima centralina dei Caruli e del 1926 quella che oggi è denominata “di Leo” e che credo giri ancora allegramente.
Nel 1914 giunse la prima vaporiera a Calalzo (quella che sui binari fa ciuf ciuf). Nel 1909 a Pozzale, che non aveva acqua, iniziò a funzionare un mulino azionato da energia elettrica, seguito nel 1914 da una sega alla veneziana; nel 1949 il mulino smise di produrre farina perché i costi dell’energia elettrica superavano le entrate. A Lozzo l’attività molitoria, da anni rantolante, finì coi primi anni Cinquanta (del XX secolo eh…). Ecco, così tanto per dire.
Centro produttivo di Lozzo? Ma anche no.
Ancora: un riferimento agli anni precedenti al XX secolo no eh?
Pensate, dicono i nostri, che “alcuni documenti testimoniano la presenza di ben 10 ruote…”. Che facciano riferimento alle “Anagrafi Venete” che nel 1766 descrivevano lungo il corso del Rio Rin “dieci ruote di mulini da grano, una sega da legname, un follo da panni di lana, sedici telari da tela e cinque mole…“?
(quella della produzione di occhiali, seppur “più tardi”, m’era del tutto sfuggita)
A Lozzo di Cadore è conservata una delle più importanti aree di archeologia industriale: la Roggia dei Mulini.
Nel XX secolo, infatti, questa località costituiva il centro produttivo di Lozzo, ove si svolgevano tutte le attività artigianali tra cui la lavorazione del legno, della lana e dei tessuti, ma anche l’attività fabbrile e più tardi la produzione degli occhiali.
Gli opifici, destinati alle varie attività artigiane, necessitavano dell’acqua per il loro funzionamento, e vennero così sapientemente edificati lungo il corso del Rio Rin, in modo da poter sfruttare l’energia ottenuta dall’impianto idraulico.
Alcuni documenti testimoniano la presenza di ben 10 ruote da mulino, una sega da falegname, un follo da panni di lana e 16 telari da tela, un vero e proprio villaggio di strutture dedicate all’attività preindustriale. […]