residuo-fiscale
Zaia, lo sciopero fiscale e don Marino (prete … gandhiano)
E’ un po’ che Zaia la mena con la storia dello sciopero fiscale. Sappiamo tutti che non c’è altra strada per affamare la bestia, cioè lo stato talian, che lo sciopero fiscale TOTALE. Il problema è, come al solito, chi inizia e chi lo guida! In realtà stiamo tutti aspettando che la corda della sopportazione “veneta” si tenda, si tenda ancora e poi ancora e poi ancora fino a quando crack … salterà tutto.
Nel frattempo Zaia potrebbe farsi benedire da don Marino Ruggero, che sembra aver capito con limpida serenità quale sia la strada maestra. E visto che c’è si faccia dare anche un po’ di coraggio (civico), ché il nostro governatore sembra – sotto questo aspetto – piuttosto palliduccio.
Maltempo. Zaia: «Roma paghi, non vorrei si arrivasse a sciopero fiscale»
Il presidente della Regione in tv: «Versiamo 21 miliardi di euro l’anno, abbiamo il diritto di chiedere le risorse»
«[…] Una regione che paga 21 miliardi di euro l’anno a Roma ha il diritto di chiedere le risorse. La gente l’ha capito e non vorrei che poi si passasse a uno sciopero fiscale». «Noi siamo veneti e dobbiamo far sentire la nostra forza a Roma. Qui non c’entra nulla la politica – ha concluso Zaia – dobbiamo riportare a casa i soldi, che sono nostri. Qualora i soldi versati al fisco non tornassero sul territorio sotto forma di aiuto sarebbe legittimo a quel punto chiedere alle imprese come si comporterebbero»
(nota bene: i 21 miliardi versati non rappresentano le imposte, ma il residuo fiscale, cioè quella quota di imposte pagate allo stato che non tornano sul nostro territorio)
Trento pronta a dare altri 500 milioni a Roma ladrona (senza neanche una lacrima)
Come dire: chi di residuo fiscale ferisce, di residuo fiscale perisce.
Veramente i conti non tornano ma, per ora, riporto solo la cronaca, ché la partita dei residui fiscali (qui un esempio) è piuttosto complessa e si sta un attimo a scivolare sulla buccia di banana, soprattutto quando si vanno a fare i conticini nella zona di frontiera, lì dove il residuo cambia di segno…
Per il resto cose già viste e sentite… anzi no: perché Rossi, se non ricordo male, dopo la sceneggiata burina di Vespa – che si è sbracciato sulla tv di stato (ovviamente di marmellata) contro le autonomie di Trento e Bolzano – ha snocciolato una serie di dati sul residuo fiscale del TAA a dir poco “confusi”, se confrontati con quelli sottoriportati dal quotidiano Trentino. Ma troverò il tempo per rivedere quei dati: qui non si perde nulla.
Trattativa con Roma, Trento pronta a dare altri 500 milioni
Con il «residuo fiscale» la Provincia si allineerebbe a Lombardia e Veneto che pagano di più. E Rossi accelera: ordine interno ai dirigenti per avviare da subito i tavoli sulle nuove deleghe
[…] Vale la pena ricordare in cosa consiste il meccanismo del «residuo fiscale» e cosa comporterebbe per le casse provinciali. Per residuo fiscale si intende la differenza tra il gettito dei tributi statali prodotti sul territorio e la spesa sostenuta dallo Stato sul medesimo territorio, compresi i 9 decimi delle tasse devoluti alla Provincia.
Oggi le entrate valgono circa 3,6 miliardi, le spese dello Stato ammontano a 4,1 miliardi. Il saldo è di 560 milioni, ciò significa che il residuo fiscale pro capite è di circa 1067 euro rispetto a una media di 1400 delle Regioni del Nord Italia. Allinearsi, per il Trentino, significherebbe versare a Roma circa 745 milioni all’anno che, tolte le competenze provinciali che pesano per il 34% delle spese, scendono a 490 milioni. Aggiunti ai 568 milioni previsti dall’accordo di Milano, si arriverebbe a 1100 milioni, circa 300 in meno dei 1400 che lo Stato ci chiede per il 2014 (pari al 30% del bilancio della Provincia).
Una proposta, hanno ripetuto a Roma prima Dellai e ora Rossi, che sarebbe comunque vantaggiosa per lo Stato e garantirebbe certezze finanziarie anche alla Provincia. Senza riuscire però convincere – almeno finora – il governo. Alle aperture di Letta e Delrio si sono contrapposti i freni della Ragioneria, più interessata ad un incasso immediato per ridurre l’enorme debito pubblico, e dunque abituata ad attingere dai bilanci delle Regioni ciò che manca, di anno in anno, per equilibrare il bilancio dello Stato. Dal ministero hanno poi fin qui obiettato che il metodo andrebbe applicato a tutte le Regioni speciali, un modo che – visto il residuo fiscale della Sicilia (-3200 euro procapite) significherebbe relegare la proposta su un binario morto. Resta meno di un mese per capire se questa volta Roma cambierà rotta.
ogni tanto fa bene ricordare che il ‘sacco del Nord’ continua
Ogni tanto fa bene ricordare che il “sacco del Nord” continua. L’abbiamo già fatto con dovizia di dati in Federalismo e distribuzione del residuo fiscale in Italia 2012, ed è proprio partendo da quei dati che Marco Bassani …
56 miliardi. L’Italia ringrazia lo schiavo fiscale lombardo
E’ l’ammontare del residuo fiscale della Lombardia nel 2012. Il 2013 rischia di essere ancora peggio (vedere contatore Intraprendente). Lo schema rapina al Nord e assistenzialismo al Sud ormai non regge più. Urge scossa al sistema[…] Ma rimaniamo alla Lombardia, il caso di gran lunga più eclatante. Ogni residente in questa fortunata regione paga ogni anno 5.800 euro più di quanto riceve. Una famiglia lombarda di quattro persone in soli 4 anni rinuncia a centomila euro e in quaranta anni brucia un milione di euro su un altare di nome Italia. Non esiste, credo sia ormai chiaro ai più, alcuna “via nazionale” alla fuoriuscita dalla crisi. Il flusso di danaro che dalla Lombardia imbocca l’autostrada del Sole e poi la Salerno-Reggio Calabria, disperdendosi in mille rivoli improuttivi e spesso criminali, produce una spirale di rendita, assistenza e parassitismo che sta facendo sprofondare il Paese nel Terzo mondo. Questi conti territoriali, questa spoliazione continua sono la cifra della politica italiana: è un vero dramma “nazionale” che impoverisce noi rendendo improduttivo e assistito il Sud. (leggi tutto su L’Intraprendente)
le 100 tasse degli italiani
Il sabato è un giorno pericoloso perche la CGIA, da tempo, proprio nel corso di questa giornata, erutta dati e previsioni – sputando le relative sentenze – con una qual certa spavalderia (diaciamolo pure: qualche volta le spara proprio grosse). Sabato scorso no, si è limitata ad elencare le 100 tasse che gli italioti sono costretti a pagare. Quello che conta, ovviamente, non è tanto il numero – comunque impressionante – quanto la pressione fiscale totale che, tenuto conto del PIL sommerso, giunge al 52-54% del PIL “dichiarato”, consegnandoci il primo posto al mondo per pressione fiscale totale.
Qui il pdf della CGIA e qui una seconda versione delle 100 tasse da pagare. Imposizione fiscale che, quasi inutile ricordarlo, va a creare i 4.000 euro pro capite di residuo fiscale che il Veneto “vanta” nei confronti dello stato centrale (soldi che sono estorti al Veneto per mantenere e alimentare le vomitevoli inefficienze dello stato centrale).
La CGIA le ha contate una a una. Alla fine, l’elenco delle tasse che gravano annualmente sugli italiani annovera un centinaio di voci tra addizionali, imposte, ritenute, tasse e tributi. Nonostante il nostro sistema tributario sia così frammentato, il gettito è invece molto concentrato: gli incassi assicurati dalle prime dieci imposte valgono 413,3 miliardi di euro che incidono per l’87,5 per cento sul totale delle entrate tributarie.
Le imposte che pesano maggiormente sulle tasche dei cittadini italiani sono principalmente due: l’Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) e l’Iva. La prima garantisce un gettito nelle casse dello Stato che sfiora i 164 miliardi di euro all’anno, la seconda poco più di 93 miliardi di euro. Messe assieme queste due imposte incidono per oltre il 54 per cento sul totale delle entrate tributarie. […]
“Quest’anno – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – ciascun italiano pagherà mediamente 11.800 euro di imposte, tasse e contributi previdenziali. E in questo conto sono compresi tutti i cittadini, anche i bambini e gli ultra centenari. Tuttavia, il dato disarmante è che gli italiani non usufruiscono di servizi adeguati. Molto spesso, nel momento del bisogno, il cittadino è costretto a rivolgersi al privato, anzichè utilizzare il servizio pubblico. Questa situazione si traduce in un concetto molto semplice: spesso siamo costretti a pagare due volte lo stesso servizio. Gli esempi che si possono fare sono moltissimi: succede se dobbiamo inviare un pacco, se abbiamo bisogno di un esame medico o di una visita specialistica, di spostarci, ma anche nel momento in cui vogliamo che la giustizia faccia il suo corso in tempi ragionevoli con quelli richiesti da una società moderna”.
residuo fiscale in Lombardia: 23.000 euro per una famiglia di 4 persone
Dicevamo ieri del contatore del residuo fiscale della Lombardia messo in rete dall’associazione CoLoR44. E’ giunto quasi a 18 mila euro, ma per la fine dell’anno, quando si sarà compiuta la mungitura-rapina fiscale dei lombardi da parte dello stato italiano, la cifra – per la familgia media di 4 persone raffigurata nell’immagine – sarà giunta a 23 mila euro.
Servisse a far crescere le altre regioni, questa vergognosa spoliazione, se ne potrebbe trarre almeno motivo di vanto: quello che succede, invece, è che il sud arretra sempre più perché vincolato alla politica statalista assistenziale che inchioda quelle genti e soffoca la libera impresa. Soldi e risorse quindi buttati letteralmente nel cesso senza che i produttori di quella ricchezza, i lombardi, ne possano trarre giovamento.
Anzi, il risultato bestiale di questa rapina ha innescato la desertificazione industriale delle uniche aree in grado di produrre ricchezza. Se non troviamo la forza di invertire questa corsa verso la morte, il nord del paese farà la fine del sud (con la differenza che, in Europa, i tedeschi non si faranno mungere per mantenere i taliane).
Indipendenza, unica strada: nell’interesse di tutti.
un cappuccio con brioche ogni ora
un biglietto del cinema ogni 4 ore
una bottiglia di buon vino ogni 8 ore
un pieno di benzina al giorno
una automobile ogni anno
un appartamento ogni 10 anniDa secoli, la Lombardia è una delle aree più civili e dinamiche del mondo intero. È qui che alcune delle realizzazioni più significative della scienza, della musica, dell’arte e della letteratura sono venute alla luce e hanno illustrato l’Europa. Eppure la Lombardia oggi conosce un grave declino, che vede molti perdere il lavoro e un gran numero di giovani andarsene. Tutto ciò è la conseguenza di una pressione fiscale micidiale, che neppure si converte in servizi.
Come è possibile?
A causa del residuo fiscale, ossia in ragione del fatto che le famiglie e le imprese della Lombardia sono tassate per finanziare non soltanto i servizi locali e nazionali che vengono erogati in regione, ma anche per sostenere i costi che lo Stato italiano sostiene in altre regioni.
La Lombardia non è l’unica regione al mondo a essere penalizzata: a dare più di quanto non riceva. In Europa sono piuttosto penalizzate la Catalogna, la Baviera e l’area di Londra, ma in nessun caso si arriva ai livelli della Lombardia e in genere si resta a percentuali di residuo che sono meno della metà di quello lombardo.
E la stessa cosa avviene in Italia.
Secondo gli ultimi dati disponibili, una famiglia dell’Emilia-Romagna composta di quattro persone perde ogni anno 14.020 euro e una famiglia veneta 12.072 euro. Sono cifre rilevanti (nel corso di un decennio si supera i cento mila euro di rapina), ma in Lombardia – per la medesima famiglia media – si arriva alla cifra stratosferica di 23,152 euro ogni anno!
In nessuna parte del mondo si assiste a uno sfruttamento tanto significativo e sistematico ai danni di un’intera popolazione, che per giunta sembra quasi ignara di quanto accade. Bisogna fermare tutto ciò, anche perché un simile salasso serve solo a finanziare sprechi, inefficienze, privilegi e assistenzialismo. L’indipendenza lombarda è davvero l’unica strada: nell’interesse di tutti.