e ora boicottiamo il formaggio coi buchi e gli orologi a cucù
Ieri sera mi sono letto questo articolo di Seminerio riguardante l’adozione da parte di un piccolo comune svizzero di un logo che indica la percentuale di residenti tra i dipendenti delle aziende locali. L’autore aveva questa preoccupazione:
Prima che qualcuno, da questo lato del confine, inizi a gridare al razzismo (troppo tardi, già accaduto), è opportuno chiarire alcune dinamiche.
Finiva l’articolo, Seminerio, con queste parole:
Non si inventa nulla, dopo tutto. Dal Buy American al Hire Swiss, non c’è differenza sostanziale. Ma non chiamatelo razzismo. E’ l’economia.
Ecco. Questa mattina da mia madre, intorno alle otto, ho sentito a Unomattina tale Franco Di Mare dire con sguardo bieco rivolto al pubblico (più o meno): “Ci penserò un po’ prima di comprare formaggio coi buchi o orologi a cucù”. L’affermazione era legata alla vicenda cui ho accennato precedentemente. Di Mare è uno di quelli, da questo lato del confine, che di dinamiche economiche non capisce un cazzo.
Allora ho chiesto a mia madre che cosa avesse inteso seguendo la trasmissione (con l’uncinetto in mano, naturalmente): “Che gli svizzeri sarebbero razzisti”. Le ho detto: “Ok, mettiti comoda che ti spiego come funziona l’orologio a cucù”.
(informazioni dallo stato italiano, detta TV pubblica: sono circa 20 anni che non la guardo, ma ovviamente mi capita di seguire spezzoni informativi talvolta in diretta, più spesso in rete; non è cambiato niente, è sempre merda che cola)