Allora, era il 2008, Veltroni doveva compiere il sorpasso. E i piddini fecero tutto ciò che era loro consentito per portare al voto tutti quelli che potevano. Il sorpasso non ci fu (per colpa di Silvione) ma il PD ottenne, in valore assoluto, il numero massimo di voti mai raggiunto (faccio riferimento ai dati della Camera): 12.095.306. Tale numero di voti, ineguagliato, rappresentò il 33,18% delle preferenze valide (il 25,7% rapportato all’intero corpo elettorale).
Domenica il PD ha raccolto 11.203.231 voti (il 22,1% dell’intero corpo elettorale); li ha raccolti nelle migliori condizioni d’uso possibili (Renzi fresco e nuovo, regalo degli 80 euri, millanta promesse, Berlusconi a cuccia, Grillo che straparla di “processi da condursi in rete”, mainstrem sussieganti ecc. ecc.). Nonostante tutto ciò Renzi – perché il voto è stato dato molto più a Renzi di quanto non sia stato dato al PD – si ferma per l’appunto a 11.203.000 voti, 892.000 in meno della raccolta veltroniana.
Questo grosso spicchio di voti che, pur minore di allora, ha permesso al PD il sorpasso che non ci fu nel 2008 (il centro dx distanziò di quasi 10 punti percentuali il centro sx), vale sì il 40,8% dei voti espressi, ma è un “regalo” matematicamente conseguente alla disaffezione al voto in questa tornata elettorale (57% di affluenza).
Nella maggior parte dei casi le percentuali assolvono allo scopo di rendere tutto più facilmente rapportabile, ma qualche volta bisogna contà i fasuoi. In questo caso i fagioli sono tanti, percentualmente rilevanti, ma meno di quelli raccolti allora, nel 2008. E quelli raccolti in questa occasione vengono anche da destra (pecunia non olet). A queste condizioni il bimbominkia deve far presto per tentare di consolidare il risultato perché gli elettori che non lo hanno votato, e sono 39.000.000, prima o poi si sveglieranno dal torpore.