Corre l’obbligo di riportare la nota dell’UPI pubblicata prima della discussione del decreto Delrio che è passato ieri al senato con il voto di fiducia. Il PD, partito in decomposisione, ha prodotto un cadavere che come tale puzzerà ma soprattutto ammorberà ulteriormente la vita democratica della repubblica bananiera. Troveremo il modo di ringraziare con calore anche gli esponenti bellunesi del PD, anch’essi in decomposizione.
Lo scopo era fin dall’inizio sottrarre la politica di prossimità al controllo popolare. Perché quella che si faceva a livello provinciale era la vera politica di prossimità, certamente monca e quindi da sviluppare con ulteriori competenze e risorse da attribuire alle Province, semmai, non certamente da eliminare facendola gestire da nominati.
Quella dei comuni, anche se negli anni potremmo assistere a qualche fusione (lasciamo perdere la vaccata delle “unioni”), è poco più della politica del tombino: se non vi è “regia” a livello provinciale legittimata dal voto popolare, e in montagna ciò è vero al 100%, lo sviluppo del territorio e della sua gente sarà sempre ostaggio di forze che l’azione popolare non sarà mai più in grado di condizionare.
Province, Saitta “Accorpare le Province e gli uffici periferici dello Stato sarebbe stata la scelta per risparmiare”
“E’ mancato il coraggio per una vera riforma”
“La vera riforma era quella che prevedeva l’accorpamento delle Province piccole e degli uffici periferici dello Stato, con un vero dimezzamento e risparmi concreti. Ma non si è avuta né la forza politica né il coraggio per opporsi alle alte burocrazie dello Stato, e si è scelto di accontentarsi di una piccola riforma, banale, confusa, superficiale, che non produce risparmi ma anzi porta all’aumento della spesa pubblica.
Una riforma antieruopea, del tutto in controtendenza con quanto accade nel resto dei Paesi Ue”. Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, sottolineando come “questo Disegno di Legge che si sta approvando in Senato, non solo non abolisce le Province e non produce risparmi, come ha chiarito la Corte dei Conti, ma crea una grandissima confusione tra chi dovrà assicurare ai cittadini i servizi essenziali.
Nella fase transitoria sarà un disastro, perché non ci sono norme chiare per accompagnare una rivoluzione così pesante che avrà ripercussioni immediate sui cittadini. E gli effetti si vedranno da subito, anche perché i servizi sono già a rischio, a causa del furore abolizionista contro le Province che ha giustificato in questi anni tagli drammatici alle risorse necessarie per garantirli.
Questo Disegno di Legge poi– sottolinea Saitta – è una scelta del tutto opposta al modello di governo dei territori degli altri paesi Ue:
- in Germania, le Province sono 400, 16 le regioni e oltre 12 mila comuni e a non esistere non sono gli amministratori eletti dai cittadini ma i prefetti nominati dal Governo;
- in Francia le Province sono 100, e amministrano insieme a 26 Regioni e 36 mila comuni;
- in Spagna ci sono 17 Regioni, 50 Province e 8.000 Comuni.
Per non parlare delle Città metropolitane, che in Italia sono almeno 10, più almeno le 5 che certamente nasceranno nelle regioni a Statuto Speciale, contro meno di 20 in tutta Europa, 2 in Francia, 2 in Germania, 2 in Spagna. Noi invece, pur di non fare le riforme vere, quelle che avrebbero scontentato gli alti burocrati dello Stato, abbiamo scelto di propinare ai cittadini una riforma banale, intervenendo sull’1,27% della spesa pubblica, che è quella delle Province, pur di non toccare il 60% della spesa pubblica, quella dell’amministrazione centrale”.
(25-03-2014)