Il bulletto ha aperto la strada…
Il bulletto ha aperto la strada…
(prove che il PD sia rimasto un partito demmerda letamaio non me ne servivano, tuttavia…)
Il bulletto ha aperto la strada…
(prove che il PD sia rimasto un partito demmerda letamaio non me ne servivano, tuttavia…)
A quel tempo le pre-candidature italiane a sede delle olimpiadi invernali del 2026 erano uniche (la scelta del Coni doveva cadere su una delle tre): Torino, Milano, Cortina. Poi il Coni si dev’essere reso conto che nessuna delle tre, da sole, sarebbe mai passata e Malagò tentò di giocare la carta della candidatura unitaria (cioè nessuna città capofila e sedi competitive “sparse”).
Avuto l’ok “straordinario” da parte del Cio, con la possibilità di avere un riscontro di pari dignità da parte delle tre città, il Coni propose (31-07-2018) dunque la candidatura unitaria di Torino, Milano e Cortina. A tale candidatura unitaria aderirono subito Lombardia-Milano e Veneto-Cortina mentre Piemonte-Torino presero tempo e alla fine si defilarono (in realtà la regione Piemonte era più che possibilista, fu la sindaca di Torino, Appendino, a smarcarsi). Alla fine, quindi, la candidatura fu MilanoCortina-2026.
La candidatura unitaria, disse Malagò, era quella che costava meno e si era ottenuta cercando di “prendere il meglio da ogni singolo dossier“. E’ commovente, oggi, a distanza di un anno esatto dalla pubblicazione (26-06-2018), rileggere ciò che i piddoni veneti scrissero sull’argomento, in particolare sulla qualità del dossier “veneto” (che di lì a un mese confluì nella candidatura unitaria a tre e poi in quella definitiva, MilanoCortina-2026):
I deputati veneti del Pd, Rotta e De Menech attaccano il presidente Zaia: «Troppo leggero e superficiale»
«Credo che il dossier preparato da Zaia per la candidatura di Cortina alle Olimpiadi non andasse oltre la cartellina stampa». È caustica la deputata veneta del Partito democratico Alessia Rotta, ma i risultati o, meglio, il buco fatto dalla Regione Veneto in questa vicenda «dimostrano la pochezza e la superficialità con cui spesso affrontiamo appuntamenti importanti».
«Mi auguro che il Veneto riesca a far sentire il proprio peso politico a Roma e a invertire una decisione che ormai sembra presa, anche se solo per motivi esclusivamente di consenso elettorale». È amareggiato il coordinatore dei deputati veneti del Pd, Roger De Menech per l’esclusione di Cortina dalle candidature italiane per l’organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2026. «Purtroppo scontiamo da un lato l’impreparazione della giunta regionale veneta a gestire file complessi e dall’altro la voracità del Movimento 5 Stelle i cui esponenti sono alla perenne ricerca di dimostrare il loro peso in un governo trainato dalla Lega, una forza che ha raccolto quasi la metà dei loro voti».
Purtroppo ci siamo abituati, afferma la deputata, «il presidente del Veneto riesce sempre a fare un gran baccano e a esporre la sua figura personale sui media, ma non è in grado di costruire relazioni e alleanze che permetterebbero di raggiungere un obiettivo così ambizioso come le Olimpiadi. Mi viene da chiedere se ci abbia mai creduto. Per Zaia tutto il lavoro si è risolto in un incontro con i giornalisti e una foto opportunity con il presidente del Trentino. Addirittura, nel momento topico della scelta della località ospitante è riuscito a litigare con il Coni, insomma un genio. Quanto conti davvero lui e pure il Veneto a livello nazionale lo si è capito in questi giorni in cui il governo sta decidendo di candidare Torino per mere ragioni di bottega, la sindaco di Torino è del M5S».
«Il Veneto avrebbe potuto competere se avesse fatto ‘i compiti a casa’», conclude Rotta, «presentando un dossier articolato e facendo il lavoro diplomatico di cui con ogni evidenza Zaia è incapace. È proprio il caso di dire: oltre la conferenza stampa, il nulla».
Il Movimento 5 Stelle sta facendo l’impossibile per portare le Olimpiadi a Torino, dove governa la città, «sfruttando l’attuale irrilevanza politica e l’isolamento del Veneto», nota De Menech. «Però davvero spero che qualcosa cambi e che nei prossimi giorni. Ci sono tre ministri veneti e raramente la nostra regione è stata tanto rappresentata in una compagine di governo. Nella scorsa legislatura avevamo solo un sottosegretario, eppure siamo riusciti a portare i Mondiali di sci a Cortina nel 2021, una serie di infrastrutture che vanno dalla banda larga all’alta velocità ferroviaria e risorse economiche per il programma Industria 4.0 e per lo sviluppo della montagna e delle aree marginali».
Nella stanza dei bottoni quelli del Pd hanno lasciato la carica di Grandi Coglioni nelle mani dei pentastellati, ma anche dall’oppiosizione si stanno dando da fare. A parte il cobalto (peraltro molecolare), neanche passa loro per la testa che continuare a fare i valvassini della baldracca europea non potrà portarli molto lontano (almeno questo è quello che mi auguro).
(da un tweet di C. Stagnaro)
Quando erano al governo hanno fatto anche i macellai, per esempio con le Province, fatte a pezzi senza tanti riguardi (ricordiamo che la legge di riordino ridisordino di Delrio è entrata in vigore preventivamente, cioè senza che vi fosse un pronunciamento degli italiani sull’argomento, trattandosi di modifica costituzionale) pur di accontentare la pancia di un supposto elettorato di riferimento, salvo essere clamorosamente bocciati al referendum del 4 dicembre 2016 (deforma Renzi-Boschi, con i due che si dovevano dimettere e lasciare la politica…).
Hanno puntellato le “loro banche”, irridendo il falò dei risparmi di tanta gente, con una faccia di tolla fuori da ogni credibilità; si sono inchinati all’Ue pur di avere l’elemosina necessaria (in deficit) nel grottesco tentativo di ammaliare “l’ #italiachecambia”. Lasciamo stare la gestione dei migranti, la sudditanza alla Ue sulle misure di austerità, la genialata delle clausole di salvaguardia, la riforma della PA giudicata parzialmente anticostituzionale e tante altre corbellerie in sei anni sei di governo.
Poi è arrivata la realtà con la clava e li ha massacrati a dovere. Adesso, dal buen ritiro dell’opposizione, sorseggiando uno scotch e fumandosi un cubano, si dilettano a spendere e spandere come non ci fosse un domani, con colpi da 10 miliardi, bazzeccole, per sostenere la natalità e aiutare le famiglie nella crescita dei figli. Ma va! E lo chiamano “secondo pilastro”.
I pilastri si fanno quando si è al governo. Voi avete preferito ingrossare i letamai. Sarà dura venirne fuori.
Dopo gli ultimi schiaffeggiamenti elettorali, ancora un po’ di piddineria. Tale Oliviero Toscani, or sono due settimane fa, s’è battezzato alla fonte piddina e gli han rilasciato la pd-tessera (quello piddone, di battesimo, evidentemente non serviva: è chiaro che è il primo, il piddone, ad aver dato luogo al secondo, il piddino-official).
Appena rinsavito dall’inebriante abbraccio, il nostro ha tuittato all’anch’esso neo tesserato ed irrequieto Calenda (che continua a pigolare che il pd va cambiato (ma va!)): “Compagno Calenda: ci sono anch’io“. Un radioso avvenire si prospetta davanti ai nostri occhi.
Dopo che la realtà ha spinto la piddinia (anche quella tradizionalmente rossa) e tutti i piddini in acqua, a quanto pare senza che sappiano granché nuotare, invece di aggrapparsi al primo pezzo di legno che capita si sono legati ai piedi un’altra zavorra.
Insomma, dopo i Compagni De Benedetti, Marchionne, Farinetti e compagnia cantando… e da ultimo il compagnero Calenda, tutti popolani, proletari con le radici nella glebaglia, ecco un altro trovatello radical-chic a rinforzare le fila del pd (psico-dramma), il partito che – come nessun altro – ha a cuore gli ultimi. Una zavorra intellettualoide.
Stanotte, fino all’alba, il pd ai ballottaggi (son soddisfazioni, dai!):