Solo un piddino – figurarsi un piddone – può gioire di una norma che soffoca la libertà contrattuale (tra soggetti privati) inserita in un disegno di legge che ha il nome “concorrenza”, e che la concorrenza la dovrebbe esaltare, semmai, non soffocare.
Il nostro peones dichiara orgoglioso che:
[…] «Il provvedimento», continua De Menech, «riporta agli albergatori la gestione delle proprie strutture in termini di tariffe, riduce la rigidità di un mercato comunque in espansione e aumenta il tasso di concorrenza a tutto vantaggio dei clienti. In una provincia a forte vocazione turistica come il Bellunese, ci attendiamo riscontri positivi, già dalla prossima stagione invernale».
Si tratta della eliminazione alla Camera del “parity rate” (l’emendamento deve ora passare al Senato), questione già affrontata nell’articolo La differenza tra lo Stato (del cazzo) e Booking.com che riprendeva una riflessione apparsa su leoniblog e della quale riporto nuovamente la conclusione:
[…] Il fatto che una limitazione del genere, poi, sia contenuta nel Ddl concorrenza è a dir poco paradossale: mentre lo Stato stava a guardare, sono stati proprio siti web come Booking ed Expedia ad aumentare la concorrenzialità del settore, facendo diminuire i prezzi e aumentando la qualità e l’accountability delle strutture ricettive di tutto il mondo.
Booking ed Expedia hanno guadagnato negli anni la fiducia di milioni di clienti e albergatori, che usufruiscono spontaneamente di quel servizio e che, da un momento all’altro, possono decidere di non usarlo più. Lo Stato, d’altra parte, vuole intervenire coattivamente per limitarne la portata, così sconfessando la volontà di tutti gli operatori che oggi ne usufruiscono (Booking, Expedia, albergatori e consumatori), senza che i diretti interessati possano sottrarsi a quanto deciso. Da che parte sta la democrazia?
Uno Stato malato che cerca di svuotare la sentina che raccoglie acqua da tutte le parti con un ditale. Patetico. Fanculo: l’onda ti spiaggerà e morirai bruciato dal sole.
Parimenti patetico il peones che “si attende riscontri positivi già dalla prossima stagione invernale” (tra l’altro, come li misurerebbe? con la sfera di cristallo?). Come se i problemi del turismo nella provincia di Belluno – che è Cenerentola nell’arco alpino – fossero da addebitarsi al parity-rate (che infatti nel turismo extra-alberghiero non incide, ma questo settore nel bellunese è agonizzante e in caduta libera come quello alberghiero).
Ma ‘sto qua, guarda mai le statistiche sui flussi turistici del BLOZ?
(caro peones, prova a farti una domanda, piccola piccola, una domandina: come mai Belluno, dal 2002 fatto uguale a 100, nel 2014 è a quota 80, mentre il Trentino e l’Alto Adige sono a quota 110? Come mai il Voralberg è a quota 115, il Salisburgo a quota 150 e anche Sondrio è rimasta a 100? Ancora: come mai la media dell’ “arco alpino” posto a confronto è 110 e Belluno 80?
Questi sono dati sul turismo alberghiero, a-l-b-e-r-g-h-i-e-r-o!! Colpa di Booking.com e Expedia?
Mia risposta: ahahahah!! )