Fra tutte le consulenze immaginabili a questo mondo relative alla situazione Bim-Gsp, non si riusciva proprio ad immaginare che se ne potesse richiedere una per capire cosa succederebbe se Bim-Gsp dovesse fallire. Ma così è nel racconto della Aliprandi sul Corriere delle Alpi di qualche giorno fa (che non posso fare a meno di riprendere).
È l’Ato che ha richiesto questa consulenza. La cosa assume davvero aspetti oltretombali. L’Ato (la squadriglia di tutti i sindaci bellunesi), insieme al gruppo dirigente del Bim-Gsp, a suo tempo ha preso candidamente per mano l’ente, gli ha scavato con certosina pazienza ed inverosimile sconsideratezza la fossa, bella larga eh – una ottantina di milionate di euri – e stava, quasi che la cosa fosse vissuta come la propria mission, per gettarcelo dentro.
Ora che il salto nella fossa è stato evitato, se non altro momentaneamente, ora che lo zombie (perché il Bim-Gsp rappresenta niente di più di un morto che camina) ha iniziato a vagare scompaginando e aprendo una breccia anche nelle coscienze della gente bellunese (breccia che il Corriere delle Alpi sembra intenzionato a mantenere aperta) , l’Ato, il co-responsabile della vergognosa quanto imminente implosione dell’ente, sente il bisogno di capire cosa potrebbe succedere se il medesimo dovesse al fine cadere nella fossa, cioè accartocciarsi nel suo fallimento autoinflitto.
Assicura, l’Ato, che la “consulenza non va letta come una dichiarazione di morte“, ma ha il buon gusto, ora che se ne sono accorti, di ammettere che il “Bim Gsp resta in fondo al baratro, nonostante il cambio al vertice dell’azienda che molti sindaci avevano interpretato come un passo risolutivo“.
Alla fine quindi, i funesti co-creatori del buco ammettono sommessamente, a corpo morente ma ancora caldo della loro vittima, che il triumvirato non può essere inteso come un passo risolutivo nella soluzione della ormai macabra vicenda:
… perché l’esposizione finanziaria ha raggiunto un livello tale da richiedere un miracolo più che un’operazione di salvataggio.
Continua l’Aliprandi sul Corriere:
La preoccupazione infatti è fortissima e non potrebbe essere altrimenti. […] Allo stesso tempo non possiamo pensare di far pesare tutto il buco di Bim Gsp sui cittadini».
Circa 80 milioni di euro di esposizione finanziaria (ma ormai la cifra esatta non si conosce più) continuano a tener lontane anche le banche e Bim Gsp non riesce ad ottenere il credito necessario per uscire dal tunnel e pensare ad investimenti, peraltro ormai bloccati da tempo.
[…] Per tutto il resto, invece, la situazione è ancora in alto mare, perché i tecnici che guidano Bim Gsp non hanno ancora fornito all’Ato l’analisi dei costi abbinata ai possibili risparmi, nè il piano di risanamento. Vale la pena anche insistere sul fatto che si continua a non lavorare alla trasformazione di Bim Gsp da società di diritto privato a società di diritto pubblico.
L’aria che tira non è delle migliori. Anzi, sembra davvero di percepire già un pervasivo sentore di putrescina e cadaverina. Non è difficile ipotizzare che la consulenza possa tramutarsi in una vera e propria autopsia. Speriamo che l’imminente esplosione della primavera contribuisca a cambiare quest’aria sventurata.