Caro volontario dell’Associazione Latteria Sociale di Lozzo di Cadore, sei una merdaccia.
E siccome userò questo epiteto più volte, mi sia consentito di proporne una semplice abbreviazione: m…
Tu che hai perso le tue ore a creare un museo dal nulla, tu che hai “scavato” nella storia del nostro paese per mantenere il ricordo di alcune tradizioni, tu che hai preparato la cellula del sorgo e quella della canapa e della lana per rendere il museo “vivo”, tu che hai curato l’esposizione delle “Pupe de peza de Licia Fedon”, tu dicevo, sei una m…
Ma anche tu che hai dato il tuo tempo per sistemare i cancelli, le porte che non si aprivano, tu che hai costruito i muri di confinazione e sistemato i confini di proprietà, oppure tu che hai costruito la teca per esporre gli stampi del botiro, che hai piegato il plexiglass per dare una protezione alle pupe, che hai fatto la capanna del presepe, tu che hai realizzato la bacheca, che hai creato il percorso multimediale di visita al museo, anche tu, anzi tutti voi, siete delle m…
Anche i presidenti e segretari che si sono succeduti, consiglieri, soci e revisori, tutti voi siete delle m…
Che sei, che siete, che siamo tutti delle m… non lo dico io. Lo dice il “rifiutino”, anzi la parte del rifiutino (bollettino comunale che “celebra”, senza mai citarla, la maglia nera della raccolta differenziata dei rifiuti) che parla dell’appuntamento con la storia, la riapertura del museo della latteria, parte che ora non esito a definire il “vomitino“.
Il vomitino, apparentemente innocuo, nasconde un velenoso pugnale che ti raggiunge, alla schiena (occorre dirlo?), sorprendendoti e portando con sé il suo carico di vergognosa miseria. Queste sono le parole:
Un motivo di orgoglio per tutti dunque dal momento che l’iniziativa racconta, attraverso oggetti, documenti e fotografie, un patrimonio che è di tutti e che potrà arricchirsi ulteriormente. Un patrimonio che, molto probabilmente, potrebbe già essere più consistente se molti oggetti usati per la lavorazione del latte, molti documenti della Latteria e molte foto storiche non fossero finite in svariate collezioni private.
Ora, rileggetele, riflettete, ponderate:
Un patrimonio che, molto probabilmente, potrebbe già essere più consistente se molti oggetti usati per la lavorazione del latte, molti documenti della Latteria e molte foto storiche non fossero finite in svariate collezioni private.
Tutto questo, signore e signori, è merda allo stato puro.
Una vagonata di merda scaricata, in particolare, sulle spalle dei volontari che questo museo lo hanno fatto davvero, molto prima che venisse semplicemente abbellito.
E questa merda, badate bene, sottoscritta dall’amministrazione e dal sindaco, è entrata nelle nostre case. Non solo, resterà scolpita nella memoria della Rete per i prossimi secoli: il documento pdf del “rifiutino-vomitino” è scaricabile qui (sito del comune) ma anche qui (sul BLOZ, perché quello sul sito comunale verrà fatto togliere dal sindaco, “garantito”); inoltre fa ormai parte dell’archivio del Corriere delle Alpi.
Visto che ormai ci siamo dentro fino al collo, una ulteriore finale precisazione. Nessuno di noi si può sottrarre all’onta, ma nessuno si può ritenere con assoluta certezza senza macchia. A partire da me, che ho avuto per anni le chiavi del museo. Ma neanche il sindaco, che immagino ci sarà stato più di qualche volta, può ritenersi salvo da possibili illazioni. E, naturalmente, neanche chi ha rifatto l’allestimento, che oggetti documenti e foto li ha dovuti prendere per mano uno per uno. O son dute del diau o dute del Signor!
Alla fine del rifiutino c’è scritto: numero unico. Fate in modo che sia vero.
Cari lozzesi, buona inaugurazione. Chiedo scusa per il … tanfo, ma era dovuto.
Io non ci sarò. Alla merda preferisco, senza indugio, la borba della Lola.