Lozzo di Cadore: giovani esuberanti o baby-alcolizzati?
Le tempeste in un bicchier d’acqua non mi piacciono e non vorrei che le righe successive provocassero proprio questo. Partiamo dal fatto che l’utilizzo dell’alcol fra i giovani è un problema serio che non è negabile da nessuno. Do spazio al commento di @rosellina che richiama una lettera, scritta da una nostra concittadina, apparsa sul Gazzettino di qualche giorno fa.
Il commento di @rosellina:
La denuncia, pubblicata il 18 maggio dal Gazzettino tra “Lettere al direttore”, lettera scritta da una nostra compaesana è una cosa molto seria che mi sembra però abbia suscitato poco clamore in paese. In questa lettera la signorina denuncia, senza mezzi termini, lo stato in cui vivono i ragazzini di 10-11-12-13-14 anni del nostro paese, paese inteso come Lozzo, dice testualmente “parlo del mio piccolo paese di 1600 anime” dove, dice lei spaventata, questi ragazzini si ubriacano il sabato sera e li trovi agonizzanti sulle panchine…. dove i proprietari dei locali fanno ballare le ragazzine di 11-12 anni in minigonna in cambio di consumazioni gratuite, dove in branco importunano le persone e feriscono gli anziani …
Sindaco, amministratori tutti, con questa denuncia pubblica, scritta e circostanziata, è vostro obbligo informare le autorità di pubblica sicurezza di quello che sta accadendo nel paese affinchè vengano effettuate le più scrupolose indagini sui fatti denunciati e puniti severamente i colpevoli.
Anche questo è fare turismo ….
W le donne
La lettera apparsa sul Gazzettino con relativa risposta:
Mi spaventa questa società… e non parlo del mondo, della capitale, della mia nazione, della mia provincia, ma parlo del mio piccolo paese di 1600 anime, dove sembra che il rispetto sia solo un ricordo lontano… Questi ragazzini di 10, 11, 12, 13,14 anni mi spaventano… Mi spaventa che si ubriachino il sabato sera e che li ritrovino sulle panchine agonizzanti… mi spaventa che i proprietari dei locali facciano ballare le ragazzine in minigonna e tacchi sul cubo, di 11 e 12 anni, in cambio di consumazioni gratuite.
Mi spaventa che in branco questi ragazzini importunino le persone, feriscano gli anziani, deridano i più deboli. Ma soprattutto mi spaventano i genitori di questi ragazzini, che li credono adulti e che li difendono a spada tratta. Non sono loro a sbagliare ma sbagliano gli educatori, gli insegnanti, il sindaco, i negozianti, gli anziani, i parroci, il comune, gli altri adulti, gli altri ragazzi…
Loro, i figli creduti adulti, sono sempre e comunque innocenti, sempre difesi, sempre messi sotto una magica campana di vetro… non importa se arrivano ad ammazzare qualcuno… perché è colpa di quest’ultimo se casualmente si è trovato nella loro strada.
Chiara LoraLozzo di Cadore
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Cara signora, una volta ho letto questa frase che trovo, nella sua estrema sintesi, assai efficace e istruttiva: “Avere un figlio non ti rende genitore, più di quanto aver un pianoforte in casa ti renda musicista”. Anche quello di genitore, infatti, è un mestiere, probabilmente uno dei più difficili. E come tutti i mestieri va imparato, sperimentato, facendo tesoro di errori, ambizioni mal risposte, piccole e grandi sconfitte. Purtroppo molti oggi scambiano il ruolo di genitore con quello di tutore o di “sindacalista” dei propri figli: da difendere e proteggere, ovunque e comunque. Nei confronti della scuola, degli insegnanti, della parrocchia, delle regole. E l’esercizio della severità, quantomai doloroso e faticoso quando deve essere indirizzato verso i propri figli, è spesso confuso come una forma di violenza. Meglio allora chiudere un occhio e, se del caso, anche tutti e due. Ma la peggiore violenza di un genitore nei confronti dei suoi figli è quella di non usare la propria autorità per insegnar loro quali sono i confini fra il bene e il male.