Partiamo dalla scoperta dell’acqua calda:
Le acque delle fognature parlano chiaro. Nel Feltrino si consumano le stesse droghe del resto dell’Italia. Nell’ordine: marijuana, eroina, cocaina, anfetamine. È quanto emerge dall’analisi sulle acque reflue di sei depuratori del territorio dell’Usl n.2, condotta dall’Arpav proprio su indicazione dell’Unità sociosanitaria feltrina e della Regione Veneto.
Va però detto, per il momento, che:
Ciò che si discosta semmai è il quantitativo dei consumi. Non soltanto inferiore rispetto alla media italiana, ma addirittura inferiore al “dato percepito” dedotto dalle indagini e dai sequestri condotti dalle forze dell’ordine e dalle “confessioni” dirette degli stessi consumatori …
Ma il consigliere regionale Dario Bond, mister tisana bunga bunga, novello narco-sceriffo propone:
«Analizziamo gli scarichi delle scuole e dei luoghi di aggregazione giovanile. Così avremo un quadro verosimile del consumo e dell’abuso di droga». Guardando non soltanto al Feltrino, ma al Bellunese, all’intero Veneto. In questo modo, chiosa Bond, sarà possibile anche «fornire agli inquirenti validi strumenti di indagine».
Che è come far fare una retata ai carabinieri nei supermercati per appurare se c’è o meno offerta di alcol. Scoperto che l’alcol si vende anche nei supermercati, che cosa si potrà mai fare? Proibirne la vendita, ovviamente. Con quali risultati? Gli stessi che stanno facendo cambiare radicalmente strategia all’ONU (dopo 40 anni) sulle modalità con cui si intende affrontare in futuro il “problema droga”. La clamorosa svolta è illustrata nel rapporto della Global Commission on Drug Policy:
“La guerra mondiale alla droga ha fallito con devastanti conseguenze per gli individui e le comunità di tutto il mondo” si legge nel rapporto presentato dalla Global Commission on Drug Policy. ”
Le politiche di criminalizzazione e le misure repressive – rivolte ai produttori, ai trafficanti e ai consumatori – hanno chiaramente fallito nello sradicarla”. Non basta. “Le apparenti vittorie nell’eliminazione di una fonte di traffico organizzato sono annullate quasi istantaneamente dall’emergenza di altre fonti e trafficanti”. Basta dare un’occhiata alle statistiche raccolte dal rapporto.
Nel 1998 il consumo di oppiacei riguardava 12.9 milioni di persone: nel 2008 17.35 milioni – per un incremento del 34.5 per cento. Nel 1998 il consumo di cocaina riguardava 13.4 milioni: dieci anni dopo 17 milioni – 27 per cento in più. Nel 1998 la cannabis era consumata da 147.4 milioni di persone: dieci anni dopo da 160 milioni – l’8.5 per cento in più. Sono i numeri di una disfatta. (la Repubblica.it)
Nel documento, la Commissione afferma sostanzialmente che le politiche di repressione del consumo e della compravendita di sostanze stupefacenti hanno completamente fallito il loro obiettivo di “un mondo senza droga”, e che è tempo di cambiare direzione, legalizzando le sostanze più leggere come la cannabis e regolamentando il commercio e l’uso di quelle più pesanti. […]
E’ stato davvero un buon affare aver proibito tout court, e quindi lasciato de facto nelle mani delle mafie, sia le droghe pesanti che quelle leggere, criminalizzando praticamente allo stesso modo il ragazzo con due piantine di marijuana e il grosso spacciatore d’eroina? […]
E’ giunta l’ora, anche in Italia, anche (umilmente suggeriamo) all’interno di FLI, di aprire una riflessione seria, non ideologica, su come ridurre il più possibile la pericolosità del problema droga. Il proibizionismo, abbiamo constatato empiricamente, non è una soluzione, anzi, forse è parte del problema. Serviranno pragmatismo e buona volontà, servirà comportarci da persone e non da pecore, ma soprattutto servirà tenere a mente le conclusioni a cui giunse Friedman ormai quarant’anni fa:
Per le droghe, come per altro, è assai probabile che la persuasione e l’esempio siano più efficaci che impiegare la forza per rendere gli altri uguali a noi.
(Libertiamo)
In attesa che anche in Cadore salti fuori un narco-sceriffo (anche se ci bastano le sparate “alcol-terroristiche” del Sert), converrà a tutti aprire una riflessione “seria, non ideologica, su come rifurre il più possibile la pericolisità del problema droga”.