Sulla prima del Corriere delle Alpi di oggi c’è un riquadro con questo titolo:
Salva-Comelico un progetto con i Fondi Odi
Due cose mi vengono in mente. La Buzzo, dopo aver registrato (no dico, r-e-g-i-s-t-r-a-t-o) “ForzaComelico”, si fionderà a registrare anche Salva-Comelico (prima che lo faccia il lesto napoletano) ?
E poi: avete presente com’è andata a finire con il Salva-Italia (dicembre 2011)? Un aiutino: proprio ieri quelli di S&P hanno declassato la repubblica bananiera a quasi-spazzatura, rating BBB- (lasciamo stare le tasse con cui si continuano a rapinare gli italioti). Nel frattempo sono passate le stelle di monti, Letta e, da ultimo, lo strenzi (quest’ultimo non capisce un cazzo di niente, anche perché si fa aiutare da ignoranti al cubo).
Almeno cambiategli il nome, ché il “Salva” porta una sfiga della madonna.
Che a vederli così conglomerati, i sindaci, ti si rizzano tutti i peli del culo. Perché, lo abbiamo imparato in questi anni (non solo osservando il disastro del Bim-Gsp), quando fanno coa sono più letali del plutonio 239 (il nemico invisibile per eccellenza). Ma questa volta la circostanza ha semplicemente agevolato nei sindaci l’attivazione della modalità “geranio fiorito“, e così si son messi, con la fascetta tricolore d’ordinanza, in bella mostra al balconcino.
Meglio (detto con cupa rassegnazione), molto meglio così, in modalità “geranio fiorito”, piuttosto che in modalità Bim-Gsp.
L’occasione gliel’ha data l’arrivo del trenino (il ritreno del torno, “traslitterazione lisergica” del ritorno del treno, si capirà poi perché!) che dopo un certo numero di mesi di parcheggio forzato, in attesa del rinforzo della galleria Perarolo, è riuscito a riapparire a Calalzo di Cadore: allo scadere del centenario della tratta Belluno-Calalzo la medesima era chiusa, sì, ma in manutenzione a carattere temporaneo, per cui possiamo dire con forza che, perlomeno, la Belluno-Calalzo ha compiuto con onore un secolo di attività.
Al riguardo si ricorda qui, sommessamente, ciò che il presidente dell’unione montana Centro Cadore ebbe a dire in un momento di appassionata lucidità: “E’ auspicabile riavere la ferrovia aperta per l’estate perché è la stagione in cui viene utilizzata di più dai turisti“, affermazione che mi portò a questa conferma interiore: “E qui, nell’avere amministratori così perspicaci, uno si sente davvero in una botte di ferro“.
Ma ciò che più mi ha impressionato è la comunità d’intenti con la quale i sindakos si son messi d’accordo nel ritenere che lo sballo verso nord (oops, lo sbocco verso nord…) sia la soluzione da perseguire per blindare questo ramo secco che più secco non si può. E se ne ha contezza nel video, dove le cocorite hanno ripetuto la filastrocca, per l’appunto, dello “sballo verso nord“.
Credetemi, la questione ferroviaria su tratte di montagna è di enorme complessità; niente che non si possa studiare, valutare, progettare ed eventualmente realizzare. Ma è comunque paradossale che ieri, all’arrivo di quel treno (fermo da febbraio), che nel suo riapparire si è palesato – grottescamente – come la più feroce rappresentazione della precarizzazione e dissoluzione del collegamento verso sud, verso Venezia (vi ricordate il collegamento diretto degli anni ’80 con la città lagunare?), collegamento che infrastrutturalmente ha i suoi anni ma c’è ed è sfruttato in infima parte, le suddette cocorite abbiano ricorsivamente parlato dello sbocco (qualcuno addirittura di sfondamento…) verso nord, tutto da inventare (le novelle cronache di Narnia).
Infatti, con ogni evidenza, di altro non si è trattato che ” dello sballo verso nord” (e che sballo).
(sarebbe illuminante vedere quanto i sindakos ne sappiano della faccenda, dello sballo verso nord, in termini di analisi dello scenario e dei dati di progetto: ci sarebbe da divertirsi!)
Commentando con aria fritta d’ordinanza le ultime novità giunte da Venezia in termini di “autonomia”:
“Una cosa è certa”, conclude Piccoli, “il traguardo è storico anche perché va a responsabilizzare i Comuni e i sindaci, vere sentinelle del nostro territorio”.
Ora, scusate se mi ripeto, ma ricorderete che il nostro, prima di fare il senatore peones, è stato sindaco di Sedico ed ha poggiato le terga sulla carega del Bim Consorzio, oltre ad avere vicinissima la consorella Bim-Gsp.
Ecco, se immaginiamo i sindaci come sentinelle del nostro territorio (così come li vede il peones), la vicenda del Bim-Gsp che tutti conosciamo ci appare ad un tempo paradossale e ultracaricaturale. Perché, diciamolo, tanto leste non devonno essere state quelle sentinelle se il Bim-Gsp è diventata quella baldracca di società che tutto il mondo ci invidia.
Insomma, visti i risultati, a me pare che quei sindaci, più che star di sentinella, si siano trovati maggiormente a proprio agio a far da sentina, nel senso figurato espresso dal vocabolario Treccani: “Ricettacolo, luogo di raccolta di brutture e scelleratezze”.
Vignato, l’esorcista al capezzale di Bim-Gsp, società tenebrosa, annuncia festoso la partenza degli hydrobond, obbligazioncine emesse dalla società e sottoscritte dalla BEI. L’esorcista, riferendosi alla BEI, sostiene che:
[…] “Si tratta di un importante riconoscimento alla credibilità e alle positive prospettive di Bim GSP da parte del più grande istituto bancario europeo”
Giusto per capirci, la Banca europea per gli investimenti è un minestrone al quale partecipano tutti i 28 stati membri, anche se quattro fra loro – Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna – ne detengono quote paritarie pari al 16,11% per una copertura complessiva del 64%. Semplificando, avete presente l’italiana Cassa depositi e prestiti (con tutto ciò che ne consegue)? Più o meno uguale (con un più solido orientamento alle PMI), solo che più in grande (come i sughi Star: tu per fare il tuo sugo usi una carota, loro 130 chili).
Dunque, del fatto che la BEI sarebbe “il più grande istituto bancario europeo” se ne potrebbe discutere, dipendendo la cosa da ciò che si intende per “istituto bancario”, ma sì, diamolo per buono. Ma allora è altrettanto vero che l’assemblea dei soci del Bim-Gsp, cioè i sindaci, ha costituito in questi anni uno degli assembramenti europei a più alto indice di coglionaggine istituzionalizzata.
Ma la comprensione più profonda del perché gli esorcismi messi in atto contemplino il ricorso alla BEI, si ha dal semplice titolo – basta la parola, come l’euchessina – di un articolo del 30 aprile scorso apparso sul Corriere delle Alpi:
Bim Gsp, le banche non danno credito: via agli Hydrobond
Tutto il resto è noia (per noi dolorosa e soprattutto costosa; speriamo poi che la forza degli esorcismi superi quello dell’euchessina, “una a te e due a me“, altrimenti potremmo navigare in un nuovo mare di melma…).
[…] Ma ciò che più produce rabbia nella popolazione è il fatto che, nonostante tutto questo, lotte intestine e acerrime si combattono per voler mantenere al posto di comando le stesse persone che hanno determinato tali ingiustificabili errori. Non solo, ma sotto sotto qualcuno pensa che i medesimi siano anche titolati nella governance della “nuova?” Provincia.
Traduco liberamente (concedetemi queste immagini allegoriche):
Ci sono in giro topi di fogna che siedono in qualche posto di comando e che “hanno determinato tali ingiustificabili errori”. Non solo: qualcuno pensa che questi topi di fogna “siano anche titolati nella governance della Provincella”.
Il problema è che al momento del voto questi topi di fogna sono emersi dalle “chiaviche politiche” e, nonostante il fetore che si portavano (e si portano) appresso, sono stati legittimati dal voto popò-lare (ovviamente non importa se il voto l’hanno raccolto nel paesello dove – nel mese prima delle elezioni – hanno scodinzolato e sbavato come cagne in calore ai piedi dei propri elettori per accattivarsene le simpatie; elettori dimentichi, buona parte di essi, di ogni aggancio – per quanto vergognoso – alle “politiche provinciali” legate al Bim-Gsp dello scodinzolante, cui hanno poi concesso un altro giro di giostra).
Difficile, ora che possono rotolarsi nuovamente nel fango e nella me..lma che è loro congeniale, pensare ad un “ravvedimento operoso”. Resteranno i topi di fogna che erano. Di nuovo – come s’è detto – c’è che ora possono votarsi l’un l’altro, in una ridda autoreferenziale – più o meno sodomitica, staremo a vedere – benedetta da quel concentrato di rara ignoranza che è Delrio e dalla sua “deforma” degli enti provinciali.
( rimando al post per aderire all’associazione La Sorgente Trasparente che riporta le modalità per iscriversi all’associazione e partecipare alla class action orchestrata dalla medesima contro il caro bollette di Bim-Gsp)
Già l’avevamo vista, la Regina, alle prese con il rimbalzo delle presenze turistiche alberghiere. Però insistono … e noi ci adeguiamo. Gli albergatori di colà dicono che:
Cortina d’Ampezzo non è in decadenza, sta solo cambiando verso. Il circo delle veline e dei tronisti è stato spodestato da una clientela più selezionata che desidera la tranquillità per riposarsi in uno dei luoghi indiscutibilmente più belli e affascinanti dell’arco alpino, così la pensano gli albergatori della Regina delle Dolomiti. […]
E a cambiar verso ci vuol tempo, certo. Tempo al tempo. Ma si prenda atto, perlomeno, che la decadenza c’è stata ed è tuttora in corso. Vi rendete conto – oh voi albergatori – che dal 2000 Cortina ha perso il 13,9% delle presenze mentre, nello stesso arco temporale, il Veneto ha guadagnato il 12,7%, l’Alto Adige il 22,7%, la Pusteria il 22,6% ?
Ce la fate a capirlo da soli o vi serve un aiutino?
Ah, dimenticavo. Mentre Cortina perdeva il 13,9%, l’Alta Pusteria (non presente nel grafico sottostante) – per confrontarsi con realtà più vicine territorialmente (Sesto, Dobbiaco… vi dice niente?) – guadagnava il 27,3% delle presenze turistiche (sempre rispetto al 2000).
Non è decadenza questa? E com’è che la chiamate? Declino! Ineluttabile declino? Ah no! Renzianamente, “sta cambiando verso“. Ma vaffangà va!
(OK!! Il Centro Cadore da allora ha perso il -37,5% mentre il Cadore Turistico (cioè tutto il Cadore senza Cortina) ha fatto anche peggio, -40,7%, che neanche se ne fai un altro Campione d’Italia col relativo casinò riesci a raddrizzargli la schiena; anche Auronzo saluta tutti dal basso del suo -20,5%, ma questo non dovrebbe autorizzare la Regina (di picche?) a leggere nella propria – dimostrata – decadenza, un cambiamento di verso (che pur ci auguriamo che compaia). Cortina è nella merda: l’unica fortuna è che le arriva al collo, mentre per il Cadore è da mo’ che lo ricopre del tutto, senza pertugio alcuno)