Che ci sia bisogno di una radicale riforma della legge elettorale è fuor di dubbio. Che questa riforma debba andare nella direzione del ritorno alle preferenze è altrettanto chiaro. Dal punto di vista strettamente tecnico la materia è tuttavia molto insidiosa, perché bisogna considerare una serie notevole di elementi che vanno a generare il quadro elettorale finale. Non basta cioè dire semplicemente “si deve tornare alle preferenze”. Vi sono varie ipotesi di riforme che mettono al centro il loro ritorno, ma ognuna di esse porta a risultati “generali” diversi dalle altre.
E’ positivo che nella società civile, da un po’ di tempo a questa parte, ci sia un ribollire continuo su questo tema. E’ altrettanto positivo che anche nei consigli comunali si inizi a prendere atto di questo stato di cose e si incoraggi la necessità della scelta dei politici da parte dell’elettore additando come feudale ed ormai anacronistica la loro imposizione da parte dei partiti (che è quello che succede ora). Bene quindi la scelta del sindaco di Calalzo di dare spazio in consiglio comunale a questo cruciale argomento.
Vedo molto più torbidamente invece la seconda proposta, quella relativa ad una “scuola politica in Cadore” (vedi anche Corriere). Non perché non ve ne sia, in linea assolutamente generale, il bisogno, ma per come viene (non viene) tratteggiata e “data in pasto” alla gente.
Cosa vuol dire “scuola di politica o di amministrazione che dir si voglia?”. Si fa riferimento ad un corso serale di 100 ore, ad uno stage annuale con obbligo di frequenza, ad un e-learning via web con o senza tutor? Quali materie si insegneranno? Verrà data la preferenza alla lettura ed interpretazione dei bilanci (caso di studio quelli di BIM GSP) o sarà dato più spazio alla retorica ed alle capacità comunicative? E qualche lezione su come gestire i social network? La classe docente: Sartori, Panebianco, Pasquino, Pelanda? O qualche sindaco de noantri? Alla fine del corso esami con voto o attestato di frequenza?
Dulcisi in fundo: “Sono disposto a fare la mia parte, anche finanziando questa “Scuola di Amministrazione”. Capitolo introduttivo al corso di demagogia?
Io ho a cuore l’assetto idrogeologico del Cadore. Sono quindi intenzionato a creare la fondazione “No al dissesto idrogeologico in Cadore”. E sono disposto a finanziarla.