I cortigiani si apprestano ad andare a concerto
I cortigiani si apprestano ad andare a concerto.
Gli oligarchi si sono lavati la coscienza con i loro soldi.
Domani saranno entrambi felici.
I cortigiani si apprestano ad andare a concerto.
Gli oligarchi si sono lavati la coscienza con i loro soldi.
Domani saranno entrambi felici.
Ieri, passando vicino al Museo della Latteria, ho visto un furgone. La pubblicità sulle fiancate del mezzo faceva riferimento a “pavimenti”, la ditta è di Creazzo, provincia di Vicenza. In precedenza, è noto, sono intervenute ditte, sempre vicentine, per fare impianti elettrici ed idrotermici.
Mi è venuto in mente un articolo del Gazzettino di non tantissimo tempo fa, di presentazione ad un incontro con le Guide Alpine, dove il sindaco, riferendosi ai problemi del lavoro che affliggono il nostro Cadore osservava:
«La crisi generale e quella che ha ridimensionato radicalmente le nostre fabbriche stanno mandando in fibrillazione le nostre comunità – afferma Manfreda -; i giovani sono disorientati e non intravedono futuro in montagna. Se non ci inventiamo presto qualcosa sarà l’intero Cadore a rimetterci»
Perché non inizia con lo spiegare come mai, un’iniziativa come il rinnovo dell’allestimento del Museo della Latteria dà lavoro a gente del vicentino e non a gente cadorina?
In gioco ci sono, a vario titolo, 160.000 €, parte dei quali sono utilizzati per lavori come impianti elettrici, impianti idrosanitari, opere di falegnameria ecc. ecc..
Al di là di altre considerazioni, che il lettore potrà eventualmente approfondire seguendo i miei articoli a questo link, una ricaduta positiva era rappresentata proprio dal fatto che i lavori di ammodernamento/sistemazione potevano essere svolti da artigiani/imprese nostrane. Invece niente. Il progettista è vicentino ed i lavori sono svolti da aziende vicentine. Una casualità, non c’è alcun dubbio.
Io credo che i sindaci siano chiamati a tutelare, prima di ogni altra cosa, gli interessi della comunità di cui sono amministrativamente a capo, ovviamente nel rispetto della legalità. E fra gli interessi generali della nostra comunità c’è senz’altro il lavoro (nelle sue varie forme).
Quando un sindaco viene eletto (tutti i sindaci), gli compare in tasca, quasi per incanto, una copia del famoso manuale “Venti risposte pre-confezionate da usarsi nelle più comuni circostanze“. E tutti i sindaci lo imparano ben presto, a memoria, perché per loro è vitale.
Una su tutte. “Ho lasciato che fosse il progettista a coordinare tutto il lavoro”. Ma potrebbe andar bene anche “Le nostre aziende non se la sono sentita di …”. Con tutte le aziende che abbiamo in Cadore, alcune delle quali pluricertificate, non ce n’era neanche una in grado di svolgere coscienziosamente il lavoro? Può essere, può essere!!! Ma queste sono risposte che mi immagino io.
Un tipo di risposta non potrà però darla. Non potrà sostenere cioè che i lavori sono assegnati tramite bando, quindi in funzione delle offerte fatte dai partecipanti, perché i lavori al Museo sono stati assegnati con il metodo dell’affidamento diretto.
Secondo voi, in linea del tutto generale, è più logico che siano i sindaci a “condizionare” i professionisti o viceversa? Se lo scopo è quello di mettersi un’altra medaglietta al petto, sfruttando peraltro il lavoro dei volontari, non fa alcuna differenza.
Voi che ne dite?
Foto: Flickr (ikmal)
Non è la prima volta che la Chiesa interviene per chiarire il suo punto di vista su argomenti inerenti le nuove tecnologie informative. In questo è caso si è scomodato anche il Papa che, rivolgendosi ai vescovi, li ha esortati a compiere una riflessione chiarendo che «La chiesa deve studiare internet».
Riporto per comodità l’articolo del quotidiano Il Giornale che riprende la notizia (ma ne parla anche l’Unità):
Sono sempre di più i vescovi e i parroci con un profilo su Facebook e perfino il Papa – si dice – naviga e usa la posta elettronica, ma ora la Chiesa ha deciso di tuffarsi, con competenza e senza timori, nel mare di Internet, con lo scopo principale di comunicare con le giovani generazioni. La Chiesa non può ignorare il web: è quanto sta emergendo con forza alla plenaria della Commissione episcopale europea per i media (Ceem), in corso in Vaticano sul tema «La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa». In un messaggio indirizzato ai partecipanti all’incontro, Benedetto XVI invita i vescovi europei ad esaminare «questa nuova cultura e le sue implicazioni per la missione della Chiesa». Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa sottolinea che la «proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica».
E’ importante sottolineare il passo specifico in cui si precisa che la «proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica».
Ciò equivale a dire che la parola di Cristo può e deve essere divulgata anche attraverso le nuove tecnologie che fanno capo ad internet.
Dobbiamo quindi ritenere che, se internet può veicolare la parola di Cristo, la pubblicazione delle delibere dell’attività amministrativa non è più peccato (non lo è mai stato, ma adesso lo certificano anche i ministri di Dio, sicché …). E’ caduta l’ultima barriera che poteva far desistere i più timorosi.
Certo, restano sempre quegli “imbecilli” di giornalisti che, leggendo le delibere online, interpretano e soprattutto distorcono sistematicamente la realtà (e devono essere anche dei begli “zucconi” se, oltretutto, si scagliano sempre contro le amministrazioni comunali, mai in loro favore).
Amministratori pubblici di Lozzo di Cadore, sappiatelo dunque: pubblicare su internet le delibere dell’attività amministrativa da voi prodotta non è più peccato (neanche per la Chiesa).
Altri articoli sull’argomento:
Sono tornato alle mie occupazioni valligiane. Ero dibattuto su quale articolo impegnarmi: l’acqua della Lola, l’acqua di Tamarì, la delibera nutella e crauti relativa al Museo della Latteria … Poi ho deciso che per scaldare i motori sarebbe stato più opportuno partire con qualcosa di leggero, che in qualche modo si riallacciasse a qualche articolo passato.
E allora, perché non riparlare dei costi del concertorium? L’ho detto e lo ripeto: non sono mica contrario ad allietare ed acculturare le serate della nostra gente con la somministrazione di concerti di vario tipo. Mi interessa però sapere quanto costa alla collettività tutto l’ambaradan, così, tanto per fare poi delle considerazioni più generali sui problemi (i soliti) del turismo.
Basta rispondere alla seguente domanda: quanto sono costati i concerti offerti questa estate? La maggioranza e/o la minoranza, ce lo possono far sapere?
Grazie a Brunetta (alla sua Operazione Trasparenza) siamo in grado, senza maggio-mino-ranza, di sapere che, nel 2008, abbiamo speso la somma di € 2.700,00 quale contributo alla associazione “Organi storici in Cadore” per l’organizzazione del concerto del 9 agosto (così sta scritto; seguìto il link dovrai cliccare su “Albo dei beneficiari 2008” e scaricare quindi il file in formato excel).
San Lorenzo è, naturalmente, sacro, ci mancherebbe: le celebrazioni del patrono sono essenziali per mantenerne viva la fede ed il ricordo. Basta solo sapere quanto costano, sempre per farsi un’idea. Ed in questo caso sappiamo che sono costate € 2.700,00. Ci voleva tanto? Grazie Brunetta.
Riformulo la domanda: quanto sono costati i concerti offerti questa estate? Ri-esorto: la maggioranza e/o la minoranza, ce lo possono far sapere (adesso, non fra un anno …)?
A margine di tutto ciò: non ho visto, scorrendo l’elenco dei beneficiari dei contributi dell’anno 2008, né il CAI né la Riserva di Caccia. Ritengo impossibile che due associazioni di tal tipo, che si interessano attivamente nella gestione e valorizzazione del territorio, non abbiano avuto alcun contributo da una amministrazione da sempre attenta a questi valori. Che i contributi a queste due associazioni siano erogati con altre modalità? Sempre per soddisfare la nostra insana curiosità.
Che per sapere tutto ciò sia necessario far intervenire Capitan Ventosa?
Foto:striscialanotizia
Ora ne ho la certezza. Posseggo poteri predittivi. Riesco a vedere il futuro.
Come tutti i lozzesi sono stato spettatore della chiusura estiva del Museo della Latteria. Il fine nobile era quello di permettere l’esecuzione del nuovo allestimento museale. Constatando che ad un prima brevissima fase, che ha comportato il disfacimento del precedente allestimento, nulla era più seguito, osservavo che il museo poteva rimanere tranquillamente aperto tutta l’estate (vedi articolo).
Su questo argomento ripeto l’osservazione riportata nell’articolo Habemus “progettorum museorum”, nel quale sottolineavo che l’Associazione Latteria Sociale mi riferiva che dal Comune, si era poi saputo, che le ditte che avevano promesso di impegnarsi nei vari lavori, ad un certo punto, si erano ritirate, causando il “congelamento” dei lavori stessi.
Quando l’ho saputo, un brivido mi è corso lungo la schiena, mi succede sempre quando sto per pre-vedere il futuro. Ho pensato: “mmmaaa!, questa soria delle ditte che si sono ritirate spiana la strada ad una sola ipotesi; vuoi vedere che adesso, per fare i lavori al museo, arrivano ditte da fuori?”. Poi mi son detto “ma no, ce ne sono tante altre di ditte locali …”.
Questa mattina, ore 7.20, passo davanti al museo e cosa vedo? Un furgone di una ditta vicentina. Ma guarda un po’, penso io, non è mica vicentino anche il progettista? Ovviamente è una pura e fortuita coincidenza. Si scoprirà più tardi, vedrete (sto sentendo il brivido di cui vi parlavo), che le aziende locali … non erano all’altezza.
E che dire del fatto che sembra che i lavori siano assegnabili per affidamento diretto (che di per sé non è un maleficio)? Io non conosco la normativa ma mi sembra poco probabile che 160.000 €, tale è la somma totale destinata al progetto nel suo insieme, si possano smembrare in tanti piccoli “lavoretti” per assegnamento diretto.
A quanto ne so l’affidamento, che non dovrebbe mai essere usato dalle Amministrazioni pubbliche, per l’ovvia mancanza di trasparenza implicita nel suo meccanismo d’uso, può essere utilizzato per lavori sotto i 20.000 €. E’ chiaro che se ho un lavoro da 100.000 € posso tentare di suddividerlo in 5 da 20.000, ma è anche chiaro che certi lavori devono essere intesi nella loro unitarietà.
Un’ultima cosa. Nei lavori dati in affidamento diretto, se questo è uno fra loro, si può anche fare a meno di esporre il cartello di cantiere?
Per chi avesse voglia di approfondire, ecco il collegamento alla raccolta completa degli articoli relativi al Museo della Latteria.
Foto Flick:bb_matt (modificato)
In un articolo precedente (l’Operazione Trasparenza del ministro Brunetta nel comune di Lozzo di Cadore) scrivevo che l’Operazione Trasparenza, voluta dal ministro Brunetta, non rappresenta una rivoluzione epocale. Tuttavia qualche effetto lo ha. Per esempio, si può agevolmente sapere, ora, quali siano gli incarichi esterni affidati dalle amministrazioni ai vari professionisti.
Ecco che noi “sudditi” possiamo finalmente saziare la nostra insana curiosità. Anche Lozzo, diligentemente, ha adempiuto (forse mancano le ore di assenza del personale?) alle direttive dell’Operazione Trasparenza: ecco qui la pagina offerta dal comune, in particolare il file in formato Excel (xls) relativo agli incarichi esterni.
In relazione al Museo della Latteria si evidenziano così gli incarichi affidati a Daniela Baldeschi per “INCARICO PER LA PROGETTAZIONE ESECUTIVA E PER LA DIREZIONE E CONTABILITA’ DEI LAVORI DI ALLESTIMENTO ED OPERE EDILI DEL MUSEO DELLA LATTERIA”, cui corrisponde un importo di € 20.880,00 e a Claudia COGATO per “INCARICO PER PREDISPOSIZIONE PROGETTO GRAFICO NELL’AMBITO DEI LAVORI DI ALLESTIMENTO ED OPERE EDILI DEL MUSEO DELLA LATTERIA”, cui corrispondono invece € 7200,00.
Non è dato sapere se, per questi incarichi, le somme evidenziate coprano completamente i costi associati. Nella colonna del foglio excel “Incarico completamente saldato (S/N)” non compare un “SI”, quindi devo ritenere che le partite sono ancora aperte. Bisognerà aspettare il secondo semestre.
Che razza di mondo!!. I volontari dell’Associazione Latteria Sociale, con 2.500 €, hanno messo in piedi l’intero allestimento del museo che per anni, insieme alla Roggia dei Mulini, ha rappresentato la più importante attrazione turistica di Lozzo. E ora ci vogliono 7200 € per il solo progetto grafico. Che razza di mondo!!
Devo però onestamente ammettere che, se tanto mi dà tanto, il Museo della Latteria di Lozzo di Cadore si avvia a diventare il secondo “tempio della cultura” che il nostro paese può annoverare (il primo, il “Tempio della Cultura della Montagna”, è l’Auditorium, così è stato “battezzato da qualcuno“; (vedere per questo gli impegni programmatici per la cultura dell’Amministrazione corrente nel programma elettorale).
Come tutti i templi, anche questo ha i suoi sacerdoti. I volontari, quelli che hanno fatto da zero il museo, sono diventati dei chierichetti. Poveri loro.
Foto Flickr:giopuo