Caro Lodovico Pizzati,
è quantomeno singolare, anche se apprezzabile, che sia Veneto Stato ad incitare i bellunesi con un Belluno reagisci! Singolare perché l’accorpamento della provincia di Belluno con Treviso è un aspetto che nasconde una realtà ben più vasta e tragica: lo Stato italiano (di merda, serve ricordarlo?), per la sua parassitaria sopravvivenza sta togliendo alla Regione Veneto risorse ben più ingenti di quelle legate all’eventuale accorpamento dell’Amministrazione provinciale di Belluno a quella di Treviso.
Non solo, lo Stato si dimentica che la Provincia di Belluno non è un semplice segno sulle carte topografiche con cui si perimetra il suo territorio. La Provincia di Belluno è, prima di qualsiasi altra cosa, un insieme di Genti fra le quali, tra l’altro, trova posto una minoranza linguistica ladina (per lo più narcotizzata) non proprio irrilevante, che ne dovrebbe esaltare la specificità più di qualsiasi altro elemento che pur concorre a determinarla (montanità, cuscinetto fra aree a statuto speciale ecc. ecc.).
A questo va aggiunto il fatto che un leghista (non ci sono più i leghisti di una volta), il presidente della provincia di Treviso Muraro, senza alcun pudore, arrogantemente e calpestando qualsiasi principio di solidarietà, si dice dispiaciuto per la sorte di Bottacin, eletto da così poco, ma si reputa pronto a governare anche la nostra provincia. Una gran testa di cazzo, in queste circostanze, magari l’avrebbe pensato, ma non l’avrebbe mai detto.
Resta da capire come potrebbe reagire Belluno. I bellunesi, col tempo, sono diventati bellunioti, come del resto i veneti sono diventati venetioti. Questo status è stato generato da anni di politiche centraliste camuffate da decentramento ma, soprattutto, da azioni di governo dettate dai partiti in funzione di una distribuzione ed addomesticamento del consenso che ha generato il cancro che ci sta uccidendo.
Ogni partito ha generato sul territorio una metastasi, attraverso i propri rappresentanti eletti, e se ne è servito per legare la ragione ed il cuore della gente. Tutti si sono prestati a questo gioco, anche chi come la Lega, all’inizio, ci aveva illuso di essere il partito del territorio di cui abbiamo vitale necessità. I bellunioti non hanno un leader di riferimento che sia in grado di catalizzare la loro attenzione e redimerli, accompagnandoli su un percorso di nuova emancipazione legato, appunto, al territorio. Non hanno neanche un Movimento che si configuri come una specie di SVP (Südtiroler Volkspartei) cui appendere un qualche brandello di speranza.
Non so quali potranno essere gli sviluppi della situazione, ma la dissoluzione della provincia di Belluno (e di quella di Rovigo) dovrebbe dare la misura, a Veneto Stato, di cosa siano capaci gli Itagliani pur di tentare di salvarsi il culo (non ho dubbi che lo sappiate già). La gente non ha capito che nelle due manovre non v’è nulla per il sostegno della ripresa. La gente quindi non sa che, depositata la polvere, il problema sarà ancora lì, spettralmente. La gente non sa che l’apparato produttivo veneto, ossia la ricchezza che comunque cercherà di produrre, sarà drenata fino al suo collasso.
Dopo questo collasso, forse, ne potremmo riparlare. Ricordo, infine, che alle ultime elezioni amministrative il PNV ha preso più voti a Belluno, fatte le debite proporzioni, che in altre province (mi fido della memoria e potrei sbagliarmi). Non certo perché il programma indipendentistico di Veneto Stato non fosse e sia valido e oltremodo condivisibile, ma perché tanto il venetiota che il belluniota (e quest’ultimo meno degli altri) hanno votato per le metastasi di cui ho già detto, con l’aggravante dello specchietto della Lega che ha profondamente tradito le aspettative “del territorio” (lasciamo stare la capacità di copertura “tv-mediatica” che al PNV del tempo fu sostanzialmente centellinata, che ci capiamo lo stesso).
Magari mi sbagliassi ma, sul territorio belluniota, non vedo coaguli avanguardisti che possano fornire il barlume di una pur piccola speranza “di riscatto“.