c’è un inglese, un francese, un italiano e un altoatesino …
Della serie c’è chi può, chi non può e chi stenta … (noi qui salteremmo di gioia se avessimo due euro per rinverdire i siti ladineggianti).
(via @maxbonabz)
Della serie c’è chi può, chi non può e chi stenta … (noi qui salteremmo di gioia se avessimo due euro per rinverdire i siti ladineggianti).
(via @maxbonabz)
Veramente la pioggia “in ladino” cade già da nove mesi, da quando cioè la pagina del bollettino meteo appare anche nella versione in lingua ladina (precedentemente i ladini, per avere un’idea sulle previsioni del tempo, si affacciavano al balcone delle loro finestre oppure erano costretti a tradurre dall’italiano o dal tedesco, sforzo gigantesco). Che si tratti di minoranza è evidente dai numeri: 90.000 click giornalieri per le pagine “nazionali”, 19.300 mensili per quelle in ladino: ma è solo l’inizio. E’ di oggi invece il lancio del nuovo comprensorio meteo che è stato chiamato Ladinia-Dolomiti. A piccoli passi, ma l’attenzione in Alto Adige per il mondo ladino procede inesorabile.
“Con queste novità – commenta l’assessore ladino Florian Mussner – la Provincia vuole ulteriormente valorizzare il territorio ladino, offrendo alla nostra minoranza linguistica una presenza importante su uno dei servizi che riscuote maggiore successo tra i visitatori del web”.
Suppongo che anche i ladini bellunesi stiano fremendo per avere da qualche parte un pagina meteo in marelenga. Vedi sempre alla voce Capocelli.
Un limone verde non sarebbe così acerbo. Sembra un rappresentante di classe che tenta di convincere i suoi discoli compagni a fare i bravi. Incespica nell’eloquio più di quanto non farebbe un ubriaco fradicio correndo i 3000 siepi inseguito da un dobermann affamato. Parla a titolo personale, quasi fosse certo che le sue saranno parole buttate al vento, che nessuno potrà condividere se non altro perché tutti i peones tengono famiglia (anche in senso territoriale). Dice, De Menech intervenendo in parlamento, che l’Italia è il paese delle differenze (del sole, del mare, del mandolino no eh?) e che lo Stato dovrebbe impegnarsi affinché queste differenze debbano tutte essere riconosciute (e provare a far girare la Terra in senso contrario no eh?) .
Poi tira fuori le minoranze linguistiche, messe sotto i tacchi tutti i giorni ma buone alla bisogna, e ci mancherebbe che desse una strizzatina alla pompetta nascosta sotto il bavero per far zampillare una lacrimuccia identitaria. Fortuna che non è tornato indietro nella storia al tempo dei venetici e dei celti. La commozione (è da sperare) lo fa scivolare anche sulla pronuncia della parola ladina, che viene sputata come ladida (mi torna in mente il ditone di Didone). Sotto l’incalzare del campanellino il deputato bellunese si augura (perdendo per strada qualche congiuntivo) che il governo e il parlamento tutto (insieme ai cugini di Trento e Bolzano) riconoscono la specificità del territorio bellunese adottando bla bla bla.
Buona questa: ci son voluti 15 anni perché la Regione Veneto giungesse a farlo sulla carta – solo sulla carta – e bisognerà sputare sangue per vedere la traduzione di ciò (almeno di una parte di essa) nella realtà di tutti i giorni. E’ più realistico che un maniscalco di Utopia chieda di mangiare col sovrano è sia magnanimamente accontentato. Comunque c’ha provato.
E’ ancora un peones. Ma promette bene (soprattutto se contrapposto all’altro peones, Piccoli, quello proveniente dalle truppe cammellate del PDL). Certo, c’è molto da scolpire. E gli manca ancora la parola. E se al più presto non si darà un contegno, i compagni marpioni gli faranno raccattar le palle, come ad un garzone qualsiasi. Comunque è una spanna buona sopra Razzi.
I ladini storici della provincia di Belluno, cioè quelli appartenenti ai comuni di Cortina d’Ampezzo, Colle S. Lucia e Livinallongo, così chiamati per distinguerli dagli altri ladini bellunesi, si sono recati in processione dall’uscente presidente della provincia autonoma di Bolzano che, nel proprio generoso grembo, potrebbe un domani accogliere le comunità da loro rappresentate.
La delegazione bellunese ha chiesto dunque a Durnwalder il sostegno della Regione Trentino-Alto Adige e del Consiglio provinciale di Bolzano alla richiesta di passaggio dal Veneto all’Alto Adige espressa dai ladini bellunesi nel referendum del 2007. E Durni ha risposto loro:
“Non abbiamo nulla in contrario al fatto che i tre comuni storici ladini del bellunese possano unirsi alla Provincia di Bolzano – ha ribadito Luis Durnwalder – ma i passaggi fondamentali sono quelli legati al via libera delle istituzioni territoriali e di Roma: per questo li invito a prendere contatto con il premier Enrico Letta e il Ministro Graziano Delrio, oltre che con i presidenti di Camera e Senato“.
Quanta strada fatta per niente eh? Tutti quei tornanti per sentirsi dire di andare a leccare il culo alla pantofo-Letta ed ai suoi gingilli per perorare la sovrana causa. E che strazio dev’essere stato per i “ladini storici” sentirsi ribadire da Bolzano che il loro appoggio “riguarderà solamente i tre comuni ladini di Cortina, Livinallongo e Colle S. Lucia”. Una novità pressoché assoluta.
Poi, visto che c’erano, dopo aver rinfocolato i legami storici, vinta una secolare ritrosia, la delegazione bellunese dei ladini storici ha chiesto anche, a margine eh, se per caso, se non disturbano, così tanto per dire, senza alcuna pretesa, non che sia importante … ma che cazzo di fine hanno fatto quei 40 milioni di euro che Bolzano dovrebbe regalare ai confinanti ??
(foto: elaborare.com)
I tre moschettieri hanno radunato il gregge dei sindaci per dire, un domani, “abbiamo fatto tutto il possibile”: invece quella della riunione è il “minimo” che si possa fare. I tre hanno demandato all’illustrissimo professore Gian Candido De Martin Topranin la stesura dell’ordine del giorno che doveva essere votato dal gregge.
Be’, l’illustrissimo, a ragion veduta o meno, si è dimenticato di inserire un seppur fievole cenno alla presenza sul suolo bellunese di minoranze linguistiche, prima fra tutte – non foss’altro per numerosità – quella ladina che occupa Ampezzano, Oltrechiusa, Centro Cadore, Comelico, Val di Zoldo e Agordino (buona parte).
Sembra che qualcuno abbia fatto notare questa lieve mancanza 🙂 e che l’originario articolo dell’ODG:
3) la Regione del Veneto ha espressamente riconosciuto nel proprio recente statuto la condizione particolare della Provincia di Belluno come ineludibile punto di riferimento istituzionale, anche per gli enti locali del territorio (art.15, comma 5), vincolandosi a rafforzarne l’autonomia in una serie di campi significativi, a vario titolo connessi con le esigenze della popolazione residente e la realtà transfrontaliera;
sia stato al fine così integrato (l’aggiunta è in marroncino):
3) la Regione del Veneto ha espressamente riconosciuto nel proprio recente statuto la condizione particolare della Provincia di Belluno come ineludibile punto di riferimento istituzionale, anche per gli enti locali del territorio (art.15, comma 5), vincolandosi a rafforzarne l’autonomia in una serie di campi significativi, a vario titolo connessi con le esigenze della popolazione residente e la realtà transfrontaliera con l’Austria, nonchè con la presenza di rilevanti minoranze linguistiche.
E voi che credavate che la minoranza linguistica ladina non avesse alcun peso. Tiè !!
All’inizio di Marzo, con una certa pena, scrivevo:
L’inno di Mameli diventerà obbligo scolastico. Sembra. Siamo alle solite. Proposta bipartisan senza l’appoggio della Lega. Ma ve li immaginate i bastardos che ci stavano portando al collasso-paese, a dicembre eravamo a pochi centimetri dal baratro, che disquisiscono di inno nazionale e propongono di farne materia obbligatoria a scuola? Certo che ci riuscite, immaginarsi la Casta con le mani nel sacco è quasi un atto catartico. […]
Ho spiegato più volte a mia figlia, diciasettenne fertile mente (tutta sua madre), i vari motivi che mi fanno ritenere lo Stato italiano occupante il suolo veneto ed il suolo cadorino. Ma non gliel’ho mai spiegato perché volevo che lo sapesse, è sempre stata lei a chiedermi spiegazioni, a seguito di mie prese di posizione in discorsi famigliari. Un solo obbligo le ho imposto, sapendo che poteva assecondarlo: quando si rivolge a me, deve parlarmi in ladino, l’italiano è bandito (per me è semplicemente una comoda lingua franca), altrimenti non rispondo. E così è stato.
Concludevo riferendomi alle imprese dei parlamentari italioti:
A lei non toccherà la pena di imparare obbligatoriamente l’inno di Mameli, e deciderà da sola quanto peso dare alla costituenda “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera” che sembra far parte della proposta elaborata dalla Casta tricolore. No, questa volta Monti non c’entra. Non è una tecnoputtanata. E’ una puttanata e basta.
E’ ancora una puttanata e basta. Solo che è diventata (quasi) norma naziunale.
Un po’ come la legge del Menga (chi ce l’ha nel c.. se lo tenga). Di buono c’è che, come osserva il brillante Gilberto Oneto, ce lo danno senza pagare.