ma dove vai se l’accento (giusto) non ce l’hai (disquisizioni metalinguistiche)
Se mi dovessi immaginare le loro fattezze, direi che potrebbero essere dei Puffi: i Puffi di Lozzo. E i puffi, si sa, puffano. Stanno puffando un sito, “Vacanze in montagna”, e le conseguenti “pagine”. Nella sezione “Escursioni invernali” – la prima che mi è stata segnalata – vi si trova la descrizione Escursione all’altopiano di “Pian dei Buoi” il cui testo, scrivono, è “tratto dal Collana: “Rifugi e sentieri alpini sulle Alpi Venete”, Vol. 2 – Dolomiti del Cadore – di Camillo Berti e Roberto Tabacchi;” (dal Collana è, evidentemente, un refuso; non ditelo al Grande Puffo; e non ditegli neanche che la casa editrice, dettaglio puffato, è Panorama; lasciamo stare l’edizione, che qui si va sul pratico).
Ora, “trarre” è verbo di grande flessibilità espressiva, sicché non è subito evidente se “tratto” significhi in questa circostanza “preso da, copiato da” o se debba essere interpretato come “ispirato da“. Mancando le virgolette o altri artifici che ne indichino la “quotatura-citazione”, è da ritenere che il testo sia “liberamente tratto“, cioè che sia stato puffato dai puffi (traendo dal libro citato traccia ed ispirazione artistica… qua e là).
In realtà non ho alcun dubbio che i puffi c’abbiano puffato sopra, per il semplice fatto che mai e poi mai – a meno di un occasionale refuso-, Roberto Tabacchi si sarebbe concesso le licenze poetiche “accentuanti” che andrò elencando.
Quando Dio creò gli accenti – non per tutti ché i Britannici e gli Alemanni non ne fanno uso, anche se a questi ultimi regalò l’umlaut – mise anche in guardia dal loro abuso (l’abuso dell’uso porta, spesso, al disuso dell’uso, circostanza che in questo caso sarebbe stata d’aiuto). L’accento, se usato, deve essere utile, altrimenti tanto vale farne a meno (evitando, magari, di puffare una puffa figura).
I puffi – traendoli- puffano vari accenti correttamente (Tabià di Larcéde, Vèrta Fedèra) ma poi si incagliano in S-ò-ra Crépa (che nell’originale, ci scommetto il sacchetto scrotale, è semmai Sóra Crépa). Poi vanno avanti senza accenti (ok) – Sora Crepa – per giungere a “Marmàrole centrali” (il Grande Puffo qui s’arrabbia di sicuro: semmai Marmaròle, suvvia). Poi c’è il “Rif. Baiòn” (gli elfi che vivono sotto al Pupo lo scrivono Baión; a proposito: Pùpo, non Pupò o Pupó, se mai vi lanciaste nell’accentazione della nota torre dolomitica).
(poi, visto che ci sono: che senso ha scrivere “carrar.“? Se lo scrivi 1000 volte, perché stai facendo una guida, ha senso – anche perché da qualche parte ci metti un elenco delle abbreviazioni -, ma se lo scrivi due volte, in un testo lungo comunque un chilometro, è un po’ puffo no! Inoltre, lì dove si trova scritto “Il percorso è in gran parte esposto” (si tratta della strada del Genio e/o delle “scorciatoie”), a che cosa avranno mai fatto riferimento? Forse che questi Puffi non abbiano mai assaporato la vertigine che si prova lì dove il percorso è veramente “esposto”? Forse volevano puffare che il percorso, durante l’inverno, è in taluni tratti esposto alla caduta di “avalanches“?; per finire: le gallerie fotografiche senza una seppur scarna didascalia di ciò che vi si trova rappresentato danno un’idea di trascuratezza e sciatteria; e una loro correzione tonale non sarebbe malvagia. Ma, va detto, ci sono più giornate che “luganeghe” e il carro si drizza “per strada”…)
(e scusa, Roberto Tabacchi, se in un momento di debolezza ho perfino dubitato di te)
Comunque, i Puffi di Lozzo puffano il meglio di sé quando si tratta di “tutelare i diritti d’autore“. Ma questa è tutta un’altra puffa, oops, storia, di là da venire.
(ma sugli accenti scivolano un po’ tutti: Pròu, non Proù)
(datemi retta: per il bene della Nazione Ladina tutta, gli accenti, non scriveteli, se proprio non siete costretti. Metà gente non sa scriverli, metà non sa leggerli: il risultato è lasciato nelle mani di Dio. Che, ricordandosi il momento in cui li ha creati, non può che rammaricarsene).