Come diceva qualcuno, non puoi pretendere che una zanzara faccia il rappresentante dell’autan. Ma qui si sfiora il grottesco (e stiamo parlando di istituzioni di garanzia). D’altronde, quella dei magistrati è la Casta delle Caste. Mi associo, dunque, al profondo disprezzo di Rischio Calcolato.
Macchè Fiorito, Zambetti, Penati, Maruccio? Nulla a Confronto della Magistratura Italiana.
Per una volta, parlo a nome dell’intero team di Rischio Calcolato. Questa volta persino noi, corvacci, catastrofisti e malfidati siamo rimasti senza parole. Scandalizzati, indignati, nauseati, fate voi cari lettori.
Altro che Batman Fiorito, altro che il Ras di Cinisello Balsamo Penati, altro che lo scambista Zambetti, altro che Maruccio dell’Italia dei Valori “rapinati”.
Qui, signore e signori siamo di fronte alla Corte Costituzionale che oggi ha sputato in faccia a tutti gli italiani onesti e che soffrono i morsi della peggiore crisi economica dal dopoguerra.
Non si tocchi lo stipendio dei giudici è incostituzionale, e chi lo stabilisce? I giudici ovviamente.
No, questo è davvero troppo, noi non contestiamo la legittima protesta di una categoria toccata da tagli al salario e alla progressione degli emolumenti, ma l’autodifesa corporativa attuata dell’organo costituzionale supremo va oltre ogni limite di decenza.
Dunque il sacro stipendio del magistrato è un diritto precostituito e inviolabile per legge e costituzione? E allora perché non la riforma delle pensioni? Il blocco delle assunzioni? La chiusura dell’Alcoa? La cassa integrazione degli operai Lucchini?
L’Italia è un paese inemendabile, marcio fino al midollo, la classe politica ne è solo lo specchio fedele. Il giorno della bancarotta saremo in piazza a stappare lo spumante.
da Il Messaggero
ROMA – No ai tagli previsti dal decreto legge sulla manovra economica 2011-2012 per i dipendenti pubblici con stipendi superiori ai 90 mila euro lordi (-5% per la parte eccedente questo importo) e 150 mila euro (-10%). Lo ha deciso la Corte costituzionale con una sentenza depositata oggi. La Consulta ha dichiarato incostituzionali anche i tagli sulla retribuzione dei magistrati previsti dallo stesso decreto: per la Corte il decreto è illegittimo nella parte in cui dispone che ai magistrati non vengano erogati gli acconti 2011, 2012 e 2013 e il conguaglio del triennio 2010-2012 e nella parte in cui dispone tagli all’indennità speciale negli anni 2011 (15%), 2012 (25%) e 2013 (32%).
Maxistipendi PA. Il decreto legge n. 78 del 2010, convertito in legge, che detta «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», stabilisce – nella parte censurata dalla Consulta – che «in considerazione della eccezionalità della situazione economica internazionale e tenuto conto delle esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea, a decorrere dal 1 gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2013 i trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti» delle amministrazioni pubbliche «superiori a 90.000 euro lordi annui sono ridotti del 5 per cento per la parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonchè del 10 per cento per la parte eccedente 150.000 euro». Secondo la Consulta questa parte della norma è incostituzionale perchè, come hanno sostenuto i vari Tar che hanno investito della questione la Corte, non consiste in una mera riduzione del trattamento economico, ma introduce un vero e proprio prelievo tributario a carico dei soli dipendenti pubblici. Qui non si è in presenza, infatti, semplicemente di una «modificazione (peraltro unilaterale) del contenuto del rapporto di lavoro», affermano i supremi giudici, ma sicuramente di un tributo, cioè di «un prelievo a carico del dipendente pubblico», stabilito «in via autoritativa», il cui ricavato è destinato al bilancio dello Stato, con l’obiettivo finale di raggiungere «la diminuzione del debito pubblico». La Corte costituzionale conclude, dunque, che «la normativa non può considerarsi una riduzione delle retribuzioni, come sostiene l’Avvocatura dello Stato», ma è «un’imposta speciale prevista nei confronti dei soli pubblici dipendenti». E questo «viola il principio della parità di prelievo a parità di presupposto d’imposta», poichè «il prelievo è ingiustificatamente limitato ai soli dipendenti pubblici». A questo riguardo la Consulta nota anche che il risultato sul bilancio «avrebbe potuto essere ben diverso e più favorevole per lo Stato laddove il legislatore avesse rispettato i principi di eguaglianza dei cittadini e di solidarietà economica, anche modulando diversamente un “universale” intervento impositivo. L’eccezionalità della situazione economica che lo Stato deve affrontare è, infatti – scrivono i giudici – suscettibile senza dubbio di consentire al legislatore anche il ricorso a strumenti eccezionali… Tuttavia, è compito dello Stato garantire, anche in queste condizioni, il rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale, il quale, certo, non è indifferente alla realtà economica e finanziaria, ma con altrettanta certezza non può consentire deroghe al principio di uguaglianza». In conclusione, sentenzia la Consulta, «il tributo imposto determina un irragionevole effetto discriminatorio».
Lega: decisione Consulta grida vendetta. «Questa decisione della Consulta grida vendetta – dice Massimo Garavaglia della Lega – Siamo ancora in una Repubblica parlamentare, non è possibile che si voglia trasformarla in una regime governato dai ‘mandarinì. Il Parlamento decide in modo sacrosanto di mettere dei limiti a stipendi fuori da ogni logica e la vera casta si difende. I megadirigenti della Pubblica amministrazione possono avere stipendi fuori da ogni logica di mercato, mentre nel privato un dirigente al massimo arriva ad avere 90mila euro di pensione: per prendere una decisione simile bisogna essere fuori dal mondo. Speriamo che il presidente della Repubblica intervenga con la sua autorevolezza per eliminare questa vergogna».
dunque abbiamo l’imposta speciale a carico dei soli pubblici dipendenti? Come tale incostituzionale?
Bene e allora equipariamo completamente per trattamento normativo, fiscale e previdenziale il settore pubblico con quello privato. E facciamoci due risate.
Con profondo disprezzo.
Il Team di Rischio Calcolato.