Stéphane Charbonnier, noto come Charb, era il direttore del settimanale satirico francese Charlie Hebdo… (da il Post):
«Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un’auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po’ pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio»
Che uno parte dal Christmas Truce del 1914, la tregua di Natale durante la prima guerra mondiale…
e poi scopre che è un fake, perché sì tratta sì di Natale, ma dell’anno dopo e, soprattutto, la partita a calcio è fra inglesi a Salonicco, in Grecia (per fortuna che c’è chi fa debunking).
E così scopro che anche Paul McCartney s’è ispirato al Christmas Truce per scrivere Pipes Of Peace…
http://youtu.be/J7ErrZ-ipoE
e che anche quelli di Sainsbury’s si sono affidati alla rievocazione (bellissima, commovente, quasi strappalacrime) di quel momento per strappare qualche acquisto natalizio (e non)…
E così, sempre correndo lungo il filo di quella tregua di Natale, incorro nella storia di Stille Nacht che, scritta da padre Mohr in Austria, nel 1818 venne musicata dal maestro di cappella Franz Xaver Gruber. Il canto fece poi lentamente il giro del mondo e nel 1937 il sacerdote bergamasco Angelo Meli dette vita ad Astro del ciel, la sua versione in italiano.
Scopro allora che Stille Nacht è stata tradotta in più di 200 lingue tra le quali il maori, lo swahili, lo zulu, il cheyenne. E mi chiedo, piombando come un falco dal globale al locale, se una sua traduzione in ladino lozzese sia mai stata fatta (in Comelico, da qualche parte, mi sembra ci sia). Così non fosse mi chiedo ancora: chi mai potrebbe cimentarsi in questa deliziosa impresa?
E così, dal profondo del cuore, mi sgorgano queste vaporose parole (in parte inedite):
Fatti (di Lozzo) non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza
(e poi, non so ancora il perché, in questa rincorsa ad una “cosa che tira l’altra”, mi si concatena luminosa e prepotente l’immagine di Jo Squillo! mah, misteri gloriosi)
Solstizi ed equnozi mi toccano. In particolare il solstizio d’inverno, quando la stanca melanconia che mi avvolge nell’autunno finalmente si leva, sicché posso di nuovo sperare nel tiepido sole che verrà.
Lo scorso anno ho ricordato il solstizio con tre “inverni”: quello di De André, quello di Vivaldi e quello di Tori Amos. Quest’anno c’è una splendida Italia muta che scorre illuminatissima sotto alla ISS. Ho anche rapito, in questo primo giorno d’inverno, qualche foto al primo tramonto veramente infuocato di questo scorcio di stagione. Magari domani …