Se per caso vi siete persi l’anteprima e/o il preludio. Ora andiamo con l’allegretto (che è un pelino meno allegro dell’allegro; non mi sembrava il caso, vista la circostanza pur graziosa). Dunque, eravamo arrivati allo sforzo pravdiano (eh, la verità è una dura conquista) sollecitato da il Cadore nell’intento di far credere che l’intervento alla cosiddetta Curva dei sindaci si possa annoverare come
“un buon esempio di gestione del territorio e un ottimo biglietto da visita per il turismo”
Per agevolare l’espulsione della perla da porre all’attenzione del volgo (dopo lungo travaglio intestinale), il foglio adorna le maschie parole con la tenera immagine del loco, cui conferisce importanza e autorevolezza definendola (sic!) immagine simbolo (repetita iuvant):
[…] Come immagine-simbolo dell’Operazione “Per un Cadore Più” abbiamo scelto una foto della Curva dei Sindaci, tra Domegge e Lozzo perchè, grazie agli interventi degli ultimi anni, rappresenta un buon esempio di gestione del territorio e un ottimo biglietto da visita per il turismo.
Precisiamo ulteriormente.
Questo luogo, la Curva dei sindaci, dopo l’apertura del nuovo tratto stradale era diventato “terra di nessuno” (com’è ora, peraltro). Niente di scandaloso, solo e semplicemente un posto “dimenticato” come decine d’altri in tutto il Cadore. E così è rimasto per tanti e tanti anni (ma poi arrivò la fata turchina …). Essendo sede stradale dismessa, col tempo si è punteggiata dei rifiuti lasciati dai pochi, rarissimi, turisti da Nurburgring.
Con “da Nurburgring” non si fa riferimento a turisti provenienti da colà, ma alla tipologia – più o meno demenziale – di quei turisti (come ho detto rari) che si fermerebbero affiancando la trafficatissima (on holiday) statale per vivere un sereno momento di assordante rumore veicolare e tabaccarsi nanoparticelle cancerogene caricate a idrocarburi aromatici policiclici (na goduuuuuuuuria: ce ne sono tre all’anno che si fermano e li chiamo, caritatevolmente, “Gli Stronzi della Curva dei sindaci”).
Poi, come dicevo, arrivò la fata turchina montana centro cadorina e con il decespugliatore magico (‘no sforzo gigantesco) fece poco più del nulla, tuttavia abbastanza per rivedere quel luogo sotto una luce “normale”. In poche parole i tacchini (i sindakos) … si alzarono in volo. Detto altrimenti, la gallina fece l’ovo.
Ma ribadiamo con forza la nostra maiuscola e intima convinzione. Tutto ciò dunque, poco più di un protone per metro cubo, il nulla, il vuoto col buco attorno, rappresenterebbe (diciamolo di nuovo) secondo quanto riportato da il Cadore …
“un buon esempio di gestione del territorio e un ottimo biglietto da visita per il turismo”
MA DAVVERO?
(ma anche a prescindere dall’utilizzo del luogo off road con tavolinetto e sorseggiata al benzopirene tu, xy, prova a rispondere a questa domanda: dopo 140 km di strade se stai venendo qui, ma anche dopo 30 km se sei già qui in Cadore e stai girovagando, passando in questo cazzo di posto, che ti ci vorranno 7-8 secondi, puoi dire che cosa, tra ciò che dovresti immaginare sia stato fatto, si insinua così fittamente nella tua anima per suggerirti che tutto ciò sia un ottimo biglietto da visita per il turismo?
Avresti una sola risposta sensata: “ma va a cagare!”)