noi ci mettiamo la feccia…
Come d’abitudine, in questi casi sì penosi… no comment.
Ipse dixit. Meglio di Trapattoni e Alberto Tomba. pic.twitter.com/YsGS40QAuj
— Luciano Capone (@lucianocapone) April 8, 2020
Come d’abitudine, in questi casi sì penosi… no comment.
Ipse dixit. Meglio di Trapattoni e Alberto Tomba. pic.twitter.com/YsGS40QAuj
— Luciano Capone (@lucianocapone) April 8, 2020
Dall’autonomia infradito a quella infraculo… è un attimo. Lo sanno anche gli orsi polari, perlomeno quelli che si son letti la Costituzione italiana, che il 116.3 prevede che l’intesa riguardante la formulazione dell’autonomia differenziata sia tra Governo e Regione interessata. E’ una trattativa a due: la Regione interessata e il Governo. Punto.
Ed è altrettanto chiaro (sempre per l’articolo 116.3), lo sanno anche tutte le specie di krill, che il Parlamento è chiamato, dopo l’intesa Stato-Regione, ad approvare o respingere la medesima. Ma un conto è approvare o meno un’intesa raggiunta (se si raggiunge), un conto è pretendere che il Parlamento si metta a modificarla.
Gonde dice invece che “il Parlamento non può essere coinvolto solo al termine del procedimento, con il rischio di essere posto davanti all’alternativa prendere o lasciare”.
Capite dunque che se, sempre Gonde che parla:
Nel percorso del regionalismo differenziato, al contrario, le Camere dovranno assumere un ruolo primario prima della sottoscrizione finale dell’intesa.
sarà più facile vedere un cammello passare per la cruna di un ago che il sorgere di una qualunque forma di autonomia differenziata. Tanto più ora che i 5stalle, sempre per bocca del Presidente del Consiglio, negando in un soffio anni di acerrime battaglie a sostegno del NO-TAV, si sono convertiti d’impeto al SI-TAV.
Quello sull’autonomia differenziata sta diventando uno spettacolo balneare “alla Vanzina”. A fare la parte dei pagliacci straccioni e senza argomentazioni gli ormai indefinibili 5stalle, che da possibile prodotto bio nel panorama politico italiano si sono rivelati stallatico purissimo (per dire, l’ultima puttanata appena sfornata: il mandato sottozero (non lincabile per pudore)).
Mi son letto chili e chili di materiale sull’autonomia differenziata da averne a noia. Dolci o amare che fossero, mi sono preso tutte le pillole elargite da Bertolissi, Antonini, Giovanardi, Stevanato: non proprio boutade da comizio pre elettorale. Da ciò mi sono convinto che – vestendo i panni della realpolitik – l’autonomia “di Zaia” è l’unica forma di autonomia praticabile nel letamaio italico così com’è oggi configurato.
Tuttavia, partendo da Salvini e dalle sue dichiarazioni (annunci natalizi?) di fine anno sull’autonomia “pronta per la primavera” (e all’equinozio di primavera è già seguito il solstizio d’estate), per arrivare al balletto degli “scappati di casa” pentastallati (stallati, afferenti la stalla), passando alle dichiarazioni di associazioni del peso della bocciofila di Roccofritto, si profilerebbe all’orizzonte un’autonomia in infradito (espressione già cara al nostro).
Chissà se il pesce sa di non sapere. E chissà che lingua avrebbe tirato fuori Albert sentendo il fraseggio di Giuseppe Conte. Se si giudica Conte dalla sua capacità di esprimersi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido (semicit.). Questi del M5S, in generale, partiti angurie e tornati meloni!
(la faccenda del pesce me la ricordavo così: “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido. (Albert Einstein)”; poi c’è il test del pesce rosso, ma è altra faccenda…)
E’ solo un esercizio, tanto pe’ vedé. Istituto Carlo Cattaneo: (qui articolo introduttivo, qui pdf con analisi):
Un «esercizio» sulla base dei risultati del 4 marzo
Crescita di seggi per il «governo del cambiamento»
La componente maggioritaria della legge elettorale premierebbe Lega e M5s
Il dualismo elettorale Nord-Sud diventerebbe predominio giallo-verde[…] Per questa ragione, è interessante tornare a riflettere sugli scenari che si potrebbero formare nel caso i partiti decidessero di tornare al voto in tempi relativamente brevi. In questa sede, l’Istituto Cattaneo si concentra su uno scenario che non è stato ancora considerato da altri analisti e commentatori, vale a dire la formazione di un’alleanza-cartello elettorale composto dagli unici due partiti che, fino ad oggi, hanno trovato un accordo per la creazione di un governo (M5s e Lega). Naturalmente, si tratta di uno scenario ipotetico […]
[…] I risultati della simulazione sono riportati nelle figure 4 e 5, rispettivamente per la Camera dei deputati e il Senato. Come si può notare, il cartello formato da M5s e Lega uscirebbe fortemente rafforzato da un eventuale voto anticipato, in particolar modo al Senato, dove la maggioranza di governo è attualmente piuttosto risicata. Per essere più precisi, l’alleanza tra Di Maio e Salvini – che oggi può contare alla Camera su 343 parlamentari (55%) e al Senato su 167 (54%) – potrebbe reggersi in entrambe le aule su una maggioranza parlamentare pari ai due terzi dei componenti: 425 seggi a Montecitorio (68,8%) e 209 a Palazzo Madama (67,6%). […]