Stéphane Charbonnier, noto come Charb, era il direttore del settimanale satirico francese Charlie Hebdo… (da il Post):
«Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un’auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po’ pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio»
Mettendomi nei panni di un operaio, un cipputi qualsiasi, l’Unità non l’avrei usata neanche per pulirmi il culo. Non era più lotta di classe, fosse stata almeno fotta di classe. Ma niente. Dice bene (anzi, benissimo) Menty, il mitraglietta:
“La Cgil si appella al Pd perché metta in campo tutto il suo peso per salvare il giornale – continua Mentana su Facebook -. Ma la Cgil ha cinque milioni e mezzo di iscritti, dieci volte esatte gli iscritti del Pd. Il partito ha però più di undici milioni di elettori, e soprattutto migliaia di eletti solo tra comuni capoluoghi, regioni e parlamento. Come si coniugano questi numeri con le ventimila copie dell’Unità? Volete salvarlo quel giornale? Ma se non lo comprate nemmeno…”.
Ma riguardo all’uscita di scena dell’Umiltà, l’articolo capolavoro l’ha scritto Alberto Bagnai (un economista de sinistra). Prendendo lo spunto da quella prima pagina, “LA LIBERAZIONE”, uscita quando vi fu l’avvicendamento tra Berlusconi e monti, Bagnai poggia delicatamente le mani attorno al collo dell’Unità per stringerle, con serafica calma e licenziosa libidine, in un crescendo trionfale che lascia il foglio rosso senza respiro, fermo, immobile.
(lettura sconsigliata ai piddini senza la presenza di un adulto)
In estrema sintesi (ma tornerò sull’argomento). Dal Botanico Palazzo il sindaco ha confermato il suo biasimo (quello espresso a suo tempo nella risposta pubblica data a un’interrogazione sulla ex caserma di Soracrepa):
“Allo stesso tempo biasimiamo il comportamente di qualche cittadino di Lozzo che ha dato voce e spazio mediatico alla controparte. Questo è stato rilevato in più occasioni su un blog con il quale spesso anche il vostro sito [quello di Per la Gente di Lozzo, ndr] è in collegamento. Non mi sembra che sia questo il modo di agire per il bene della nostra comunità.
Il blog, non ci sono dubbi, è il BLOZ. Ma il biasimo non era rivolto al BLOZ in sé, anzi, ma al solo e isolato comportamento di “qualche cittadino” che, frequentando il BLOZ e partecipando alla discussione ivi accesasi sulla vicenda della caserma di Soracrepa, ha dato “voce e spazio mediatico alla controparte” al punto da turlupinare alcuni cittadini lozzesi (alla cui salute mentale, par di capire, il sindaco ci tiene particolarmente).
So di non essere tra questi cittadini biasimati perché il sindaco ha fatto esplicito riferimento ai commentatori anonimi. Certo, io avrei potuto partecipare alla discussione “anonimandomi”, ma so di non averlo fatto. Quindi io non sono stato biasimato, il che mi cava un grosso peso dallo stomaco.
Comunque, sentire dalla viva voce del sindaco che sul BLOZ – in relazione alla discussione sulla caserma – “sono apparsi documenti dei quali neanche noi sapevamo l’esistenza” … non ha prezzo.
Ieri sera il BLOZ è stato visitato da @informatissimo che, se non fosse per il tema incalzante del commento, potrebbe concorrere al premio trolletto dell’anno. Dice il nostro:
Vi agitate tutti per niente, Manfreda ha aspettato inutilmente la preannunciata e temuta visita di Danilo. Danilo non è potuto andare per mancanza di tempo, e allora Manfreda gli da ancora cinque anni di tempo perché lo possa andare a trovare in comune, se questa non è democrazia !
Ovviamente c’è una spiegazione alternativa. Un sindaco non ha la prerogativa di convocare un cittadino per sapere perché scrive quel che scrive, per esempio, sul BLOZ. Un cittadino, invece, ha sempre la possibilità di andare – quando vuole, quando lo ritiene più opportuno (ovviamente nelle finestre pubbliche stabilite) – dal sindaco per chiedere lumi. Al massimo il sindaco può inventarsi una scusa, ma il suo compito è quello di dare risposte (le sue). Questo perchè è il sindaco al servizio del cittadino e non viceversa.
Ora, io ho fin dall’inizio impostato tutto sul piano pubblico e vi è soverchiante evidenza che quello che scrivo qui lo si può leggere in qualsiasi parte del mondo: più pubblico di così. E’ il sindaco a non aver voluto darmi una risposta pubblica, qualsiasi essa fosse, preferendo la partita privata (qui qualche argomentazione in più sull’argomento). Non me ne dolgo perché vi darò conto di quanto mi dirà: solo che sarà la mia versione dei fatti, mancando la sua. Ma non dubito che crederete a quanto vi dirò.
Ad ogni buon conto lo ripeto: niente, niente al mondo (escludendo eventi che dovessero cancellarmi dalla faccia della terra, tiè) potrebbe mai togliermi la soddisfazione di sentire gli argomenti del sindaco riguardanti le motivazioni per le quali il BLOZ sarebbe da biasimare. Quindi, @informatissimo, mettiti il cuore in pace.
La tua temerarietà mi dà anche l’opportunità di proporre un nuovo contributo, il terzo, alla quadrilogia blozziana. Il concetto si sposa con quanto detto precedentemente.
Qui comando io: sono io che decido se, quando e come. Sono io che decido i colori.
«Questo non è un qualsiasi consiglio comunale del cazzo».
(E poi ho quel video in lengoa veneta che devo decidermi di fare)
Ecco, cocco de mamma tua, l’hai capita ‘sta cosa o te lo spiego una seconda volta con altre parole? Fammi sapere. Nel frattempo goditi questa terza parte della quadrilogia blozziana (ricordatevi di dare ad essa il giusto inquadramento prospettico, magari leggendo la note riportata sotto il video).
Insomma:
«Andiamo avanti lo dico io».
Avete capito tutti quello che vi ho detto?
(ad ogni buon conto la cosa non finisce qui perché ho in serbo una quadrilogia – niente paura, sarà di grande sintesi – con la quale fornire altri spunti sul perché io, il qui presente corsaro, non ponga la figura del sindaco fra le proprie massime aspirazioni; la risposta andrà cercata, per chi lo vorrà fare, in ognuno dei quattro contributi che ho in animo di pubblicare, tenendo conto che non tutti pesano allo stesso modo e che uno – in particolare – mi si addice quasi totalmente)
Me ne ero proprio dimenticato, “di chiarire il mio punto di vista in relazione a quanto limpidamente argomentato con nota e proverbiale sagacia” da Cagliostro nell’articolo Cagliostro: tra stipsi letterarie e umiliazioni canossiane del 24 ottobre 2013 (come passa il tempo …).
Cagliostro, infatti, della vicenda della “stipsi letteraria del sindaco” ha dato una sua personale interpretazione ricorrendo ad una “metafora” storica di grande suggestione, “Una specie di Canossa con l’imperatore prostrato ai piedi del pontefice” :
[…] Sotto il profilo psicologico, tutto rientra in un gioco sottile e tutto deve svolgersi non in un terreno neutro ma dove S.E. vuole, ossia dove la tua presenza avrebbe, a mio modesto parere, il sapore della ‘questua’. Una specie di Canossa con l’imperatore prostrato ai piedi del pontefice, auspice e presente una qualsiasi Matilde (magari ‘Penna Bianca’ della riserva indiana?).
Chiarisco dunque, brevemente: il cardine di tutta la vicenda vede contrapposto l’ambito pubblico a quello privato ma, per estensione, considero ugualmente efficace la contrapposizione tra luce e tenebre, tra forze del bene e forze del male, tra trasparenza e non-trasparenza. Spiego.
Il biasimo che il sindaco oracolante di Lozzo di Cadore ha formulato riguardo “il comportamento di qualche cittadino di Lozzo che …“:
[…] Allo stesso tempo biasimiamo il comportamente di qualche cittadino di Lozzo che ha dato voce e spazio mediatico alla controparte. Questo è stato rilevato in più occasioni su un blog con il quale spesso anche il vostro sito [quello di Per la Gente di Lozzo, ndr] è in collegamento. Non mi sembra che sia questo il modo di agire per il bene della nostra comunità.
è scritto in un documento pubblico, ossia la risposta data dal sindaco ad una interrogazione posta dalla minoranza di Per la Gente di Lozzo riguardante la ex caserma di Soracrepa.
Tale risposta, la stessa, è stata poi affissa su bacheca pubblica allegata alla replica del sindaco alla “lettera aperta” pubblicata dal cittadino Alessio Zanella. A mia volta ho esposto la mia lettera aperta (richiedente chiarimenti riguardo all’oggetto ed ai perché del biasimo) su bacheche pubbliche. Non avendo ricevuto risposta pubblica ho scritto quindi una “lettera chiusa” consegnata all’indirizzo municipale, alla quale il sindaco – letterariamente stitico, si tenga conto che nel merito del “biasimo” non mi ha risposto neanche privatamente – ha risposto come sappiamo, informandomi che il Sire è a disposizione negli orari stabiliti ecc. ecc..
La catena quindi ha il suo primo anello di carattere pubblico (non l’ho scritto io, l’ha scritto il sindaco) e, semmai, dico semmai, dovrei essere io a pretendere di dare eventuale seguito privato all’ambaradan, e non viceversa. Qualche idea sul perché il vostro sindaco sia portato a biasimare il BLOZ, spirito libero, l’ho già avanzata. Per il resto, come già detto, nessun problema: sono curioso di sentire ciò che saprà balbettare sull’argomento.
Per riallacciarmi a Canossa e a quanto detto da Cagliostro, quindi, se proprio devo pensare ad una metafora, più che a quella canossiana da lui tratteggiata a me sembrerebbe di poter connotare questa vicenda con una metafora (ovviamente metafora) “pantegana”: sono infatti le pantegane che sfuggono alla luce (pubblico) abbracciando le tenebre (privato), rintanandosi negli oscuri cunicoli delle loro residenze ipogee.
(apprezzando l’onestà intellettuale con la quale Cagliostro interpreta la questione della “stipsi letteraria del sindaco di Lozzo” – che alla fine mi vedrebbe questuante e genuflesso al potere temporale del sindaco: “Una specie di Canossa con l’imperatore prostrato ai piedi del pontefice” – pubblico come articolo il contributo apparso originariamente come commento, riservandomi appena possibile di chiarire il mio punto di vista in relazione a quanto limpidamente argomentato con nota e proverbiale sagacia)
di Cagliostro
@Danilo,
l’uomo del monte usa due pesi e due misure. Seppur con “bonari” rimbrotti per la inusuale procedura adottata dal cittadino Alessio Zanella, una qualche risposta scritta è pur sempre stata data, anche se lacunosa e strumentale ad un profilo strettamente propagandistico. A te invece un vero riscontro scritto, come da consolidata normativa, non è stato neanche preso in considerazione. La palla ti è stata rilanciata con un laconico e molto formale invito ad utilizzare gli orari del calendario-udienze per un eventuale (sta a te decidere!) colloquio chiarificatore.
Sotto il profilo psicologico, tutto rientra in un gioco sottile e tutto deve svolgersi non in un terreno neutro ma dove S.E. vuole, ossia dove la tua presenza avrebbe, a mio modesto parere, il sapore della ‘questua’. Una specie di Canossa con l’imperatore prostrato ai piedi del pontefice, auspice e presente una qualsiasi Matilde (magari ‘Penna Bianca’ della riserva indiana?).
Questo modo di procedere fa parte della natura dell’uomo e, se tu accetterai la ‘tenzone’, non aspettarti nulla di buono e di esaustivo.
Gli argomenti “pregnanti” indubbiamente ci sono e ci starebbero tutti e fra interlocutori portati ad un serrato confronto basato, comunque, su correttezza, moderazione e civismo, potrebbe sempre scaturire qualche cosa di utile per la collettività. Nello specifico però, dati alla mano e conoscendo a fondo le caratteristiche politiche ed umane del tuo… ospite/anfitrione, prevedo scintille e ti dico che qui la FORMA scelta dal primo cittadino (diniego della risposta scritta nel merito entro i canonici 30 giorni, per optare su qualcosa di furbastro che sa di vischiosità ingannatrice) diventa SOSTANZA.
Il terreno di incontro (scontro?) lo ha scelto Lui, lasciando a te soltanto la facoltà di accettare o meno la ‘tenzone’. Il cerino, come puoi ben vedere, resta in ogni caso nelle tue mani. Se accetti, dimostri coraggio ma devi essere conscio di esporre il fianco ad una contesa il cui esito è pregiudicato in partenza proprio a partire dalle modalità e luogo in cui tale contesa avviene. Se non accetti senza dare precise motivazioni, dimostri al popolino di temere il confronto…
Politicamente quindi il sindakos vuole dimostrare a tutti di saper gestire al meglio anche le situazioni più difficili e scabrose.
Fossi in te, andrei molto caricato e conscio della forza delle tue argomentazioni contrapposte al solito modo mellifluo, mistificatorio ed assolutorio di ogni papocchio fin qui messo in essere da lor signori a danno di una comunità per buona parte ignara ed osannante.