Caro Danilo De Martin,
per opportuna divulgazione al fine di una appropriata valutazione circa i comportamenti e gli atti inerenti la attuale conduzione della Cosa Pubblica nel nostro paese, ti pregherei di pubblicare la delibera Consigliare n. 4 del 28/4/2010 e la mia lettera alla Amministrazione Comunale che si rifà, contestandolo, all’iniquo provvedimento contenuto in tale atto deliberativo. Atto che ogni studente al primo esame di Diritto Pubblico Amministrativo considererebbe privo di validità in quanto non minimamente motivato. Per completezza di informazione, ti pregherei infine di pubblicare la NON RISPOSTA del sindaco, ricevuta a ben 72 giorni di distanza dalla mia istanza. Per doverosa precisione, io richiedevo “mi venissero fornite, con cortese urgenza, e comunque entro i limiti di tempo stabiliti dalla legge, le motivazioni alla base dell’adozione di un tale provvedimento”. Il sindaco, come sua abitudine, ha divagato, ha parlato d’altro, ha eluso completamente la domanda (ed ogni altra considerazione di merito da me espressa), dando così al non tempestivo riscontro un carattere formale e del tutto non esaustivo. Unica benevola concessione: la iniquità, sulla quale – in parte – il sindaco (bontà sua!) si concede il lusso di convenire.
Per il resto, aria fritta ed un maldestro tentativo di far passare come motivazione la ininfluente dissertazione, nel contesto deliberativo, del vice-sindaco sui costi e le modalità della raccolta differenziata (i cavoli a merenda sono cosa…molto più confacente).
All’Egregio Primo Cittadino (pro-tempore), vorrei far giungere un preciso messaggio: proprio non ci siamo in quanto allo stare al tema! Il Sindaco, per paradosso, personifica l’Amministratore che, non sapendo destreggiarsi con argomentazioni minimamente plausibili e quindi credibili, si permette, dall’alto della sua carica, di fare una certa qual ‘satira istituzionale’, con contorno di amenità, che nulla hanno a che vedere con le argomentazioni da me svolte. Mi ritengo veramente preso in giro e credo di non essere aduso a permettere a chicchessia di poterlo fare. Certe licenze possono essere consentite al massimo nella cerchia famigliare, non nei riguardi di cittadini che esprimono un motivato dissenso su di uno specifico atto dell’Amministrazione. Atto e decisione, lo ribadisco, sulla cui iniquità (ironia della sorte, sottigliezza diplomatica, od ulteriore presa in giro?) lo stesso sindaco, almeno in parte, manifesta condivisione…
Grazie di cuore per l’ospitalità. Un cordiale saluto.
Giuseppe Zanella
Spett/le
AMMINISTRAZIONE COMUNALE
32040 LOZZO DI CADORE
Egregio Signore
CALLIGARO DR IVANO
Capo Gruppo di minoranza in Cons. Comunale
32040 LOZZO DI CADORE
Belluno, 18/9/2010
Oggetto: Eliminazione riduzione 30% su Tarsu a c/ possessori seconde case. Riferimento: Delibera di Consiglio n. 4 del 28/4/2010 riguardante “abrogazione lettera d1) art. 11, comma 2 del Regolamento Comunale Tarsu”.
In qualità di cittadino non residente, proprietario di immobile sito nel contesto urbano del comune di Lozzo, avendo preso visione soltanto ora del contenuto della delibera emarginata, chiedo mi vengano fornite, con cortese urgenza, e comunque entro i limiti di tempo stabiliti dalla legge, le motivazioni alla base della adozione di un tale provvedimento.
Una decisione che considero iniqua e penalizzante per una certa parte dei contribuenti del Comune rispetto alla totalità della cittadinanza, in particolare rispetto ai residenti, che fruiscono del servizio raccolta e smaltimento rifiuti per l’intero arco dell’anno.
A quanto risulta da una attenta lettura della citata deliberazione, non esiste uno straccio di motivazione che giustifichi tale abrogazione; per di più gli striminziti interventi riportati nel contesto deliberativo svolti dal Sindaco, dal vice sindaco, da un assessore e da ben tre consiglieri (due della opposizione) hanno riguardato considerazioni di carattere generale, per lo più sulle tecniche riguardanti la raccolta, senza minimamente entrare nel merito del provvedimento, ossia sul PERCHE’ si doveva procedere alla abrogazione di una agevolazione parzialmente equiparativa fra fruitori del servizio residenti e quelli che in paese dimorano soltanto per brevi periodi. Si è insomma molto divagato ma ci si è guardati bene dall’attenersi al tema. Un buon insegnante di lettere avrebbe dato a tutti gli intervenuti un voto di grave insufficienza per aver eluso completamente di analizzare la vera natura e le finalità del provvedimento al vaglio del voto consigliare. Solo il Dr Calligaro Ivano ha sfiorato l’argomento all’odg quando ha affermato che “agire su materia iniqua come è la Tarsu, non sembra il modo migliore per fare cassa”. Egli avrebbe dovuto comunque sottolineare, a mio avviso, molto più efficacemente, la ulteriore iniquità che si andava mettendo in essere danneggiando, oltre tutto, non solo e non tanto trevigiani e veneziani possessori di alloggi in paese, ma soprattutto i lozzesi che conservano la casa avita e si dovranno ora sobbarcare, oltre all’ICI al 7 per mille, anche la tariffa piena per la Tarsu per l’intero anno, a fronte di brevi fruizioni del servizio. In ogni caso, pur in assenza di un argomentare efficace, va dato atto del voto contrario degli esponenti della minoranza…
Va altresì precisato che gli attuali amministratori avrebbero dovuto ben conoscere le ragioni che avevano spinto i loro predecessori ad introdurre la riduzione tariffaria (ora abrogata) a favore dei non residenti. Se comunque gli odierni amministratori non fossero stati a conoscenza (o per pigrizia in riferimento all’esigenza di documentarsi prima di assumere determinazioni così sperequate, o per negligente indifferenza di fronte ad ogni possibile considerazione sulle conseguenze etiche del loro operato), reputo necessario e doveroso supplire a tali ipotetiche carenze con opportuna azione didattica. Lo “sconto” a suo tempo introdotto rispondeva, in modo lungimirante, ad una necessità almeno parzialmente perequativa, trattandosi di evitare che chi restava in paese per poche settimane, e pagava tariffa piena per l’intero anno, contribuisse impropriamente ed in modo significativo ad abbassare i costi a carico di chi invece fruiva del servizio in modo duraturo e sistematico. Era questa insomma la introduzione di un principio di “rettifica equitativa” e di “riduzione del danno”, oggettivamente molto apprezzati. Tanto più che, al tempo, sia a livello statale che regionale, si pensava di introdurre il principio di pagare in base alla effettiva fruizione temporale del servizio, e ciò sulla base di idonea autocertificazione (ed una tale norma sarebbe stata la più idonea ed opportuna).
Trovo pertanto inusuale questa sconfessione di un tale principio introdotto dalle amministrazioni precedenti e la scelta odierna appare oggettivamente ingiusta e discriminante.
Per di più avverto tutta la incoerenza di chi fra gli amministratori (il sindaco in primis) parla tanto dell’esigenza di incentivare il turismo e poi, nei fatti, opera in modo del tutto diverso e crea danni evidenti ed ingiustificati e disagi, anche di natura economica, perfino ai lozzesi che vivono altrove (magari non per loro scelta e diletto) e che ci tengono molto a rientrare in paese per un periodo di riposo. Ed i lozzesi della “diaspora” sono numerosi e nei mesi di Luglio ed Agosto danno il loro piccolo contributo al sostegno della magra economia locale frequentando negozi, bar, gelaterie e pizzerie. Si vuole costringere queste persone a vedere sotto una luce diversa il proprio paese? Si vuole fare in modo che anche costoro mettano in vendita le loro vecchie case? E’ così che si aiuta la “rinascita” della montagna?
Nonostante i termini di opposizione alla deliberazione in questione siano, purtroppo, ampiamente scaduti, attendo doverose ed esaustive motivazioni sul perché di quanto deliberato.
Distinti saluti.
Giuseppe Zanella
Per prendere visione della delibera:
Delibera consiliare 4/2010: MODIFICA AL REGOLAMENTO PER L’APPLICAZIONE DELLA TASSA SUI RIFIUTI SOLIDI URBANI.