di Cagliostro
Oggi il mondo è davvero più povero. Se ne è andato un personaggio mitico, uno che, nel corso della sua lunga esistenza, ha sempre fieramente combattuto per l’affermazione dei propri ideali di libertà e giustizia, per l’ instaurazione della democrazia nella sua terra natia e, soprattutto, per la emancipazione non solo del suo popolo ma della intera umanità, con l’affermazione dei princìpi di uguaglianza fra le razze e la conseguente cancellazione della prevaricazione dell’una rispetto alle altre sulla semplice base del colore della pelle. Negli anni ’50 e ’60 il Colonialismo era giunto al capolinea, ma la sua eredità, il suo frutto velenoso è stato quello di lasciare le nuove nazioni in balìa di contorsioni interne dovute, per lo più, alla mancanza di una classe dirigente degna di questo nome e di una adeguata struttura statuale.
Ed il risultato è stato quello, in molti casi, della successiva instaurazione di dittature sanguinarie (basti pensare ad Idi Amin Dada o al congolese Mobutu) o alla preminenza di oligarchie tribali che hanno pregiudicato l’affermarsi di ogni seppur vago anelito di democrazia, e con essa la mancata diffusione del benessere con la ridistribuzione della eclatante ricchezza da sempre esistente a quelle latitudini. Dopo aver quindi sfruttato per secoli l’intero continente africano (e non solo), il Colonialismo, non essendosi mai preoccupato di alcun processo di graduale emancipazione dei popoli sottomessi, ha lestamente levato le ancore non appena il germe della libertà ha attecchito nel post 2° conflitto mondiale. E le ex colonie si sono ritrovate prive di adeguate infrastrutture tecnico-logistiche e di strutture sociali, civili e politiche.
Per certi versi, ancor peggiore appariva la situazione in Sudafrica dove esisteva il retaggio della presenza di varie dominazioni europee – olandesi, boeri di diretta derivazione olandese, inglesi – e la stanzialità di varie popolazioni di origine afro-asiatica, oltre, naturalmente, alla presenza preponderante degli autoctoni africani. Qui abbiamo assistito al protrarsi della dominazione bianca (fino agli anni ’90) con il consolidarsi del più bieco ‘apartheid’, ossia della totale sottomissione e separatezza della stragrande maggioranza di colore rispetto alla ottusa e prevaricante presenza minoritaria della razza bianca.
In questo contesto, brilla l’azione del giovane avvocato Mandela, organizzatore e leader della protesta contro il predominio intollerabile della minoranza anglo-boera detentrice del potere. Al capo-popolo vennero comminate varie condanne finché gli fu irrogata la pena dell’ergastolo. Ma la contestazione a tale detenzione ed i risvolti politici di un popolo che stava ormai prendendo coscienza dei propri diritti, determinarono la nascita di un movimento di opinione a livello planetario che, alla fine, costrinsero i bianchi alla abolizione dell’apartheid ed alla liberazione dell’eroe, dopo ben 27 anni di carcere duro (dove contrasse, tra l’altro, la tbc).
Leggendo della vita del grande Nelson e scorrendo le pagine riferite al suo modo di essere ed i suoi interventi, mi è venuta alla mente la figura di Silvio Pellico che, detenuto allo Spielberg, con il suo comportamento virile ma, allo stesso tempo, umile e dignitoso, riuscì a suscitare il rispetto perfino nei suoi carcerieri-secondini. Ebbene, anche Mandela riuscì in questo intento in quanto il suo atteggiamento era perfettamente in linea con quello tenuto, molto tempo prima, dal Pellico. Mandela fu eletto primo presidente del Sudafrica libero, ma il suo capolavoro fu quello di perdonare i suoi carnefici, la vecchia classe dominante bianca, e di saper coinvolgerla nel processo democratico avviato negli anni ’90 (vicepresidente il suo ‘liberatore’ De Klerch).
Un grande rivoluzionario del secolo scorso così ebbe ad esprimersi sull’anelito di libertà dei popoli: “Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e non fa nulla per affrancarsi è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi, già non è più schiavo ma uomo libero”.
Nei giorni scorsi ho letto che il noto pregiudicato di Arcore ed il suo ventriloquo, la famosa Pitonessa Santa-de-chè, al fine di giustificare l’adozione di un provvedimento di clemenza da parte del Colle per sbiancare la fedina penale dell’ex inquilino di Palazzo Chigi, hanno avuto l’ardire di paragonare il condannato di casa (Cosa?) nostra a Mazzini, De Gaulle e… Mandela. Visione ultra strabica della realtà e della Storia!! L’eroe-idealista Mazzini morì da clandestino nel suo Paese. La citazione di De Gaulle non si capisce bene perché è stata fatta e quale confronto politico si possa mai stabilire fra il generale francese e l’impresentabile ex senatore italiano.
Per quanto concerne Mandela, va detto che gli ideali professati e praticati da quest’ultimo sono tutt’altra cosa rispetto alla figura del noto ‘figuro’ di casa nostra ed alle sue invereconde azioni-reati documentate od in via di documentazione processuale. L’uno ha emancipato un popolo ed una razza umana, l’altro ha turlupinato una nazione, ha frodato il fisco, ha manipolato leggi ed Istituzioni per scopi personali e per scansare i rigori della legge (vedi leggi ad personam).
L’uno ha riscattato il popolo sudafricano, l’altro ha ricattato il popolo italiano. La differenza fra i due personaggi è racchiusa tutta nella assenza di una consonante!!!
Ieri è morto un gigante, in Italia ci dobbiamo accontentare di alcuni nani, adusi a delinquere e profittare delle posizioni di potere acquisite con metodi fraudolenti (leggi Porcellum). Ed a proposito di Porcellum, F.I. e M5S stanno battendo la grancassa ed affermano che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale sia il Premio di Maggioranza che le liste bloccate, tutto sarebbe illegittimo (Parlamento, PdR, leggi fin qui emanate, perfino la stessa Corte).
Il noto ‘Brunettolo’ asserisce poi che i parlamentari eletti con il Premio di Maggioranza sono decaduti ipso-facto. Quanta ignoranza! O quante bieche strumentalizzazioni per meri scopi di bottega!! Per inciso, spiace leggere quanto dice il Presidente Emerito Capotosti, il quale però si contraddice alquanto con la chiosa: “Il passato si salva applicando i princìpi sulle situazioni giuridiche esaurite”.
Quel poco che ho imparato sui testi di scuola e su quello del raffinato giurista Onida sta tutto in queste brevi considerazioni.
La Corte ha operato EX-NUNC. I suoi atti giuridici esplicano effetti solo al momento in cui vengono posti in essere e pertanto non sono retroattivi. Ne consegue che tutti gli atti fin qui compiuti hanno validità. Solo i giudici ordinari operano EX TUNC e possono pertanto dichiarare la nullità di un atto giuridico avvenuto nel passato (ma questo non riguarda l’assunto in fattispecie).
Sono questi princìpi elementari che sarebbero sufficienti, a mio avviso, ad evitare le sciocchezze interpretative fin qui lette o sentite in TV. Del resto la Corte ha sollecitato il Parlamento a legiferare in materia di norme elettorali, implicitamente (ma non poi tanto) riconoscendo la legittimità del Parlamento attuale.
Altra cosa è la convalida (non ancora avvenuta) della elezione dei parlamentari da parte delle apposite Commissioni. Sarebbe opportuno che ciò avvenisse prima della emissione della sentenza della Suprema Corte. Il giudizio di fior di giuristi è, comunque, nel senso che, anche per questa fattispecie, la validità della elezione non potrebbe essere messa in discussione soprattutto in considerazione che trattasi di mera presa d’atto della insussistenza di impedimenti, dettagliatamente previsti, che potrebbero ostare alla citata convalida (ad esempio, assenza di carichi pendenti…).