In ogni caso l’Italia va!
Conferenza stampa trilaterale tra Balasso, Merkel e Sarkozy.
Conferenza stampa trilaterale tra Balasso, Merkel e Sarkozy.
Ci mancherebbe anche che stessi a sentire il pippotto di fine anno (a reti unificate, stile soviet) di Napo capo. Piuttosto, come suggeriva in un’altra circostanza un maresciallo cadorino dell’esercito, “me lo meno finché non cammina da solo”.
Per un certo periodo mi sono sinceramente divertito a seguire i moniti del Napisan: monita un giorno si e l’altro pure, intorno alle 13, probabilmente quando riesce ad avere il controllo di tutta la materia grigia disponibile. Poi si spegne, per fortuna. Ogni tanto si sveglia, come nel caso di Monti, e lo fa senatore con tutto quel che ne consegue.
Ora, De Poli, portavoce dell’Udc, si erge a baluardo dell’italianità dichiarando che l’iniziativa del “Movimento giovani padani“, che invita a boicottare il messaggio di fine anno del bananiero presidente della Repubblica, sarebbe una “iniziativa anti-italiana”
Io non spegnerò il televisore, non potrei perché non sarà acceso. E il giorno in cui mi siederò ad ascoltare il messaggio di fine anno di un qualsiasi presidente della repubblica italiana, vorrà dire che Alzhaimer e Parkinson mi hanno fatto visita. Chiudo con questa citazione di Matteo Corsini dal sito Movimento Libertario, che faccio ovviamente mia (il neretto è mio):
Per quanto mi riguarda, alla fine di un 2011 in cui il carico fiscale e l’invadenza dello Stato sono aumentati e in vista di un 2012 in cui entrambe le questioni tenderanno a peggiorare ulteriormente, sapere che almeno sta per terminare la retorica dei 150 anni dell’Unità d’Italia, per quanto magra, è una consolazione.
Foto: Movimento Libertario
Lo scorso 10 agosto non mi sfuggì il delirio del ministro Brunetta che coagulai nell’articolo Brunetta o limoncetta? (Per fare le riforme bastano tre mesi) che qui ripropongo in toto, tanto era coagulato:
Una persona normale cose del genere non le direbbe neanche sotto tortura. Ma il ministro Brunetta è di un altro mondo. Immondo!
Ministro Brunetta, questo famoso governo del fare, se non ora quando? «Non c’è alcun dubbio: ora».
Non crede sia tardi? «A parte che in questi anni non è che siamo stati proprio con le mani in mano, non è mai troppo tardi. Anzi, le dirò di più».
Dica… «Non soltanto abbiamo il dovere del fare per salvare il Paese dalla crisi, ma è la nostra grande occasione per invertire il vento e avviarci a rivincere le elezioni nel 2013 ». […]
Ovviamente … limoncetta!
Piovono rane, senza alcuna pietà, ci rammenta della prossima fatidica scadenza: Meno otto giorni. E non v’è dubbio che trionfa ancora … limoncetta.
Foto: Piovono rane
Ero dell’avviso che anche il centro sinistra maleodorante che appesta la partitica italiana non potrà governare decentemente questo genuflesso Paese. Sembra che anche Pietro Folena, trombato alle elezioni del 2008 con il vestito della Sinistra Arcobaleno, redivivo piddino a seguito alla diluizione omeopatica subìta dalla sinistra verace, sia dello stesso avviso. Su Lettera 43: Il Pd e le sue 16 (o 17) correnti. Perché questa sinistra frastagliata e autoreferenziale non può governare.
Per avere un’idea dell’aria che tira nel PD (per via delle correnti …) risulta quanto meno interessante l’infografica approntata da Linkiesta: vestitevi bene!
Se poi ci mettiamo il Big Bang e la Leopolda di Renzi visti un attimino da destra, quadriamo anche il cerchio.
Con Giulietto Chiesa poi … è la fine di ogni sogno: Destra e sinistra? Scordiamoci il meno peggio: non esiste. Non mancano, tuttavia, le bellissime utopie (via Piovono rane).
Frattini, ancora lui. Ebbene sì.
Quella impalpabile cipria di ministro degli esteri che universalmente ci invidiano e che, quando tutti ci sveglieremo da questo incubo, può sempre contare sulla professione di maestro di sci (sulle piste di Dubai), a gennaio di quest’anno ci raccontava che Gheddafi era un modello esemplare di dialogo con le popolazioni locali.
Lo si rileva dal sito ufficiale del ministero, nel quale è riportata l’intervista rilasciata a Caprara del Corriere della Sera dal nostro statista:
Non teme un’estensione delle rivolte? Trova superficiale domandarsi se i governi di quegli Stati arabi, in primavera, saranno gli stessi?
«Credo si debbano sostenere con forza i governi di quei Paesi, dal Marocco all’Egitto, nei quali ci sono re o capi di Stato che hanno costruito regimi laici tenendo alla larga il fon-damentalismo. La priorità numero uno è la prevenzione del fondamentalismo e degli embrioni di terrorismo. L’uscita di Ben Ali ha rallentato le tensioni, è stata una decisione saggia. Adesso il processo deve continuare».
Come, secondo lei?
«Faccio l’esempio di Gheddafi. Ha realizzato una riforma che chiama “dei Congressi provinciali del popolo”: distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader. Cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui lo sfogatoio della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi».
Poi (agosto 2011) la “dolce euchessina” ci ha informato dello strappo tra Berlusconi e Gheddafi:
Lo “strappo” tra Berlusconi e Gheddafi è stato “terribile”: il premier considerava Gheddafi un amico e poi l’ha visto uccidere donne e bambini“.
All’”amarezza” è subentrato lo “sdegno”, spiega Frattini. “Lo strappo è stato terribile: l’amicizia si è trasformata in rabbia”, ha aggiunto.
Per giungere alla morte del rais ed alla conseguente limpida constatazione:
Libia: Frattini, morte Gheddafi grande vittoria popolo libico. Bolzano, 20 ott. – (Adnkronos) – (dall’inviata Maria Elena Molteni) – “La conferma del Cnt sulla morta di Gheddafi e’ un dato estremamente importante. Ascolteremo le parole del presidente Abdul Jalil. Credo che se questa fosse davvero la soluzione sarebbe una grande vittoria del popolo libico” […].
Ci consola il fatto che tra un po’ il nostro Kissinger formato tascabile potrà di nuovo guizzare sulle piste innevate per riprendersi dalla spossante faticaccia e gravida tensione che la situazione libica, in questi mesi, gli ha procurato. Tanto, un contributo a Tremonti in campo economico, che non è la sua forza, si è già dichiarato pronto a darlo.
Foto: la Stampa.it
Questo articolo va letto per intero, come tante altre cose che Leonardo Facco scrive su “Movimento Libertario”. Io sintetizzo (il neretto è mio):
Partiamo dalla notizia: “Quello di Giorgio Napolitano è un attacco frontale a Umberto Bossi. Nel suo intervento alla facoltà di giurisprudenza di Napoli il Capo dello Stato ha prima spiegato che ‘non c’è un popolo padano’ […].
Sentire, ancora una volta, le parole del capo dei maiali che siedono in Parlamento prendersela col diritto all’autodeterminazione mi fa accapponare la pelle. Per diversi motivi:
1- Giorgio Napolitano è un parassita che ha sempre e solo vissuto di politica e di soldi dei contribuenti. […]
2- Giorgio Napolitano continua a dare spago ad un partito – la Lega Nord – che straparla di secessione […]. Quando tra il 1996 e il 1998, centinaia di migliaia di persone erano pronte per dare il via ad un braccio di ferro con lo Stato italiano per “l’autodeterminazione della Padania”, il cialtrone di Umberto Bossi stava già armeggiando con i Brancher vari […].
Se Bossi – che è molto più napoletano di Napolitano – fosse stato secessionista non avrebbe cacciato Gianfranco Miglio, il quale nel settembre del 1993 sosteneva: “Io sono favorevole al diritto di secessione, che dovrebbe esser ben scolpito in tutte le costituzioni. Anzi, sarei felice il giorno in cui, passando la stretta di Salorno, dovessi presentare il passaporto”.
3- L’autodeterminazione è un diritto sancito dall’Onu e da altri importanti consessi internazionali. Detto ciò, l’unico personaggio antistorico in circolazione è proprio la sanguisuga Napolitano, al quale bisognerebbe ricordare che se il primo gennaio del 1900 gli Stati nazione esistenti al mondo erano 60, oggi sono ben 201. […].
Chiudo con le parole di Hans Hermann Hoppe: “E’ proprio la complementarità di autodeterminazione e globalizzazione che ridisegna i caratteri della società: finalmente più aperta, tollerante, soprattutto capace di accettare (e valorizzare) le reciproche differenze culturali”.
Forse Napolitano – che dovrebbe ricordarsi che anche al Sud ci molti Insorgenti che ne han piene le scatole della sua Italia unita – continua a preferire i tank sovietici.