crisi: cosa fare e cosa non fare secondo Michele Boldrin
Ci sono letture, come questo articolo di Michele Boldrin su noiseFromAmerika, che contribuiscono a rasserenare un poco queste buie e funeste giornate.
Concordo sulla realtà che questo governo, più per ciò che non ha fatto che per quel poco che ha fatto, sia una vergogna nazionale da toglierci di dosso il prima possibile. Il Berlusca è ormai un pallido ologramma generato da un artefatto compiacimento di sé stesso, Tremonti è (politicamente) un morto che cammina (non ci si deve dimenticare che Voltremont è a capo di un potere inusuale, potendo governare da un unico scranno tanto le entrate quanto le uscite dello Stato).
La maggioranza è costituita da parlamentari che sono delle salme, dei corpi esanimi dai quali emana un fetore asfissiante: produttori di putrescina e cadaverina. L’opposizione è fresco letame in lentissima decomposizione: un domani lontano, a ciclo fermentativo concluso, potrà forse dar luogo a qualche fiore, ma ora è fetore.
Non mi piace l’idea che la politica si debba far da parte per lasciare spazio ad un governo “tecnico” o “del Presidente”, ma siccome di politico non è rimasto che un fetore indistinto, non vedo altra possibilità. Per le ideali elezioni nel 2012, Boldrin si dimentica di chiarire che non dovrebbero essere indette senza cambiare l’attuale sistema elettorale, per non trovarci nuovamente legati mani e piedi ai partiti, con candidature da essi imposte, senza avere cioè la possibilità di esprimere delle preferenze. Non credo che un governo tecnico abbia la forza di imporre nuove regole in questo campo.
A parte questo, Boldrin fornisce alcune (poche ma chiare) soluzioni ai problemi sul tappeto (leggi tutto):
Che fare? Poche cose, ma chiare, oltre che difficili.
(I) Cambiare governo. Mi rendo conto che questo sembri assurdo, che sembri la solita richiesta dell’economista che vuole i suoi amici al potere. Credetemi, non lo è e, se potessi, non la farei questa richiesta. Ma questo governo, ripeto, è sia screditatissimo che incapace. Deve andarsene. Siccome l’opposizione è composta di gente altrettanto incapace – anche se non altrettanto screditata e delinquenziale – l’alternativa non può venire da lì. Le elezioni vanno indette per maggio 2012. Nell’interim un governo del presidente (della BCE e della UE, a cui il signore che sta al Quirinale dovrebbe offrire la propria immagine di copertura) governerà il paese e prenderà tre o quattro provvedimenti seri.
(II) Riduzione degli stipendi dei funzionari della PA ministeriale e regionale per un totale pari al 25% in 4 anni, a partire dal 2012. Blocco totale del turnover per gli stessi soggetti. Questi NON sono tutti i dipendenti pubblici, ma quel milione e qualcosa che non serve a nulla e che, come documentato nell’ultima relazione della Bd’I, ha visto il proprio reddito reale crescere del 27% in otto anni.
(III) Cancellazione del cosidetto “federalismo”. Sua sostituzione con la riforma federalista che Sandro Brusco va suggerendo da tempo (e che ha degli antecedenti nobili che non dovrei menzionare …).
(IV) Riforma pensionistica immediata che porti, nell’arco di 15 anni, il rapporto spesa pensionistica su PIL al 10%. Le misure le sappiamo tutti e consistono, fondamentalmente, nell’innalzamento uniforme e progressivo dell’età di pensione, nella restrizione delle invalidità e nel passaggio immediato di TUTTI al regime della riforma Dini.
(V) Privatizzare tutto quanto lo stato possieda e che non sia fonte di produzione di beni pubblici (dove “bene pubblico” è come da definizione economica, non nel senso assurdo di “l’acqua è un bene pubblico”!!!). Quindi vendere tutta l’ENEL, l’ENI, la CDP, Trenitalia, la Rai, eccetera, eccetera. Tutti i proventi vadano a ritiro del debito. Idem, ovviamente, per le imprese di servizi locali, ma questo compito va gestito secondi i criteri in (III).
(VI) Liberalizzazione totale dei settori di cui sopra, oltre che di quelli dei servizi. La litania qui la conosciamo tutti, non vedo ragione di ripeterla.
Fatto questo mettiamo in cantiere la riforma fiscale, della scuola e dell’università e del mercato del lavoro. Ma per prepararle bene, vista la totale impreparazione, ci vogliono 6-12 mesi, quindi questo compito spetta al governo che, nei miei auspici, dovrebbe governare l’Italia a partire dal maggio del 2012.
Si’, lo so, è la solita lista dei sogni. Che altro posso fare?
P.S. Ovviamente abbiamo anche bisogno che la UE e, soprattutto, la BCE facciano la loro parte (quest’ultima in particolare: ci vuole un quantitative easing europeo e selettivo, usato come arma per forzare i paesi in mora a cambi drastici di comportamento) ma questo post è già lungo abbastanza. E poi, francamente, di Draghi mi fido.
P.P.S. Ah, parlando di Draghi: non credete sia possibile posticipare il pensionamento di Trichet al maggio 2012, rimandando a quella data l’arrivo di Mario Draghi a Francoforte come presidente della BCE? Nei nove mesi che intercorrono fra ora e quella data, avrei un altro lavoretto in mente per il signor MD …