indipendenza del Veneto: se vincessero i no subentrerebbe il rigor mortis (altro che federalismo)
Ragionevolezza vuole che la possibilità che il NO possa prevalere nel referendum per l’indipendenza del Veneto sia messa in conto. Quando il gioco si farà duro scenderanno in campo le Confi (industria, artigianato, commercio…) e compagnia cantando celebrando lo sfascio economico che seguirebbe all’uscita del Veneto dall’Italia. Le sirene del “restiamo in Italia” si affannerebbero a dire che il Veneto diventerebbe troppo piccolo e bla bla bla. Tutto ciò mentre Belgio, Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Norvegia, Svizzera, piccoli stati ai vertici delle classifiche mondiali – non solo per reddito pro-capite – si cagherebbero sotto dalle risate.
Suona sinistro quel “se vince il no” detto da Zaia, che pur si affretta ad aprire la porta del federalismo e dell’autonomia. Già, la pagina del federalismo. Non sarebbe tutta da riscrivere, giacché niente è stato scritto, sarebbe da scrivere e basta. Con la zavorra dei taliane in parlamento? Naaaa. Gianfranco Miglio pronunciò più volte un’ovvia verità: l’Italia è irriformabile da dentro. O arriva la troika e finisce di infilarcelo per bene per tutto il retto ed oltre, seminando però miserie ad ogni angolo, o la libertà di camminare con le nostre gambe ce la prendiamo, ce la conquistiamo. Partendo dal referendum e vincendolo alla catalana, cioè con tutti i colori della politica fusi assieme, a sostegno dell’onda popolare.
Ma vaglielo a dire a quei nazionalisti patriottardi del PD. Ah sì, ci sono poi anche quelli del PDL da convincere, i cacasotto, quelli che all’ultimo Consiglio regionale si sono riempiti le mutande di dubbi esistenziali. Adesso li puoi distinguere anche ad occhi chiusi.
(via @zaiapresidente)