L’Indipendenza del Veneto non è dei partiti ma della gente, dei cittadini.
Parla Salvini:
“Ogni anno il Veneto regala 21 miliardi allo stato italiano ricevendo in cambio servizi da poco o niente. Quindi la voglia d’indipendenza è fondata ed è la speranza. Da una parte c’è l’indipendenza e dall’altro il centralismo. Mi auguro che sabato e domenica ai nostri gazebo arrivi tanta gente, anche non leghisti, perché si tratta di una firma non per la Lega ma per il futuro nostro e dei nostri figli”.
Qui il sito Firmaindipendenza.org per maggiori informazioni. Qui gli articoli postati sul BLOZ riguardanti l’Indipendenza; qui quelli riguardanti il residuo fiscale.
(c’è anche una videointervista a Salvini: straordinario – senza alcuna ironia – il passaggio in cui dice che “la Lega è per le autonomie da nord a sud, per tutti anche a livello condominiale e io sono per l’autogestione pianerottolo per pianerottolo …” . La data è giusta, non ho beccato un articolo d’archivio. Mi sono pizzicato più volte e credo che questa sia la realtà odierna. Boh!! L’attività solare, in effetti, è intensa ma … insomma, se son rose fioriranno. Molti indipendentisti che hanno lasciato la Lega accoglieranno con stupore questa “svolta”, se svolta sarà, come mi auguro)
Indipendenza del Veneto , la Lega parte con la raccolta delle firme
Salvini incontra Zaia per il referendum consultivo. «Abbiamo l’appoggio di oltre 150 Comuni e quattro Province»
VENEZIA – Un referendum consultivo per l’indipendenza del Veneto. Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini è arrivato a Venezia per incontrare il governatore Luca Zaia e spiegare la nuova iniziativa del Carroccio. Il partito raccoglierà le firme sabato 1 e domenica 2 marzo nelle piazze (l’elenco dei gazebo si trova sul sito www.firmaindipendenza.org). Il referendum consultivo è stato indietto ai sensi dell’articolo 9 dello statuto e dell’articolo 72 del regolamento consiliare. In un incontro congiunto tra Zaia e Salvini, è stato ricordato che 167 comuni e le amministrazioni provinciali di Padova, Treviso, Venezia e Verona hanno approvato l’ordine del giorno per sostenere il progetto di legge regionale 342/2013 e indire il referendum per l’indipendenza del Veneto.
E’ un po’ che Zaia la mena con la storia dello sciopero fiscale. Sappiamo tutti che non c’è altra strada per affamare la bestia, cioè lo stato talian, che lo sciopero fiscale TOTALE. Il problema è, come al solito, chi inizia e chi lo guida! In realtà stiamo tutti aspettando che la corda della sopportazione “veneta” si tenda, si tenda ancora e poi ancora e poi ancora fino a quando crack … salterà tutto.
Nel frattempo Zaia potrebbe farsi benedire da don Marino Ruggero, che sembra aver capito con limpida serenità quale sia la strada maestra. E visto che c’è si faccia dare anche un po’ di coraggio (civico), ché il nostro governatore sembra – sotto questo aspetto – piuttosto palliduccio.
Il presidente della Regione in tv: «Versiamo 21 miliardi di euro l’anno, abbiamo il diritto di chiedere le risorse»
«[…] Una regione che paga 21 miliardi di euro l’anno a Roma ha il diritto di chiedere le risorse. La gente l’ha capito e non vorrei che poi si passasse a uno sciopero fiscale». «Noi siamo veneti e dobbiamo far sentire la nostra forza a Roma. Qui non c’entra nulla la politica – ha concluso Zaia – dobbiamo riportare a casa i soldi, che sono nostri. Qualora i soldi versati al fisco non tornassero sul territorio sotto forma di aiuto sarebbe legittimo a quel punto chiedere alle imprese come si comporterebbero»
(nota bene: i 21 miliardi versati non rappresentano le imposte, ma il residuo fiscale, cioè quella quota di imposte pagate allo stato che non tornano sul nostro territorio)
Anche lui ha bisogno di sfogarsi, eh. Ma se continua così, alla fine facciamo solo una gran bella frittata. Ma dov’è il gallo, che di chiocce ne abbiamo già abbastanza?
Solo perché ogni tanto giova ricordare come siamo messi, quanto l’euro – cioè la “prepotenza” industriale tedesca senza la possibilità del riallineamento valutario delle economie – abbia finora soffocato l’economia italiana e stia ora stritolando la “ripresa” dell’Italia. E anche per ricordare che prima ce ne andiamo dall’Italia e meglio è.