Ecco un bell’articolo che dipinge con eleganza la cogliona formica veneta e che ha il solo difetto di riportare un dato non corretto (L’intraprendente ha nel frattempo prontamente verificato la mia segnalazione e provveduto alla rettifica ndBLOZ). L’autore parla di 200 milioni di residuo fiscale che il Veneto vanterebbe nei confronti dello stato (il residuo fiscale è la differenza fra ciò che un territorio paga in termini di tasse e ciò che al medesimo viene restituito dalla pubblica amministrazione in risorse e servizi). La cifra, di per sé, è “giornalisticamente sbagliata” nel senso che normalmente i dati si intendono su base annua, se non diversamente specificato. E su base annua il residuo fiscale del Veneto è stimato in 20 miliardi (20, non 200; ma miliardi, non milioni, quindi 100 volte tanto).
Per questo si dice che se le tasse pagate dai veneti restassero nel Veneto ogni famiglia, intendendo con essa un nucleo di 4 persone, potrebbe contare su 16.000 euro di tasse in meno, a parità di servizi ricevuti, oppure (per assurdo), nell’ipotesi di continuare a pagare le stesse tasse, in un pari importo di servizi, prestazioni ed investimenti resi dalla pubblica amministrazione (in aggiunta a quelli odierni). Dicevo che quei 200 milioni sono un dato sbagliato ma, in fondo, neanche tanto, nel senso che rappresentano semplicemente il residuo fiscale che si accumula sul territorio veneto in poco meno di quattro giornate solari: prima che sia definitivamente rapinato dallo stato italiano.
Ho preso in prestito dall’articolo segnalato la prima frase dalla quale ho tratto il titolo di questo post. Ma non si tratta di semplice ingiustizia, si tratta di conclamato sopruso. Quanto tempo ci vorrà prima che i veneti – e soprattutto i lombardi sulle cui spalle grava la maggior parte del residuo fiscale che alimenta il buco nero italiano – insorgano per riprendersi ciò che è legittimamente loro (cioè nostro)?.
Il silenzio di chi tace davanti a un’ingiustizia é colpevole nella misura dell’ingiustizia stessa. E il Veneto pare non averlo imparato. I vigneti sembrano poggiarsi su risaie, tanto l’acqua ha invaso i terreni. Le coltivazioni agricole già provate dalle intemperie e dalla grandine sono irrimediabilmente perdute. Strade dissestate e case, oggi, abitate da fango e detriti. […]
Che il Veneto vanti nei confronti dello Stato un residuo fiscale superiore ai 200 milioni di euro [20 miliardi, vedi nota introduttiva ndBLOZ], ma comunque non riesca ad ottenere i fondi per terminare le barriere architettoniche e i bacini di laminazione in cantiere da oltre quattro anni non può essere più importante degli aggiornamenti sull’asse Hollande-Merkel o della giornata mondiale contro l’omofobia.
[…] Con le immagini prese da internet, perché tanto le formiche non piangono. E se non piangi, in Italia, non hai una notizia. Perché 5 milioni di persone che hanno smesso di essere arrabbiate e che hanno imparato a vedere la soluzione a un’emergenza come l’assenza di un problema da risolvere il giorno dopo, non sono una notizia. Sono una risorsa per chi lacrima sul numero verde con cui donare piccole somme a emergenze con meno della metà dei danni ma con il doppio della visibilità. Ma sono anche la gioia di chi trae profitto dal vittimismo laborioso di chi “fa e non insegna”, dal popolo tronfio del suo pragmatismo, che non capisce di essere stato appaltato da se stesso a metà compenso. Lavora e tace, perché le valutazioni e le responsabilitá di quanto é accaduto oggi si faranno domani, dice dall’ottobre del 2010 almeno. Ma chi tace non può lamentarsi dell’ingiustizia quindi, formica, sei colpevole dell’indifferenza in egual misura. (leggi tutto su L’intraprendente)