Eh, ne saltan fuori di cose. “Trincea aerea” delle Piombade: opere di difesa complementari del Forte Alto di Col Vidal costituite da muri a secco. In fondo c’era il bunker per la mitragliatrice. Oltre (a sinistra) ci sono le Piombade di Col Vidal (che cadono… a piombo). Velate, sullo sfondo, le Dolomiti di Auronzo.
Gente, sto finendo di comporre un libro fotografico sulla Grande Guerra a Monte Piana (ultimi giorni di delirio prima di andare in stampa). Quando mi girano le pale e mi si incrociano gli occhi devo trastullarmi. Mughini si trastulla con Tory Black, io preferisco Amia Moretti (preferire: diciamo che mi fa impazzire). Ma talvolta anche il Parco della Memoria di Pian dei Buoi riesce a distrarmi.
Sto lentamente preparando il materiale per il sito. Celebreremo, come si conviene, i 10 anni della nostra attività. Già qui si può intravvedere qualcosa. Niente di che: la nostra è stata un’attività umile (non modesta, umile). E qui al Forte Basso di Col Vidal – un casermone – c’erano anche quei simpaticoni dei Servizi forestali regionali. Che giornate ragazzi, che giornate!
Mariantonia Corte Pause e Barbara Ravagnan, promotrici della petizione popolare contro la cancellazione dei posti letto assegnati al reparto di pediatria dell’Ospedale di Pieve di Cadore, invitano la popolazione ad un incontro pubblico programmato per il giorno 30/06/2014 alle ore 11.00 presso la Sala Consigliare del Municipio di Santo Stefano di Cadore.
Durante questo incontro consegneremo alle autorità presenti le firme raccolte nelle ultime due settimane a favore del mantenimento dei posti letto della pediatria di Pieve di Cadore. Abbiamo invitato il Presidente Zaia, l’assessore Coletto, i consiglieri Padrin e Toscani, il diretore generale dell’USLL n.1 Belluno Dott. Faronato, i Sindaci dei comuni del Cadore, Comelio e Sappada e tutti i politici locali
La popolazione, già pesantemente disagiata dal fatto di vivere in ambiente montano, chiede a gran voce il mantenimento di un servizio basilare quale i ricoveri pediatrici. In caso di chiusura di Pieve, i piccoli pazienti sarebbero costretti a ricoveri nei nosocomi di Belluno, Treviso e Padova che distano anche 150 Km dal Cadore. Sappiamo come la differenza fra la vita e la morte in caso di malattia può essere data non dai minuti ma dai secondi; l’elicottero in caso di maltempo non può volare e non è pensabile a lunghi trasferimenti che, ripetiamo, potrebbero rivelarsi anche fatali.
Risulta poi fondamentale per la guarigione la vicinanza dei piccoli pazienti alla famiglia e questo è possibile solo in caso di vicinanza fra l’ospedale e la casa familiare. Ricordiamo sempre che parliamo di bambini: la fascia debole della popolazione che merita la maggior tutela!
Chiediamo quindi a gran voce il diritto alla salute!
Mariantonia Corte Pause
Via Borgo Rio Muri, 2
32041 Auronzo di Cadore (BL)
Cell. 340 66 75 344
Barbara Ravagnan
Via Cella
32041 Auronzo di Cadore (BL)
Cell. 347 79 71 892
Mi spiacerebbe che @jim pensasse che ce l’ho con lui. E’ che talvolta mi sento tirato per i capelli. Per esempio quando ha sostenuto (senza cattiveria, lo ripeto) che “[…] quindi è troppo facile stare davanti ad un computer e aspettare che gli altri facciano quello che potevamo benissimo fare noi”.
A questa opinione ho ieri dato la mia interpretazione nel post la Repubblica, il bosco di Somadida, Buzzati e @jim dimostrando, spero, che anche “davanti ad un computer” si può essere utili al proprio territorio (ribadisco, comunque, per quanto sia ovvio, che i 500 km di sentieri calpestati per fare la guida non se li sono sciroppati le nostre controfigure, al computer abbiamo semplicemente “tratto le conclusioni” di un lavoro svolto principalmente sul campo, con discreta fatica e tanta “felicità”).
@jim con un commento ha prontamente chiarito che nelle sue parole non c’era davvero cattiveria, ed io ho dato atto di questo, avendolo chiarito fin dal primo momento:
Danilo non c’era cattiveria nelle mie parole,mi scuso se ho fatto intendere questo,ammetto di essere stato troppo duro. Sono convinto però,come in passato,saresti più utile fuori,sempre secondo il mio parere. Senza offesa,anzi prendilo come complimento.
Però, però, mi sorge il dubbio che il nostro @jim o sia uno smemorato oppure non sia ben informato. Il commento è chiaramente scritto in fretta, ma mi sembra di poter cogliere queste due possibili sfumature (che di seguito riformulo), dando credito quasi totale alla prima:
Sono convinto però che, come hai dimostrato in passato, saresti più utile fuori;
Sono convinto ora, come lo ero in passato, che saresti più utile fuori;
Non so se ve ne siano altre di interpretazioni, sarà casomai @jim stesso a chiarirlo, se lo vorrà, ma credo che la disputa non possa andare fuori dai confini segnati dalle due precedenti frasi e dal significato loro attribuibile. Ed ecco anche spiegato il perché mi senta “tirato per i capelli“.
Perché, vedete, chiarendo subito che nessuno me l’ha imposto, quindi ciò che ho fatto l’ho fatto per scelta assolutamente personale, l’anno scorso ho totalizzato il mio “record personale” di giornate passate alla realizzazione del Parco della Memoria, 26 in tutto (l’anno precedente furono 18, l’anno prima 22). Il buon Dalio ne ha passate qualcuna in più, perché ha iniziato fin da metà giugno a imperversare per Col Vidal.
I lavori sono svolti all’interno di un progettino che il sottoscritto ha avviato a suo tempo in qualità di presidente della locale sezione del CAI e che, finora, i presidenti susseguitisi (Paolo Scarzello e Lorenzo De Meio) hanno appoggiato con decisione (vedere qui per un eventuale approfondimento). Per la cronaca: attualmente il CAI di Lozzo ha richiesto una proroga al progetto, essendo questo formalmente “scaduto” l’anno scorso: non so ancora che decisioni abbia preso la Commissione Grandi Rischi del nostro comune.
Ad ogni buon conto, che valga la prima o anche che valga la seconda delle interpretazioni, non mi sembra che il 2012 si possa considerare “passato” né, credo, che avrei potuto “essere più utile fuori“: fuori da cosa?, dal bunker? Passare 26 giorni a Col Vidal alla realizzazione del Parco della Memoria non è abbastanza “fuori” o non è abbastanza “utile“? Dovrei forse, per essere utile, lustrare le scarpe al sindaco ed al vicesindaco? Piuttosto voto per Rospy Bindi.
Sul bollettino parrocchiale appena uscito il CAI fa una relazione sui lavori fatti sul Col Vidal,intorno ai forti. Un bel lavoro fatto grazie ad un gruppo di volontari che è doveroso ringraziare. I lavori vanno avanti da alcuni anni ed ha prodotto molto legname di proprietà comunale, a chi è stato devoluto non si capisce bene, nel prossimo bollettino sarebbe utile chiarire.
per chiarire alcuni aspetti che meritano necessario approfondimento. Il progetto a cui ci si riferiscie riguarda la realizzazione del Parco della Memoria di Pian dei Buoi i cui lavori proseguono da circa 10 anni (ben di più se consideriamo il lavoro svolto nell’apertura dei sentieri di guerra lungo i colli). Nel corso di questi 10 anni, per la parte di competenza del CAI (cioè il 98% degli abbattimenti), sono sempre stato io a decidere quali piante abbattere, in funzione della tessitura dei manufatti legati alla Grande Guerra e, in particolare, della disponibilità delle persone che via via si sono impegnate ad allestire le piante abbattute.
Il legnatico quindi (legname è una parola grossa) viene devoluto, molto semplicemente, a tutti coloro che (scusate se mi ripeto) si impegnano a trattare il quantitativo richiesto per se. Ciò non esclude naturalmente che chi lo voglia possa prestare il proprio lavoro a vantaggio di altri. Nel caso specifico le persone si devono impegnare ad abbattere la pianta, allestirla, formare i cumuli di ramaglia, asportare tutto il legnatico e rastrellare come si conviene le adiacenze (curiamo invece noi l’abbattimento per tutte le persone che non dispongono della necessaria pratica. “Noi” = Dalio col mio supporto, più morale che altro). Col Vidal, come tutti sanno, trovasi a 16-17 km da Lucius, quindi fanno 32-34 km di a+r. Il trasporto a valle ed il relativo costo è a cura del destinatario del carico, libero di farlo come e con chi vuole (noi siamo orgogliosamente liberisti, mica miopi statali). Chi non lavora, non fa l’amore. Semplice no. Basta chiedere.
Bastava (chiedere), ora è da vedere se l’amministrazione comunale deciderà di continuare con la proroga del piano di taglio – richiesta inoltrata recentemente dal CAI -, se il CAI stesso sarà ancora ritenuto all’altezza del compito visto che finora è stato il soggetto attuatore (ho fatto io il progetto e la domanda quando ero presidente del CAI, mentre Paolo Scarzello che mi è succeduto ha richiesto una prima proroga e Lorenzo ha presentato in questi giorni la domanda per una seconda). Parlando recentemente con Ubaldo al riguardo, gli ho fatto presente che se il comune lo desidera può fare tutti i bandi che vuole, personalmente non potrei che esserne felice.
Tra l’altro, in occasione della domanda di proroga (o di un nuovo progetto fotocopia del precedente), ho chiesto ai Servizi Forestali di Belluno di passare a Col Vidal per confrontarci e dare un giudizio del lavoro da noi svolto ed avere, se del caso, le necessarie correzioni di rotta. Mi sembra di poter dire, senza possibilità di smentita, che il lavoro è stato giudicato egregio.
In questi 10 anni ho cercato di coinvolgere più gente possibile, ma non uso pregare un qualsiasi dio, figuratevi se mi metto a pregare – magari in ginocchio – le persone per convincerle “a fei legne a Col Vidal”. Ricordo che da presidente del CAI, nei bollettini informativi che divulgavamo a tutti i soci (due volte l’anno), ho frequentemente segnalato il progetto del Parco della Memoria descrivendone l’andamento ed auspicando l’adesione di quanti avessero voluto contribuire alla sua realizzazione. Dicevo, “basta chiedere” !! Poi però bisogna “feile su, fei i cogoluze, ciareasele e portasele do, ntasasele, spacasele su …“. Chiaro, limpido, inteso?
Mi son sentito dire anche troppo spesso: “se fazo ben i conte, no me convien. Se le compro ca do, duto fato, le me costa manco e me le ciato anche belo spacade su”. Ognuno fa i suoi conti. E’ da considerare che se uno non dorme in piedi ed ha una discreta pratica con la motosega, un carico completo (parlo del rimorchio di Gianluigi) lo può fare in diciamo tre giornate di lavoro (senza contasela pi de tanto…). Ad Ubaldo ho anche detto che se per caso il comune ha qualche dotazione finanziaria … potrebbe usarla per portare a Lozzo le piante abbattute pro-Parco e continuare così la “pre-campagna elettorale” iniziata con le legne de Confin (avrete notato la solerzia con cui il vicesindaco faceva la spola per mostrare ad increduli lozzesi tutto “quel ben di dio”; mancia solo che i vegne a biciatele nte cusina). Ci sono poi anche fior fior di bandi GAL da sfruttare 🙂 , volendo. Basta chiedere in giro.
Se poi non fossi ben visto come coordinatore del Parco (lenga masa longa), be’, me ne farei una ragione. Sono un tipo piuttosto versatile, accetto i miei limiti e quelli che mi vengono imposti. Come ho già detto in altre occasioni, ho un solo padrone a cui so di dovermi inchinare tutte le volte che chiama, ed è il mio destino. Del resto, dopo dieci anni, con una media di 18-20 giornate di lavoro all’anno dedicate da volontario al Parco della Memoria (quest’anno 23, finora), passerei volentieri la mano a qualche baldo giovinotto dal cuore ardente di passione alle cui direttive, mansueto, mi sottometterei (qualora non fossi considerato come un vero e proprio lebbroso, nel qual caso sceglierei mesto l’esilio più lontano).
Quanto ai nomi delle persone che in questi dieci anni hanno dato il loro contributo alla realizzazione del Parco della Memoria – a vario titolo ed in misura diversa – (perché di questo si tratta, caro @lettore, essendo il legnatico un effetto collaterale del Parco, non la sua essenza, che spiriti pigri, per non dire accidiosi, non possono evidentemente cogliere), elenco che pur approssimativamente ho dettato sempre ad Ubaldo, sarà mio preciso dovere darne conto nei tempi e nei modi più opportuni perché sia pubblicamente chiaro chi ha fatto che cosa. E che cazzo !!
Se le circostanze lo vorranno potremmo inserire l’elenco, oltre che sul Bolpar, anche sul (più modesto) bolcom di probabile prossima pubblicazione. Con l’avvertenza che il sindaco, questa volta, oltre al Buon Natale ci faccia anche gli auguri di Buon 2013 (prendi buona nota, Marietto, e voi, quando lo incontrate, ricordateglielo, repetita iuvant).
Concludo segnalando, per la cronaca, che la mia relazione con la focosa Rebecca, che tuttora arde di passione, ad esclusione del primo anno in cui, pur frequentandola, risultò piuttosto frigida (per una mia colpevole carenza d’attenzioni), è veramente fruttuosa solo da tre anni a questa parte. Precedentemente, ossia in quei 6-7 anni in cui ho prestato il mio lavoro da volontario al Parco della Memoria senza sudarmi l’agognata legna (ma facendola per tanti altri), per scaldarmi aspettavo il sorgere del sole.
Premessa: come in altre circostanze passate, mi è parso che il contenuto di questo commento scritto da cagliostro dovesse apparire anche come articolo.
di Cagliostro
Nel recente passato, da qualche parte su questo Blog, credo di aver scritto che il ‘pessimismo della ragione’ sulle sorti civili, sociali, economiche e politico-istituzionali del nostro paese appariva, alle volte, attenuato ‘dall’ottimismo del cuore’ proprio considerando la qualità di certi commenti qui postati, la preparazione dimostrata dagli autori di certi interventi, la passione e l’indiscutibile amore per il luogo natìo evidenziata in più occasioni da alcuni giovani. Io, questi giovani, li considero i veri esponenti della ‘big-generation’ locale.
Quando leggo gli scritti del redattore, oppure quelli di Plinio Calligaro o di ‘Talaren’ o di qualche altro, proprio mi si allarga il cuore alla speranza e penso che a Lozzo, a dispetto di mille difficoltà di natura variegata, non tutto va poi così male. Anch’io, caro Plinio, provo piacere a dialogare su questo Bloz con persone educate ed interessate al bene comune (certi negativi ‘incontri’ del passato sono fatti da considerare ‘fisiologici’ ma non fanno testo). Per una volta tanto (si fa per dire), mi si lasci trascurare il tema della presente ‘rubrica’ sulla Lega ed il buon Calderoli per trattare l’argomento del ‘core-business’ di questo ‘Bloz’, ossia il nostro paese!
Tra le due tematiche, solo apparentemente non esiste relazione; nella realtà ci sono molte affinità ed interconnessioni: basti pensare proprio alla passione civile, all’etica ed all’interesse per l’armonico sviluppo civile e sociale del nostro territorio e, più in generale, della nostra Italia. Ieri mi sono letto tutto d’un fiato il libro di Stefano Vietina “Storie di uomini ed imprese che fanno vivere la montagna” e mi ha molto commosso ed interessato l’attaccamento alle proprie radici, la inventiva e la tenacia di non pochi piccoli imprenditori che stanno avviando nuove attività e mestieri o riconvertendo vecchie intraprese non più al passo con i tempi. Non poche sono le iniziative che, ripristinando attività e lavori di un tempo, utilizzano tecnologie e macchinari offerti dal tempo presente (in ciò riuscendo a migliorarne l’efficenza e la convenienza sotto il profilo economico).
Ricordo un mio intervento, sempre su questo Bloz, sull’argomento ‘biomasse’ utilizzato con metodologie d’avanguardia in un piccolo centro dell’Austria, assurto agli onori della cronaca e divenuto modello di sviluppo economico per quel comprensorio. Certo, leggendo il lavoro di Vietina, a qualcuno potrebbe sorgere spontaneo un sorriso di ‘compatimento’, soprattutto se la realtà attuale viene posta a confronto con quella che ha caratterizzato la nostra terra negli anno ’6o/7o/8o del secono scorso (eravamo allora considerati la piccola ‘Svizzera italiana’).
Tuttavia, va detto che l’epoca presente è epoca di transizione, è periodo di trasformazioni epocali e noi vivremo, da qui in avanti, in una dimensione del tutto diversa dal recente passato. Ed in questa consapevolezza vanno inquadrate nel giusto rilievo capacità, tenacia e lungimiranza che stanno dimostrando i soggetti citati dall’autore nel suo ottimo lavoro di documentarista (lavoro basato anche sulla falsariga di vari interventi apparsi sul Corriere delle Alpi). Tutto quanto descritto dallo studioso fa insomma bene sperare che la trasformazione socio-economica in atto consenta il permanere di un minimo vitale a presidio delle ‘terre alte’, e ciò a dispetto della grave crisi economica che ci attanaglia e dell’andamento demografico non certamente positivo.
Giovani come voi, commentatori sopra citati, dovrebbero prendere il testimone delle nostre antiche virtù civiche e costituire il nucleo di un gruppo di volonterosi che sappiano assumere responsabilità politiche ed amministrative in vista della non lontana scadenza elettorale. Lozzo ha progredito sempre, anche nell’oscuro e lontano passato quando il paese contava non più di 400/500 abitanti, ed il segreto è sempre consistito nell’amore ‘viscerale’ per il proprio territorio e per la cura del bene comune. Ricordiamoci che siamo gli eredi di chi ha scritto i Laudi e partecipava alle ‘Faule’ con autentica passione e coinvolgimento. Concludo questa mia perorazione con il pensiero di un grande, il capo Sioux ‘Alce Nero’: ”La terra non la ereditiamo dai nostri padri ma l’abbiamo a prestito dai nostri figli”. Questo significa che dobbiamo lasciare il testimone in buone condizioni a chi verrà dopo di noi.