Andando avanti di questa lena ne potremmo inaugurare parecchie anche qui in Cadore di oasi di quiete, sia con che senza presenza dell’acqua. E poi ci potremmo mettere qualche tabellone informativo (magari più idonei di questi qua), titolati “come eravamo“, per mostrare al viandante l’evoluzione della specie.
Dirò di più. A quanto se ne sa l’assessore Finozzi, in stretta osservanza a quanto disposto dall’art. 15 dello statuto regionale in tema di specificità della provincia di Belluno, è intenzionato ad inserire di default le oasi di quiete sul nostro territorio, avendole previste (con lungimiranza, come di rito) nella nuova legge sul turismo in discussione in questi giorni. ‘Na figata, come si suol dire.
Tornando alle oasi sudtirolesi: bella anche l’invenzione della definizione di “bagno rustico” da applicare al filo d’acqua che giunge da remota sorgente. Da noi sarebbe semplicemente … aga.
Sono anni che, a titolo puramente personale, incontro e confronto i dati dei flussi turistici in generale e della provincia di Belluno e del Trentino Alto Adige in particolare. E ad ogni occasione resto sorpreso come fosse la prima volta. E di primo acchito non riesco ad andare oltre l’ormai stupida domanda: “ma perché succede tutto ciò, perché?“. Ah, me ne dimenticavo: nel 2012 la provincia di Belluno ha registrato una perdita dell’1,8% di presenze, la Val Pusteria un aumento dell’1,5%. Relativamente ad un anno non sono dati su cui piangere od esaltarsi: sono i trend che, in mancanza di un cambio di marcia, condannano la provincia di Belluno e lasciano ben sperare la Val Pusteria e tutto l’Alto Adige.
(mappa rielaborata dal BLOZ tratta da “Turismo in alcune regioni alpine – 2010 – ASTAT”)
p.s. A metà del 2011 pubblicai un articolo richiamando un rapporto dell’ASTAT che descrive il trend del flusso turistico aggiornato al 2010 in alcuni comprensori alpini di Svizzera, Austria, Germania e Italia che “gravitano” attorno all’Alto Adige e con i quali il medesimo si misura e confronta costantemente. Il rapporto considera le sole presenze alberghiere, ma dà una descrizione precisa dei rapporti reciproci in campo.
Qualche giorno fa ho provato, senza successo, a rispondere al quesito: “Il Monte Fuji, in Giappone, è candidato a entrare nella lista dei siti Unesco. Farà concorrenza alle Dolomiti?“. Non ho fatto mistero che il dilemma è profondo e controverso. Ribadisco che, restando nel paese del Sol Levante, mi sarebbe più facile investigare le perturbazioni sul mercato elettrico a seguito dell’arresto della centrale di Fukushima o, meglio ancora, l’incidenza sui mercati mondiali del devastante tsunami del marzo 2011. Per dire, ho trovato una correlazione positiva tra tsunami ed aumento del costo medio del whisky venduto sulle coste groenlandesi.
Detto questo, mi sono imbattuto in un video promozionale relativo al sistema dei trasporti elvetici a supporto del turismo. E poi mi sono imbattutto in Finozzi e quelli del CAI veneto che recentemente si sono gonfiati il petto con la banda larga nei rifugi ed i “sentieri parlanti”. Mi son detto, “le due cose si somigliano“, e sono qui a parlarne. Della banda larga nei rifugi ho già scritto (qui e quo), dei sentieri parlanti non ne ho voglia: fate conto che sia come una bambola parlante, quelle che balbettano “ho male al pancino, devo fare la pipì, ho la febbre ecc”, solo che georeferenziata.
Il progetto, innovativo ça va sans dire, regionalmente pataccato come “d’eccellenza“, cosa che ne garantirebbe il successo “a priori” (che sia questa una battuta?), è dedicato alle “Dolomiti Patrimonio dell’Umanità”: be’, ci sono, c’è anche la relativa Fondazione, sarebbe un peccato mortale non coinvolgerle. Già detto mille volte: nel turismo tutto fa brodo. Del resto, se proprio non hai un palato sopraffino, un discreto brodo lo fai anche con carne di pantegana (basta eliminare la coda).
Nel video che descrive lo Swiss Travel System e che è ovviamente autocelebrativo, una coppia asiatica – più precisamente giapponese e residente alle falde del Monte Fuji (che fervida fantasia che mi ritrovo) – giunge in Svizzera e ritira lo “Swiss Pass” (non che sia gratis eh!) con il quale si può girare la confederazione con … un “certo grado di libertà”.
Ammetto che non ho ancora trovato risposta a quella domanda (… farà concorrenza alle Dolomiti?)! Però è entusiasmante sapere che in Svizzera si portano i treni sopra i 3000 m (così, per dirne una), mentre qui in Veneto, nello stesso momento in cui è messa in dubbio l’esistenza della stazione di Calalzo, con tutto ciò che ne conseguirebbe in termini di impatto su un turismo già imbolsito, si porta la banda larga nei rifugi. Finozzi: quanti altri “miracoli” come questi, superbi oltre ogni umana immaginazione, ci dobbiamo aspettare?
Solo qualche giorno fa si parlava di geronto-vacanze e relativa corsa all’oro in chiave cadorina da scatenarsi (o è già scatenata?) da parte dei vari fornitori d’accoglienza delle nostre contrade dolomitiche. Va ritenuto elemento determinante per la riuscita dell’operazione in ambito comprensoriale la presenza e perfetta efficienza del nosocomio (il meno letterario “ospedale”), nei servizi del quale – in particolare quelli di rianimazione – i vegliardi viandanti porrebbero solida ed essenziale fiducia. E’ per questo – null’altro che per questo (perlomeno ce l’auguriamo) -, che il sindaco di Pieve ha definito l’ospedale “attrazione turistica“.
In ambito turistico, si sa, non sono molte le cose che ci si può davvero inventare dal nulla, essendo il minestrone bollito e ribollito ad nauseam. In poche parole, ci si deve confrontare quoditianamente con una feroce quanto spietata concorrenza. In questo senso va segnalata la calata degli “attempati alemanni felici” che dalle ubertose terre austriache, temerariamente, si stanno spingendo fino alle profumate terre pugliesi. Perla fra le perle la stupenda vena poetica del governatore Vendola: «gli austriaci … catturano frammenti della nostra regione che poi raccontano, diventano ambasciatori della Puglia nel mondo».
«È l’inizio di una fase nuova. Quando migliaia e migliaia di austriaci entrano nella nostra realtà, sentono i profumi, gustano i sapori, catturano frammenti della nostra regione che poi raccontano, diventano ambasciatori della Puglia nel mondo».
Così il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo ieri mattina insieme all’assessore regionale al Turismo e Mediterraneo Silvia Godelli alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa per i turisti provenienti dall’Austria “Senioren Reisen Austria”. L’Associazione dei Pensionati d’Austria, ha scelto infatti la Puglia per il suo viaggio primaverile in Italia, per il quale sono attesi nella nostra regione, … circa settemila partecipanti a cavallo fra aprile e maggio.
Orsù quindi, fornitori d’accoglienza dolomitica, perché se la stagione primaverile dei 7.000 “Senioren Reisen” è per ora appannaggio della Puglia (domani sarà Toscana, Umbria, Campania, Sicilia, Emilia-Romagna,Veneto …), resta sempre da contendere quella estiva (forse), facendo leva su “tutto quel caldo che farà” (per fortuna i vecchietti non dipongono più di una efficiente termoregolazione) e sul patrimonio dell’umanità bla bla bla che, l’abbiamo visto in questi anni :-), tira che è una meraviglia. E considerato che sono settantenni, la quasi totalità di loro non ha neanche bisogno del catetere e della sacca di soluzione fisiologica compresa nel prezzo.
Tutto fa brodo ragazzi, nel settore turistico ancor di più! Affermata questa sacrosanta verità, è perlomeno singolare veder reclamizzato l’ospedale come attrattiva turistica. Certo, se il tuo target diventa la quinta età, la vicinanza, direi quasi la prossimità del gerontocomio, diventa quasi una necessità … vitale. Del resto sono ormai vent’anni che il turismo cadorino si alimenta prevalentemente con frotte di turisti della terza età: voglio dire che, col tempo, la realtà ti spinge prepotentemente verso la specializzazione.
Succede perciò che all’età dell’oro – così chiamata e reclamizzata per non suscitare il risentimento dei longevi che si trascinano per gli alberghi che, proprio per questo, assumono l’aspetto di case di riposo estive – subentra o si affianca l’età del catetere deambulante, o poco meno. Se con quelli dell’età dell’oro, in funzione delle loro diminuite pretese sopraggiunte con gli anni, te la cavi con un piatto di minestrina e una polpetta (gli alberghi sono sempre pieni di polpette con cui si ricicla tutto quello che è … avanzato), con quelli della quinta età devi solo preparare alcune sacche di soluzione fisiologica.
In Cadore l’invecchiamento della popolazione è in atto da sempre, anche quando c’era la spinta economica fornita dall’occhialeria. Invecchia la popolazione ma aumenta – di converso – la saggezza, ci si adatta ai tempi fino a cavalcarli. Ci si deve aspettare, a breve, una pubblicità-progresso in cui il Cadore verrà dipinto come una specie di Florida perfetta per l’estivazione dei vegliardi. A margine di queste brevi considerazioni un consiglio: del nosocomio, allargate il reparto pneumo.
Però è vero: oggi come oggi le frotte detentrici di terza-quarta-quinta età sono le uniche ad avere ancora qualche capacità di spesa (almeno finché l’INPS non imploderà) e, soprattutto, tanto tanto tempo a disposizione (la rituale osservazione dei lavori per le strade distoglie solo i maschietti ed anche le femminucce, dopo un chilometro di “uncinetto”, sentono di aver bisogno di una qualche forma di svago). Affrettiamoci quindi, prima che sia troppo tardi!!
Quando i vegliardi verranno a sapere (come? ma cercandolo su gerontopedia.old no!) che quello che gli raccontano più spesso, cioè che in montagna c’è più ossigeno e si respira quindi meglio, è in realtà vero solo se hai la forchettina infilata nel naso con la bombola dell’O2 tra le ginocchia, daranno il via alla più vasta onda di sdegno mai vista sulla faccia della terra.
A chiusura di quanto scritto, ritengo superbamente emblematico il titolo dato al seguente video: “Le nuove Frontiere del Turismo”.
p.s. rilevata per il prossimo futuro l’assenza del passaggio autostradale, stante i disagi che terza, quarta e quinta età dovranno superare nell’affrontare la trasferta estiva, è da ritenere che sorgerà un florido servizio di elitrasporto: “Gerontofly Cadore“.
Veneto.to è il portale del turismo veneto della Regione Veneto (in questi giorni Zaia ha dato una plausibile 🙂 spiegazione del perché abbia scelto di registrare il dominio del turismo veneto con il suffisso .to delle Isole di Tonga). Da una regione che conta 65 milioni di presenze turistiche ti aspetteresti qualcosina di più, sia in senso generale, riguardante cioè l’intero Veneto, sia specifico quando riferito alla nostra montagna.
Metti, per esempio, la proposta e descrizione di itinerari naturalistici in montagna. Salta fuori una mappa sulla quale sono individuati, per quanto riguarda il Centro Cadore – Comelico, quattro luoghi: Misurina – Tre Cime (non funzionante), Misurina, Val Comelico e Sappada (per la Val Boite c’è Cortina e San Vito). Una pena assoluta. Se poi clicchi lateralmente su “Laghi”, salta fuori un’icona posizionata (vagamente posizionata) nei pressi del lago di Misurina, regolarmente non funzionante, con la didascalia “Laghi del Cadore” (si dovesse leggere, un giorno, scopriremmo probabilmente che vi è qualche riferimento anche al lago di Auronzo ed a quello Centro Cadore).
Se poi, ancora, passi alle altre tipologie di itinerari, ossia quelli culturali, enogastronomici, religiosi, sport e turismo, famiglie e scuole, quello che ti viene proposto sulla mappa principale è lo stesso piatto cotto e ricotto. Sempre gli stessi link, sempre la stessa sbobba ti costringono a guardare. Devi passare ai link sottostanti la “mappa principale” per iniziare a vedere qualcosa di diverso (Foresta di Somadida, per esempio). Che senso ha proporre su una mappa ridondante i soli dati d’area macro (più che macro sono semplicemente “grezzi”) quando la si potrebbe usare per dettagliare percorsi specifici (la mappa viene usata cioè come una foto del luogo-itinerario, non come strumento di georeferenziazione e contemporanea accessibilità ai link che quei luoghi-itinerari descrivono).
Come direbbe Crozza-Bastianich in BastardChef: “Oh shit! Vuoi che muoro? A una cosa così il mio cane ci piscia sopra, no! Assessore al turismo, tuo padre andava a pesca con canne di bambù?; da piccolo ti hanno forse legato alle palafitte? Mi stai diludendo!! “. Se la parte del sito che riguarda il Cadore lo facevano fare ad un gruppo di foche monache, anche non addestrate, riusciva molto meglio. Provare per credere.