(pseudo precisazioni pseudo tecniche sull’argomento: Lozzo è o non è il paese dei mulini e degli antichi sentieri? — argomento già trattato il 16 luglio 2009)
Slogan turistico: Cortina non ce l’ha, Canicattì e Corfù neanche, Bordano -nel gemonese- è invece il paese delle farfalle, mentre Pieve a suo tempo, pur senza averne dato i natali, s’era proclamato paese di Babbo Natale e Auronzo, quando sì quando no, si ricorda d’essere il paese delle Tre Cime. Lozzo, dal 2002, ha provato a farsi riconoscere come il paese dei mulini e degli antichi sentieri.
Se da quel lontano 2002 la depliantistica, la cartellonistica e, più in generale, la pubblicistica riferita alle attività turistiche -su carta e online- è stata bollata con quello slogan, non è per opera dello spirito santo o del meno blasonato spirito cufoleto, ma per il semplice motivo che quello slogan era stato concordato con l’amministrazione comunale del tempo, sindaco Alessandro Da Pra.
Riprendo quello che scrissi nel post citato in apertura:
Il 4 marzo 2002 scrissi la seguente lettera-relazione al sindaco Alessandro Da Pra che incontrai, pochi giorni dopo, assieme al vice-sindaco Giosuè Baldovin, e che mi confermò di aver fatto propria l’idea […]. Ad agosto di quell’anno, come evidenziato nel post scriptum nella lettera citata, il sindaco Da Pra determinò che lo slogan con cui il nostro paese avrebbe cercato di distinguersi sarebbe stato: Lozzo di Cadore, il paese dei Mulini e degli Antichi Sentieri.
E’ poi vero che le amministrazioni comunali che si sono succedute da allora (che per quanto riguarda il turismo mi sono sempre apparse come tante cioche nte loda) hanno dimenticato questo argomento lasciandolo nel limbo (cioè evitando di prendere decisioni che confermassero, cambiassero o cancellassero quello slogan).
E’ evidente che un ipotetico consorzio turistico privato potrebbe anche immaginare Lozzo come il paese delle cocorite, facendo in modo che i propri soci possano utilizzarlo in tutte le occasioni ritenute opportune; ma nella nostra realtà è evidente che deve essere l’amministrazione comunale a coordinare la cosa e definire, se ritenuto opportuno, lo slogan con cui dare carattere al paese (in senso turistico).
Mi auguro pertanto che questa nuova amministrazione voglia affrontare l’argomento “slogan” e fare la necessaria chiarezza. Sul teniamolo, modifichiamolo, integriamolo, cambiamolo, ritorno a quanto già scritto a suo tempo:
- ciò che è importante, in particolare in ambito turistico, è che una mèta di soggiorno turistico sia capace di distinguersi in qualche modo, e che questa capacità sia condensata in uno slogan distintivo;
- se lo slogan distintivo fin qui adottato, Lozzo di Cadore, paese dei Mulini e degli Antichi Sentieri, non sembra adeguato allo scopo, nessun problema, cambiamolo!;
- se invece risulta adeguato USIAMOLO!;
Al solo ma essenziale scopo di fare chiarezza su un argomento che è più strategico di quanto non appaia, sembrerebbe poi opportuno che il Sindaco, che ha assunto a sé l’assessorato al turismo, chiarisca a tutti gli operatori i termini della questione.
Confermato lo slogan attuale o stabilitone uno nuovo, qualora lo si ritenga opportuno, ogni operatore si sentirà impegnato a diffonderlo nel miglior modo e in tutte le occasioni possibili. Quello pubblico od istituzionale su ogni documento, quello privato tutte le volte che ne avvertirà l’ opportunità. Senza incertezze e con uno scopo comune.
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p.s. attenzione a non credere che il riferimento ai mulini sia dovuto a una qualche forma di singolarità che Lozzo avrebbe rispetto ad altri paesi: di mulini è pieno zeppo tutto il Veneto e tutto l’arco alpino, perlomeno lì dove c’è un corso d’acqua che attraversa o lambisce un paese; nella storia Lozzo rappresenta certamente un esempio mirabile dello sfruttamento della forza idraulica ma non più di tanti altri luoghi (vedi per esempio gli opifici sul Rio Pondarin e Rio Ostera ad Auronzo); tuttavia a Lozzo abbiamo le ricostruite ruote idrauliche che hanno un sicuro effetto scenografico.
Allo stesso tempo il riferimento agli Antichi Sentieri non presuppone necessariamente che i medesimi siano percorribili: il progetto ha avuto primariamente una valenza antropologico-culturale perseguendo lo scopo di salvare dall’abbandono l’estesa rete viaria rurale di un tempo, solo secondariamente si è colta l’opportunità di proporre una parte di questa rete – gli Anelli e Vie – come una sorta di museo all’aperto fruibile ad un selezionato escursionismo attento ai valori di carattere storico-etnografico.