Frattini è come un francobollo. Se vuoi che stia fermo lo devi leccare. Altrimenti si muove, gira, si spazientisce e dichiara.
(ASCA) – Roma, 19 ott – Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ribadisce che il decreto sviluppo va fatto subito e non puo’ essere a costo zero. In un’intervista al Foglio dice che ‘‘i soldi si trovano, a Tremonti lo spiego io se necessario”.
Mandarlo in Africa a drizzare banane, come più volte ipotizzato non è più sufficiente. Consola il fatto che se Tremonti dovesse avere qualche defaillance, la “dolce euchessina” è in grado di sostituirlo quasi senza colpo ferire.
Ieri il Governo non si è visto approvare l’art. 1 del “Rendiconto”. La Maggioranza era distrattissima, la Minoranza ha fatto uscire un po’ di truppa per indurre in tentazione la controparte, per poi farla rientrare al momento del voto. Tattiche da Prima Repubblica a matrice “proporzionale”. Ma fa parte del gioco. I giochetti che la Casta sta conducendo sulle nostre spalle.
Comunque il Governo è andato sotto di un voto. E le Opposizioni giù in coro con “Berlusconi dimettiti“.
Coproliti deambulanti. Emerite teste di cazzo del PD (parlo degli onorevoli), emerite teste di cazzo dell’IdV ecc. ecc., adesso che i sondaggi vi danno bene in sella (riunendo le confraternite catto-comuniste, compresa la componente radicale di quei veri mangiatori di bambini che sono i SEL, quelli che a Roma hanno da poco ineggiato a Steve Jobs come icona) fate la voce grossa eh?
E che dire di tutte le volte che, compiacenti, avete permesso a questa Maggioranza di andare avanti votando a spron battutto i loro provvedimenti? Guardate i primi lacchè della lista stilata da Openpolis che hanno salvato la maggioranza ed il numero di volte che l’hanno fatto: Bersani (2306), Di Pietro (2019), D’Alema (2003), Fioroni (1951), Franceschini (1534), Turco (1519), Melandri (1361), Veltroni (1317). Coproliti deambulanti. Merde. Merde di sinistra (menistra).
Ma ci sono anche quelle di destra (mestra). L’impasto parlamentare, tranne rare eccezioni, dà vita al Parlamerdaio che conosciamo. Concime per fiori. Nulla più.
Il Mago Superministro e sempre primo della classe Giulio Tremonti, il più superbo e arrogante ma, nondimeno, peggior ministro delle Finanze che abbiamo avuto (dopo Visco), si dice sicuro di poter vendere l’argenteria di famiglia, rappresentata dal patrimonio dello Stato, non tanto per per far tirare un sospiro di sollievo a quest’ultimo imbolsito di debiti, quanto per rilanciare l’Italia fra le nazioni “per bene” dell’Europa.
Ma non crediate che il Mago sappia già come fare. No, questa volta no. Il turlupinatore e abbindolatore, questa volta, ha scelto la via della wikicrazia. Ieri il ministrero dell’Economia e delle Finanze ha diramato un comunicato stampa nel quale si dà notizia dell’attivazione di un indirizzo email destinato a sconvolgere le modalità con cui lo Stato si relaziona con i cittadini.
La casella di posta dovrà servire a “Proporre norme e modelli per la valorizzazione del patrimonio pubblico“.
[…] Per consentire a tutti i soggetti interessati di formulare proposte che consentano di accelerare i processi di valorizzazione del patrimonio pubblico senza far venir meno le tutele proprie dei beni pubblici, il Ministero dell’economia e delle finanze, tramite l’Agenzia del Demanio, ha attivato, da oggi, la casella di posta elettronica patrimonio@agenziademanio.it.
Le proposte potranno riguardare modifiche normative, modelli di valorizzazione o progetti per specifici beni individuati, nonché metodologie e risultati ottenuti da esperienze pregresse, anche internazionali. […]
Chi era che diceva che Tremonti non aveva più idee? Ne aveva ancora una. E con questa astuta quanto semplicissima proposta, ha levato dal campo ogni possibile fraintendimento. E non è più vero che Voltremont sa tutto lui. Talvolta ha il bisogno di essere consigliato. Sotto a chi tocca. E non si dica più che il superministro è un accentratore. Da oggi Tremonti può fregiarsi del titolo di “primo” ministro wikicratico d’Italia.
Traggo da un articolo apparso su Lavoce.info dall’eloquente titolo “Compensi d’oro delle Regioni. Senza merito” che, come già successo per i compensi della Casta parlamentare (ripresi anche sul BLOZ), mette in relazione quelli della Casta regionale con il prodotto interno lordo (PIL) della regione amministrata.
Nell’articolo vengono proposti altri grafici significativi nei quali vengono correlati i compensi dei consiglieri con la disoccupazione, quelli dei presidenti di regione con PIL e disoccupazione ed infine le correlazioni vengo proposte in relazione alla variazione del PIL negli ultimi 5 e 10 anni. Qui metto in evidenza il solo primo grafico, per il resto si veda l’articolo lincato.
Nota: Indennità consiglieri: indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir. Pil pro capite 2008, fonte Eurostat. La retta di regressione (indennità = 10857.17 – 0.914*PIL p.c., R quadro = 0.08) è stata stimata per mezzo dei minimi quadrati ordinari.
Quasi quasi ne volevo prendere le difese, quando i cani parlamentari hanno cominciato a latrare e ringhiare perché lui, il Mago Tremonti, se n’era andato in America invece di restare a salvare l’amico cu e braga Milanese, quello che gli ha affittato “sottobanco” l’appartamento che usava a Roma fino a poco tempo fa. Quasi fosse un fatto d’onore.
Milanese se l’è cavata (e con lui lo stesso Tremonti e forse il governo intero) per pochi voti, sei. Ma vi pare che si possa tollerare che in un’Italia nelle condizioni che sappiamo, gli uomini che dovrebbero governare la crisi si gettino addosso vicendevolmente accuse e veleni come è successo nel Pdl per questa ultima questione? Certo, il passaggio parlamentare era delicatissimo per la Casta e rischiava di essere il “casus belli” dell’implosione della maggioranza. Ma così non è stato, chiappe salve, per ora.
(ANSA) – WASHINGTON, 24 SET – ”Come al solito l’Italia viene vista molto meglio dal di fuori che dall’Italia stessa”: lo ha detto il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, a margine dei lavori dell’Fmi. ”Siamo messi molto meglio di quanto si possa immaginare i nostri conti sono valutati positivamente. Abbiamo fatto molto piu’ di altri ora dobbiamo fare di meno. Ma bisogna fare di piu’ per la crescita, attraverso un’azione collettiva”.
Mi è venuto in mente allora un ottimo articolo di Stefania Rimini uscito il 16 agosto sul Corriere della Sera.it nel quale viene presentata una carrellata di ciò che alcuni valenti economisti sostenevano “in tempi non sospetti”. Marco Pagano, Sandro Trento, Fedele De Novellis e Mario Seminerio dicono la loro sulla crisi del nostro Paese (con relative videointerviste). Alla fine l’autrice ci fa il regalo di un video nel quale il Mago tenta di convincere la platea che “tutto è ok”, che sono i giornalisti a gonfiare di nero la situazione perché hanno “l’idea che solo le cose negative fanno notizia”. E poi, supplichevole: “Una preghiera, un’idea: una volta tanto scrivete una cosa positiva, no?”
Era il 9 maggio 2011. Un po’ di ottimismo, sollecitava il ministro. Poco tempo dopo siamo sprofondati nell’incubo più nero. Prima fase. Ora che si sta profilando la seconda fase dello sprofondamento, quello dove si rischia di farsi davvero male e per tanto tanto tempo, Voltremont se ne esce con quel sibilo: «Abbiamo fatto molto piu’ di altri ora dobbiamo fare di meno. Ma bisogna fare di piu’ per la crescita, attraverso un’azione collettiva». Impalpabile.
«Non mi dimetterò mai, ho i numeri per andare avanti, alla crescita ci penso io»
e questo, di cui riporto solo l’ultimo (disperante) paragrafo, per dire che quando succederà sarà come per le punture PIC (già fatto?) :
Ma le dinamiche delle crisi non sono affatto graduali: quando la domanda di titoli di stato da parte straniera e da parte dei piccoli risparmiatori si riduce, le banche un po’ perché subiscono la moral suasion del Tesoro un po’ perché hanno interesse a tenere a galla il mercato acquistano e stringono i denti mettendo a repentaglio la solidità patrimoniale. E’ per questo che le azioni delle banche italiane (e di altri paesi, in particolare la Francia) perdono continuamente in Borsa. In Portogallo il brusco finale di partita lo decretarono gli istituti di credito informando congiuntamente il governo che non avevano più margini per gli acquisti del suo debito. La decisione di S&P è un preludio. Ma non di Chopin.
ho il bisogno di giocare con le bandiere. Mi scarica la tensione e mi aiuta a contenere la perdita della memoria.