Nella rubrica “I lettori de Il Cadore protagonisti” del numero di febbraio 2015 viene dato spazio ad una lettera di tale Omar Basei che si lamenta dell’ignoranza geografica. Nel caso di specie un famoso portale – TripAdvisor – avrebbe inserito le Tre Cime di Lavaredo in provincia di Trento.
Premessa: no, non è simpatico che le Tre Cime di Lavaredo – e nessun altro luogo: è toccato per esempio a Cortina e ad altre località – siano attribuite, per ignoranza o altro, ad unità amministrative diverse da quelle da cui dipendono. Se restiamo nel solo ambito dell’ignoranza geografica, ok, accettiamo lo sforzo di combattere contro i mulini a vento: la realtà è che l’ignoranza (nei grandi numeri) è un fenomeno universale incontrastabile (come la menzogna). Però è giusto segnalare tutti gli svarioni e pretendere che siano corretti, tanto più su siti che “trattano la materia” e quando lo sbaglio è, come in questo caso, veramente grossolano.
(digressione: va detto che su TripAdvisor l’indirizzo del luogo – Tre Cime di Lavaredo – è “Sesto Dolomites | Auronzo di Cadore, 32041, Italia” e che il sito web indicato punta a hotelvalpusteria.it; va inoltre detto che gli “Hotel vicino a Tre Cime di Lavaredo“, come si vede in figura, sono tutti e tre correttamente georeferenziati (1 Sesto, 2 Misurina), come del resto lo sono – nel complesso – tutti e 36 (a parte, per lontananza, quello sul passo Monte Croce e quello a Pratopiazza); va anche detto che se si dovesse trattare di una “spudorata operazione commerciale” (è questo uno dei dubbi dell’estensore della lettera), sarebbe a tutto discapito dei trentini che utilizzerebbero una perla della “loro provincia” – prima in classifica su 260 attrazioni – per dirottare clienti su Misurina-Sesto-Dobbiaco in provincia di Belluno e Bolzano).
Detto questo, resta da capire perché il nostro ligio geografo entra in palese contraddizione quando si rivolge al direttore de il Cadore:
Caro direttore, cosa possiamo fare per comunicare a tutti che le Tre Cime di Lavaredo sono soprattutto della provincia di Belluno?
Da anni l’Alto Adige ne sfrutta l’immagine partendo dal presupposto che le tre pareti nord ricadono nel suo territorio. A questo ci siamo abituati anche perché non abbiamo mai saputo reagire in maniera intraprendente ed efficace. […]
Oh perbacco! Il titolo del “pezzo” recita: “L’ignoranza geografica non ha proprio confini“. Ordunque, che vorrebbe dire “A questo ci siamo abituati” che fa seguito a “Da anni l’Alto Adige ne sfrutta l’immagine partendo dal presupposto che le tre pareti nord ricadono nel suo territorio“?
Perché, non è forse vero che il confine odierno tra le province di Belluno e Bolzano corre in cresta alle Tre Cime perlomeno dal 1753? E allora, l’Alto Adige non sarebbe pienamente legittimato “a sfruttarne l’immagine”? Non dovrebbe? O forse dovrebbe farlo solo “in parte”, diciamo per il 33%? In base a quale ragionamento… geografico?
Se noi di qua dal confine non avessimo voluto “abituarci” a questo loro comportamento, cosa avremmo potuto fare (“reagendo in maniera intraprendente ed efficace“)? Schierare i carri armati bellunesi sulla linea di confine?
Si rende poi conto, il nostro geografo, che dicendo che le Tre Cime sono “soprattutto della provincia di Belluno” ci induce a ritenere che il valore che egli attribuisce loro si debba misurare un tanto al chilo? Sì, perché se dovessimo vendere le Tre Cime un tanto al chilo, letteralmente, quella che ne guadagnerebbe di più sarebbe la provincia di Belluno, perché morfologicamente i 2/3 circa della mole rientrano nel suo territorio.
Ma come è noto a tutti, nonostante io ritenga il versante sud immensamente poetico, quello nord – altoatesino – non è da meno e, anzi, è ritenuto dai più “il migliore”, il pù nobile e fiero fra i vari offertici dalla Trinità, nonostante la sua massa – in virtù delle pareti piombanti – sia alquanto inferiore al primo.
Una foto, un’immagine, un sogno … non si “vendono” né a peso né a volume.