A parte quanto già detto in Rizzo, la promozione turistica e le ‘cassate’ siciliane a riguardo della sottostima delle presenze turistiche in Sicilia (regione scelta perché ha più o meno la stessa popolazione del Veneto), ragionamento che va applicato a qualsiasi altra regione anche se i differenziali tra presenze registrate e reali si assotigliano da sud a nord, ecco presentata l’infografica apparsa sul Corriere della Sera a corredo dell’articolo di Sergio Rizzo.
Presento anche un secondo grafico con una diversa rappresentazione dei dati. Dicevamo, nell’articolo citato, delle “specialità“. Lasciando stare quella siciliana, basti pensare al pozzo senza fondo dell’ARS – l’assemblea regionale siciliana – finanziato dal nord, rimaniamo alle nostre latitudini e diamo uno sguardo alla specialità valdostana. Per portare a casa poco più di tre milioni di presenze la specialissima Val d’Aosta spende in promozione 16,1 euro per presenza (invece del depliant o del passaggio radiotelevisivo devono aver mandato in giro ai fortunati un kit di formaggi per la fonduta compresa la pentolona per la fusione dei medesimi).
Anche lo speciale Friuli Venezia Giulia non scherza con 8,8 euro pro presenza ed è compassionevole il Trentino (la provincia autonoma di Trento), specialissimo, che deve spendere 6 euri per trascinarsi a casa 15 milioni di presenze. Onore al merito a chi è comunque specialissimo, l’Alto Adige (provincia autonoma di Bolzano), ma troneggia non solo dall’alto dei 28 milioni di presenze ma anche per spesa pro presenza che si attesta a 1,5 €, valore a quanto sembra ragionevole.
Gigante incontrastata (se guardiamo alle statistiche ufficiali) la Regione Veneto, che speciale non è, che surclassa tutte le altre regioni con 62 milioni di presenze ed una spesa promozionale per presenza di 0,6 €, vergognosamente bassa (è il francobollo della lettera spedita in giro dalla Regione Veneto: “quest’anno, per favore, potresti farti le vacanze da un’altra parte?”).
Anche questi dati, come molti altri, dovrebbero chiarire come l’assetto federale dell’Italia sia l’unica possibilità di scostarsi dal bordo del baratro cui l’Itaglia, repubblica bananiera, è diretta: ognuno (regioni, province) deve essere padrone della propria fiscalità con la quale gestire la propria esistenza, in sana concorrenza con tutti gli altri soggetti. Be’ certo, l’indipendenza è un’altra cosa ancora.