Confindustria Belluno Dolomiti e lo sbocco verso sud
Solo qualche giorno fa chiedevo ai confindustri di rendere pubblici i dati dai quali desumere che alla provincia di Belluno servirebbe come non mai lo sbocco verso nord (e sostenevo “che razzo vuoi portare verso nord?”). I confindustri di Belluno Dolomiti si sono fatti vivi (non certo per rispondere a me) con tal Formenti, presidente della sezione Industrie dei Trasporti, che però non ha portato in dono dati ma la solita aria fritta.
La strada della ripresa economica porta a nord. Confindustria Belluno Dolomiti ribadisce, con forza, la necessità di realizzare il così detto sbocco a nord, vale a dire il collegamento viario con l’Europa.
Ma tal Formenti dismette gli abiti di transporter e si veste per un attimo con quelli del J.M. Keynes de noantri adducendo che:
«Dopo ogni crisi – afferma ancora Mauro Formenti – la ripresa economica è alimentata dalla realizzazione di opere pubbliche. Noi ci troviamo proprio in una situazione di crisi diffusa e, in più, abbiamo l’esigenza di realizzare un collegamento diretto e più veloce verso nord. Rinunciare a quest’opera significherebbe, perciò, privarsi di un fondamentale volano di sviluppo per il manifatturiero, per l’edilizia e per il turismo».
Teoria che di per sé non è sbagliata, se valutata nei suoi aspetti macroeconomici, ma che andrebbe un attimino contestualizzata. Per esempio, potrebbe fornire, il keynesiano de noantri, l’esempio di uno scenario “keynesiano” che non sia il New Deal o la ricostruzione post-bellica – entrambe ambientazioni che appaiono alquanto sinistre alla luce di quanto avvenuto e registrato dalla storia? Fa forse riferimento alla Salerno- Reggio Calabria o alla Valdastico Pi.Ru.Bi (segue risata sardonica)?
Sempre per esempio, per riferirci all’ultima profonda crisi prima di quella (innescata nel 2008) in cui siamo tuttora immersi, cioè quella del 1992: può elencare le opere pubbliche che hanno permesso all’Italia di venirne fuori? Può iniziare subito a spremersi le meningi, può farlo anche aiutandosi con un torchio, ma uscirà ben poco: può invece smettere gli abiti keynesiani e vestire per un breve momento quelli di Celentano, tanto per dare brevissimo cenno al concetto di svalutation (ricorda Formenti lo SME e l’uscita dell’Italia dal medesimo con la successiva immediata ripresa della crescita?).
E’ cosciente tal Formenti che ogni discesa non è altro che una salita per chi la percorre in senso inverso? E’ cosciente che ogni sbocco verso nord diventa uno sbocco verso sud per chi sta dall’altra parte? Non è detto che sia un male, ma solo per puntualizzare. E veniamo al perché “le grandi opere” non servirebbero ad una beneamata mazza neanche nel bellunese (cosa diversa sarebbero i collegamenti intervallivi e gli interventi per fluidificare il traffico sulla direttrice esistente).
E’ in grado Formenti di valutare questa tabella (clicca per ingrandire)? Suppongo di sì. Come mai la bilancia dei pagamenti dell’Italia verso la Germania è sempre stata positiva (cioè noi esportavamo più di quanto importavamo) o in sostanziale pareggio fino all’entrata in scena dell’euro? Pensa te: senza nessuno sbocco verso nord che “aiutasse” i nostri prodotti noi eravamo “più bravi” degli alemanni. Con l’entrata dell’euro la nostra capacità di competere è andata a farsi fottere ed abbiamo iniziato ad accumulare debito verso l’estero. Creda a me, Formenti: questi squilibri territoriali, che stanno frantumando il tessuto economico di tutto il norditalia, non sono compensabili neanche con 10 sbocchi verso nord.
La storiella che lo sbocco verso nord sia “strategico per la crescita economica della nostra provincia” non solo è del tutto patetica in questo contesto storico ed economico, ma dimostra profonda ignoranza dei problemi economici, ignoranza della quale i nostri confindustri sono degni rappresentanti.
(tabella via @borghi_claudio)