Premessa: il discorso (lunghetto) che segue non è sui “massimi sistemi”, provo ad affrontare la questione “leggendaria” per la quale le province autonome di Trento e Bolzano “prendono un sacco di soldi dallo Stato italiano”. Che le province autonome siano in grado di trattenere per sé, come in ogni buon federalismo, la maggior parte delle imposte raccolte sul proprio territorio – in questpo caso il 90% -, è cosa nota. Ma nel fare questo – è chiaro – non stanno ricevendo soldi dallo stato, stanno usando le proprie risorse.
Già mi vien da ridere per il fatto che un lettore si appelli a Mario Monti pensando, perché è questo che pensa questo lettore, di veder così risolto il problema. Ormai l’abbiamo capito in tanti che Monti è un professorino furbetto, con approssimative conoscenze di economia ma con vistose inclinazioni politicanti: un vuoto a perdere con una ereditata buona credibilità a livello europeo.
Ma andiamo avanti. C’è dunque un lettore che su Lettera 43 si vede pubblicata una propria lettera/appello:
Trento e Bolzano, stop ai privilegi – Appello di un lettore a Monti contro la Casta delle Province autonome
Tale lettore indica alcune osservazioni di un sindaco, quello di Soave, che non dovrebbero rimanere inascoltate:
[…] Il «grido di dolore» di un sindaco del Veneto non può rimanere inascoltato, anche perché chi meglio di lui può conoscere la realtà (idilliaca per i vantaggi di cui godono) di Province e Regioni autonome confinanti?
Avete capito bene. Secondo questo lettore quindi, “chi meglio di lui” può conoscere questa realtà? Sembra, quindi, che basti essere diventato sindaco per conoscere tutto quello che circonda la territorialità di cui si è venuti a “capo”. Invece, purtroppo, i sindaci sono lì a dimostrare, se mai ce ne fosse il bisogno, che anche loro possono essere emerite teste di cavolo: esempi ne saltano fuori ogni giorno, costantemente.
Il Nostro, citando il sindaco, si produce poi in un’affermazione “stroncante”:
[…] Infatti, Trento e Bolzano godono di risorse e di benefit che non sono concessi ad altre Province e non è più accettabile che gli italiani paghino tasse per mantenere certi privilegi. E proprio per dare un segnale in questo momento di crisi, Gambaretto chiede al governo Monti che «si smetta di prelevare i soldi provenienti dalle tasse, per trasferirli, in misura che nemmeno possiamo immaginare, a Trento e Bolzano».
Ed ancora il sindaco di Soave:
«Chi le vuole [le province autonome ndr] ancora sostenere in Italia si faccia avanti e abbia il coraggio di dirlo. Io dico basta. Dovremmo iniziare a tenerci i soldi che ci vengono tolti, per essere destinati a Trento e Bolzano».
Lo ho già detto in altre circostanze: ma vi pare sensato che invece che indirizzare le attenzioni verso lo Stato che rapina il cittadino del nord (dilapidando poi queste risorse), ci si voglia accanire contro Trento e Bolzano che, per nostra fortuna, sono lì a dimostrare con la loro esistenza quale sia il cammino virtuoso verso cui procedere?
Non vi è dubbio che all’interno delle macchine autonome di Trento e Bolzano vi siano delle aree di “spreco” (stipendi dei dipendenti pubblici, per esempio), ma queste situazioni sono controbilanciate (eccome se lo sono) da una diffusa e pervasiva capacità gestionale che pone il territorio e la gente che lo abita al primo posto.
Ma torniamo alla leggenda di Trento e Bolzano che prendono dallo stato un sacco di soldi.
Per stabilire quanto sia vera questa affermazione, che deve comunque valere per ognuna delle regioni italiane, non solo per le province autonome, bisogna ricorrere ai dati dei CPT, Conti Pubblici Territoriali. Invero la cosa non è così semplice perché le modalità di attribuzione della spesa pubblica, la sua regionalizzazione, non è una operazione “immediata” (qui le note metodologiche).
Che io sappia non vi sono in giro grandi lavori sui CPT che siano andati ad analizzare come si comportano le spese e le entrate regione per regione confrontandole fra loro. Fra questi c’è un articolo di Lodovico Pizzati pubblicato su noisefromamerika nel maggio 2010 (serie storica dei dati dal 1996 al 2007). In questo articolo Pizzati costruisce un confronto decennale sui dati CPT regione per regione. Qui riporto una elaborazione dei grafici che includono il Veneto, il Trentino, l’Alto Adige e la Sicilia.
Cosa dicono questi dati? Che il Veneto dà costantemente allo stato italiano più di quanto da esso riceva (in buona compagnia con tutto il nord), che la Sicilia fa il contrario (in buona compagnia con tutto il sud), che il Trentino e l’Alto Adige ricevono sì di più, ma in quantità piuttosto contenute (sia per capita che in senso assoluto essendo “regioni” moderatamente popolate). Pizzati stabilisce in ±1000 € per capita il limite del residuo fiscale entro il quale la regione è ritenuta “neutra” (il limite di 1000 € può essere ritenuto un residuo fiscale “marginale”); oltre questo limite le regioni sono da ritenersi o virtuose (verdi) o parassite (rosse). La media decennale del residuo fiscale è per il Trentino di +872 € per capita e per l’Alto Adige +449 € per capita, con la tendenza negli ultimi anni, per entrambe, ad un azzeramento del residuo.
Ora, un sindaco con capacità di comprendonio medie capirebbe che certe assurde invettive non dovrebbero essere rivolte verso chi presenta residui fiscali contenuti, negli ultimi anni prossimi a zero se non addirittura con entrate superiori alle spese, ma vanno rivolte – ed energicamente – verso tutte le regioni “in rosso” (profondo rosso) che stanno mungendo da anni in maniera assatanata le regioni “in verde”. Senza tener conto che, anche fosse vero che il TAA riceve dallo stato italiano tanti soldi “che nemmeno possiamo immaginare“, gli splendidi risultati di questa generosità italica sarebbero (sono) sotto gli occhi di tutti, mentre il vero e proprio fiume di denaro che davvero bagna il sud è dissipato che … neanche in Sud America.
Bene. Che senso ha, quindi, l’affermazione del sindaco di Soave (creduta vera da tanti altri primi cittadini su base leggendaria)?:
«si smetta di prelevare i soldi provenienti dalle tasse, per trasferirli, in misura che nemmeno possiamo immaginare, a Trento e Bolzano».
Pura, semplice e crassa ignoranza. A meno che non dimostri, lui o chi per lui, che le cose non stanno così come qui comprovato.
Grafici: noisefromamerika – L. Pizzati