non male per ‘essere un corvo’
Prima prova con il lancio, poi si fa aiutare dal traffico – ma è pericoloso – allora …
Prima prova con il lancio, poi si fa aiutare dal traffico – ma è pericoloso – allora …
Non ha più la stessa importanza di prima, visto quello che si appresta a fare il governo dei cialtroni di Monti & C. in materia di riordinamento amministrativo delle Province (accorpamento), anche se sono dell’idea che la Corte Costituzionale non potrà non giudicare come illegittimo e anticostituzionale ciò che si sta tentando di fare (le autonomie locali devono essere espressione dei comuni e non di Roma, questo dice la Costituzione), facendo cadere il tentativo arrogante e meschino di privare le comunità territoriali della propria rappresentanza democratica.
Ad ogni buon conto, avendo già sentito questa “storiella” un sacco di volte, anche e forse soprattutto da “indigeni” montanari, prendo lo spunto da un commento all’articolo “il passaggio di regione alla provincia di Belluno è stato negato: ci potrebbero provare ora quelle di Piacenza e Rovigo” lasciato da @alberto r per chiarire quanto segue:
Cari ignorantelli del BARD come fate a non sapere che non esite più da molti anni la regione Trentino Alto Adige, ma due province autonome. Quindi è impossibile aggregare uan provincia a una regione che non esiste.
Mi dispiace che abbiate perso tutto questo tempo inutilmente.
E’ possibile invece che comuni o gruppi di comuni chiedano il passaggio ad una provincia autonoma confinante (a patto che la provincia autonoma gradisca).
Avete ragione a lamentarvi che la montagna bellunese è bistrattata da Venezia e che la provincia bellunese ha le sue specificità, ma la provincia è troppo piccola e da sola non può continuare ad esistere. Continuate a lottare e tenete i piedi per terra.
Auguri da un amico di pianura.
Mi dispiace per il nostro commentatore, ma la Regione Trentino Alto Adige-Südtirol in quanto ente esiste, eccome se esiste, con tanto di presidente, giunta e consiglieri. Esiste a tal punto che, visti i costi per mantenerla in vita, da un po’ di tempo si fa avanti l’idea di sbarazzarsene (ma questo è un altro paio di maniche). La Regione TAA ha pochi poteri, assunti quasi totalmente dalle Province autonome di Trento e Bolzano che la costituiscono, ed ha propriamente la funzione di involucro contenente le due realtà provinciali. E’ a questo involucro che il BARD intendeva aggregare la Provincia di Belluno – che si sarebbe aggiunta come entità autonoma senza gravare sui bilanci provinciali di Trento e Bolzano – quando ha promosso la raccolta delle firme per il passaggio con la Regione TAA.
Gli ignorantelli del BARD, supportati a raccolta firme avvenuta dal Consiglio Provinciale di Belluno che ha deliberato la richiesta al governo italiano di indire il referendum, si sono appellati all’articolo 132 della Costituzione che così recita:
Art. 132
Si può, con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse.
Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione e aggregati ad un’altra.
Nel preparare la cosa il BARD si è avvalso dell’aiuto e consulenza di costituzionalisti, qui non si gioca a dadi. La richiesta del referendum, sorretta da un tripudio di 19.500 firme finali (17.500 quelle presentate), è stata poi giudicata non ammissibile dalla Cassazione con motivazioni giudicate da più parti inconsistenti e che hanno spinto la Provincia di Belluno a ricorrere al Capo dello Stato contro tale pronunciamento (in funzione del quadro normativo che si delineerà, il BARD è deciso a ricorrere anche alla Corte di Giustizia europea per difendere i diritti della popolazione bellunese).
Fa comunque piacere, anche per l’attestazione di amicizia di pianura, che qualcuno – senz’altro in buona fede, ma con un po’ di ingenuità – dispensi consigli su come muoversi in questo ginepraio di Stato del c. che è quello italiano. Per chi vuole ingrossare le fila del BARD – Movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti (anche su Facebook e su Twitter).
Mi hanno raccontato che Checo, una cornacchia grigia, è stato arrestato dalla Polizia Provinciale. Lo hanno preso e, immagino, messo in un sacco per trasportarlo lontano da qui. Raccolto circa tre mesi fa caduto da un nido, Checo è stato curato e allevato fino al momento in cui se l’è sentita di librarsi nuovamente in volo. E’ per questo che il volatile ha una grande confidenza con il consorzio umano.
Ne parlo perché, frequentemente, la mattina presto, mentre salivo delle scale poste all’esterno, sentivo il rumore di un lieve fruscio che si materializzava con il suo sopraggiungere sulla ringhiera. Mentre raccoglieva le ali mi guardava con gli occhi lucidi e vispi e con il becco aperto mi faceva cra. Io lo salutavo e mi fermavo una decina di secondi a guardarlo, poi entravo in ufficio chiudendogli “la porta in faccia”. Talvolta Checo se la prendeva, per la poca attenzione riservatagli, ed allora si aggrappava alla maniglia della porta ed iniziava a telegrafarmi picchiettando con il becco sul vetro: voleva giocare, socializzare!
Un pomeriggio mi sono intrattenuto col pennuto per più di mezz’ora giocando con dei gusci di noci. Checo non ha fatto altro che confermare la spiccata curiosità e la pronta intelligenza che caratterizza questi uccelli. Sono convinto che, addestrato a dovere, avremmo potuto fare qualche bella e impegnativa partita a scacchi. Ho poi assistito ad un siparietto di eccezionale comicità allorquando Checo si è messo in testa di catturare tre lucertole che, a turno, alla Usain Bolt, uscivano dagli anfratti di una catasta di legna per rientrare nella medesima poco più in là. Se c’era la BBC nei dintorni ci avrebbe fatto un documentario straordinario.
Ieri è passata un’anziana signora che, entrata in argomento, si è detta dispiaciuta dell’arresto del pennuto. «Mi dispiace davvero, a me ha portato via le chiavi di casa, ma non ha fatto altro che il suo mestiere. Per fortuna che i miei nipoti l’hanno rincorso ed alla fine le ha lasciate cadere sul prato dove le hanno poi raccolte. Però era simpatico ed ero lieta di vederlo svolazzare nei dintorni. Se avete idea di tirare su qualche firma per liberarlo, contate sulla mia».
Intratteneva rapporti di curiosa amicizia con chiunque si trovasse nelle sue vicinanze e talvolta, spinto dal desiderio di un nuovo contatto sociale, planava nel suo ancora incerto volo vicinissimo alle persone in passeggio lungo la strada de Costa, incutendo ai medesimi, soprattutto al primo approccio, un certo timore, dovuto essenzialmente alla novità. Anche mia suocera, albeggiante passeggiatrice, inizialmente preoccupata, si è dovuta arrendere alla cordiale simpatia del Checo.
Non disdegnava, prese le necessarie confidenze con ciò che offriva il territorio, di spiccare il volo in direzione della piazza principale del paese presso i cui bar, così mi raccontano, si guadagnava il suo bel biscotto, prima di riguadagnare la periferia boscata.
Per quanto ho potuto personalmente osservare, Checo stava diventando la mascotte dei ragazzini che scorazzano ai Campetti, entusiasti di mettersi in relazione con questa realtà a metà strada fra il selvatico ed il domestico. Le mamme, devo dire, non sembravano poi così entusiaste, ma si sa, studi a iosa lo dimostrano, che le donne hanno sempre un rapporto conflittuale con gli uccelli (fa parte della loro natura).
Ma ogni buon pane ha la sua crosta. Cagava, Checo, come facciamo noi, solo che lo faceva en plain air, quando gli capitava, senza preavviso. Forse, quando ingaggiava qualche battaglia con i portapacchi delle auto (mica tutti), avrà magari procurato qualche striscio alla carrozzeria. Ho sentito che aveva un discreto pollice verde e che talvolta si cimentava in spavalde incursioni negli orti. Altro non so, ma se qualcuno vuole può lasciare fra i commenti nuove testimonianze, nuovi indizi, nuove prove di colpevolezza o di redenzione.
Ho telefonato alla Polizia Provinciale che mi ha riferito che – a seguito di più segnalazioni pervenute – hanno ritenuto di intervenire per arrestare l’uccello, per evitare che potesse arrecare danni, anche seri, alle persone che approcciava. Ho chiesto di sapere dove fosse finito, dove l’avessero portato. L’agente al momento non sapeva con esattezza il destino del nostro Checo, ma mi ha assicurato che mi ritelefonerà per dirmelo. Magari a qualcuno viene voglia di portargli “le arance”.
Ho comunque chiara l’idea che Checo Livingston sappia volare ben al di sopra della nostra – talvolta misera – condizione umana.
L’Ansa racconta di momenti di forte apprensione fra i tifosi e dirigenti della Lazio allorquando Olympia – l’aquila che funge da mascotte della squadra che ad Auronzo di Cadore sta conducendo la preparazione estiva – dopo aver spiccato il volo per la sgroppatina serale, s’è diretta alla volta del Col Agudo intrattenendosi nella selva, non tornando come d’abitudine dal proprio falconiere.
Con lo scollinamento del solstizio d’estate inizia, nel popolo degli escursionisti venatori (altrimenti conosciuti come cacciatori), quel lento ma inesorabile cambiamento ormonale che li porterà a diventare, all’apertura della stagione del tiro a segno – sono parole loro – la peggior categoria umana dopo i nazi, i rigoristi merkeliani, i tecnocialtroni montiani e, naturalmente, i sindaci bellunesi del BUCO BIM-GSP.
Consiglierei di evitare di liberare Olympia all’approssimarsi di un temporale: sapete com’è, tra un tuono e l’altro … . Sorte migliore non le tocherebbe se dovesse avventurarsi nel confinante territorio di Lozzo di Cadore. Guai se si dovesse spargere la voce: si innescherebbe una intrepida corsa a chi abbatte prima l’austero volatile.
E se ciò succedesse, Auronzo vivrebbe la stagione turistica del mese di luglio senza l’apporto laziale, cioè continuerebbe lo sprofondamento nelle sabbie mobili del declino dell’appetibilità turistica, perfido destino in atto ormai da almeno 15 anni a questa parte.
Tenetela, tenetela al sicuro, Olympia, prima che, nel migliore dei casi, torni al reale trespolo senza qualche penna.
Foto: sslazionews.it
Video: www.cittaceleste.it – Olympia è atterrata – Auronzo.
Ne ho dato un cenno estemporaneo e quasi “profetico” in Crozza, l’incendio in Liguria e il ‘petardo di Dio’:
Ora, sembra appurato che l’incendio abbia avuto innesco dallo scoppio di petardi. Ecco, volpone ha scoperto il “Petardo di Dio”. Mancava, anche lui come il bosone, altro gingillo di Dio che sembra essersi finalmente palesato, a chiudere l’indagine della Santa Inquisizione.
La fisica delle particelle mi ha sempre affascinato, al pari della profondità dell’universo e dei buchi neri. Sono contento, quindi, che la “particella di Dio” (il bosone di Higgs) sia stata finalmente rivelata (sembra proprio di sì):
«I dati confermano la soglia dei 5 sigma, vale a dire una probabilità di scoperta pari al 99,99994 per cento» spiega Gian Francesco Giudice, teorico del Cern e autore di «Odissea nello zeptospazio, un viaggio nella fisica dell’Lhc» ( Springer ). «Anzi – continua Giudice – si sono intravisti effetti che farebbero pensare all’esistenza di altre particelle, dunque un ampliamento del disegno teorico fin qui immaginato. Per questo bisognerà indagare ulteriormente» […]
C’è anche buon materiale da usare per la retorica patriottarda: dopo le quattro papine quattro prese all’europeo, infatti, trovare tre italici fra i coordinatori del misfatto darà fiato a tutte le trombe italiote dell’orgoglio ferito. Meglio di niente.
Pronto il calendario estivo delle gite delle sezioni cadorine del Cai. L’avventura inizierà domenica 17 giugno sulle Marmarole sopra Lozzo, con la salita alla torre San Lorenzo, e terminerà sul Monte Bianco. «Torre San Lorenzo», spiegano gli organizzatori, «è considerata una tra le più prestigiose vette delle Marmarole. Lungo le sue vie più difficili si sono cimentati alpinisti di valore. Questa escursione è stata proposta dalla sezione del Cai di Lozzo, che si è assunta l’onere di organizzare l’ascensione, non è alla portata di tutti, ma solo di quanti possiedono una buona dimestichezza con le crode. Si tratta di una cima che, per posizione, conformazione e storia si è trovata ad essere protagonista di molte relazioni escursionistiche».[…] (Corriere delle Alpi).
La vita è piena di sorprese!
Fino ad oggi, per mia ignoranza, non sapevo di essere stato un epigono di “alpinisti di valore” né di aver salito una tra le più prestigiose vette delle Marmarole. A quel tempo, salii in vetta alla Torre San Lorenzo quasi con le mani in tasca (evidentemente era la normale). Poi ebbi una brutta esperienza durante una corda doppia sulla Torre Piccola del Falzarego e da allora mi cago sotto anche attaccato alla Roghel.
Azz..! Devo però ritarare le mie convinzioni e conoscenze. In verità, della storia alpinistica delle nostre crode non me ne può fregar de meno, non mi appassiona, non mi appassionerà mai (è un mio limite). Però, davvero, sento come una profonda mancanza il fatto di non aver avuto la coscienza che la Torre San Lorenzo fosse …
… una cima che, per posizione, conformazione e storia si è trovata ad essere protagonista di molte relazioni escursionistiche».
Chissà, forse mi manca un po’ di fantasia. Forse, invece, semplicemente, si sta parlando d’altro.
Ad ogni buon conto, «della vasta regione dolomitica le Marmarole costituiscono, da un punto di vista geomorfologico, l’unica vera catena montuosa, intesa come successione pressoché continua di monti costituenti una unità geografica ben definita. La si può immaginare, in prospettiva, come una muraglia che, partendo da Forc. Grande alla base della Cima Bel Pra, corre ininterrotta per 13 km, da O ad E, per terminare proprio qui sul Ciareido, digradando lungo il Coston de Pomadona in Val de Poorse».
Ecco, guardando quel dente proteso verso est, possiamo essere certi di essere al cospetto dell’ultimo gemito roccioso – di una certa importanza – che si leva dalla tormentata catena delle Marmarole. Naturalmente, nessuno vieta di pensare che sia il primo vagito della medesima. Personalmente, ho sempre percepito questo sommesso palcoscenico dolomitico come … la fine di qualcosa.