Continua la serie zoo-noir su Nuovo Cadore. Dopo le zecche killer, con quelle morti sospette da morbo di Lyme, il filone fa un passo avanti con “Un morso letale: la Vipera“. L’autore, però, passa agilmente dal titolo terrificante ad un testo più riflessivo in cui riconosce che: “Il morso di Vipera, è meno mortale di quanto comunemente si crede ma non va assolutamente sottovalutato.”
Nel testo il fraseggio assume talvolta tratti naif: “Mediamente il veleno iniettato non dovrebbe essere molto pericoloso per un uomo adulto …“. Si può osservare anche un salto quantico nell’esposizione lì dove si passa dallo stile friendly, per esempio “Non è un’attaccabrighe; un minimo di rumore la fa allontanare e fuggire…“, allo stile professional “la fasciatura deve iniziare dalla zona del morso, procedere distalmente lungo l’arto interessato e quindi risalire verso la regione prossimale dell’arto stesso” (detto altrimenti, da pan e sopresa a caviale e champagne).
Succede, quando si fanno selvagge incursioni sui testi in rete copincollando senza poi armonizzare il patchwork.
Ma torniamo al noir, al morso letale (ma non troppo). E’ vero, diciamolo, tocca morire anche per colpa delle vipere (i vecchi per complicanze, i bambini perché pesano poco: adulti sani non ne muoiono). Stime con dati del 1995 calcolavano in 50 i casi annuali di decesso su 390 milioni di abitanti (UE senza Russia e paesi dell’Est), un caso ogni 7,8 milioni di persone (vedi BIF 2001 n.3).
Siamo comunque lontani dagli spasmi informativi apparsi sul Gazzettino e segnalati a suo tempo: “Pochi escursionisti, è stato verificato, si arrampicano con il siero nello zaino.”
Che poi, per restare sul noir, secondo voi muoiono più persone per il morso da vipera o per punture da vespa e/o ape (nell’elaborare la risposta pregasi escludere gli efferati delitti compiuti dalla vipera del Gabon)?
La foto della vipera che fa snowboard sono di Giuseppe Baldovin.