Dunque il rapporto tra architettura e turismo sarebbe, udite udite, un tema strategico. Siccome a crederlo sono architetti (che gonfi di dubbi si son risolti a riunirsi in convegno), diciamo che il tema risulta un tantino autoreferenziale, ma siamo disposti a credere che sia vero. Io riesco a correlare perfino il vento solare con il turismo, è possibile che vi sia un grado di correlazione anche tra esso e l’architettura: diciamo meglio, c’è di sicuro. Il dubbio, semmai, è che questo rapporto sia strategico (sempre ammesso che per strategico non si intenda una condizione simile all’avere o meno con sé un pezzo di carta igienica quando ti trovi nel bosco e le budella emettono sinistri brontolii). Ma gli architetti danno il meglio di sé quando affermano che:
Secondo un’indagine recentemente svolta, il settore turistico attraversa una fase di sofferenza nella Provincia di Belluno, testimoniato da un calo di presenze.
Che scoop! L’indagine sarebbe “recentemente svolta“: trogloditi, questi architetti. Chiusi nelle loro caverne sono solo recentemente apparsi e, posto naso e cervello fuori dall’oscurità, si sono resi conto che il settore turistico attraversa, nella provincia di Belluno, una fase di sofferenza. Che acume!
Infatti (solo per dire, eh!), prestando fede alle sole presenze (uno fra i tanti elementi che descrivono il mercato turistico), la “fase di sofferenza” perdura da almeno 15 anni (ma è iniziata 20 anni or sono). Il colosso di Rodi, per restare in tema coi giocattoli (sennò gli architetti si disorientano), l’han fatto su in meno tempo. Senza giri di parole, Ilona Staller che chiede voti agli italiani davanti al parlamento risulta meno patetica.
Certo, sono architetti (e questo spiega parte del problema). E una buona parte di loro frequenta con una certa assiduità i sindaci (e questo spiega quasi tutto il resto del problema). Insomma, non c’è alcuna speranza.