se la neve non va da Maometto…
Qualche centimetro, sbuferata, ma meglio di niente. Rifugio Bonner (2340 m), Corno di Fana, Dobbiaco (Repubblica Autonoma di Sudtirolo).
Qualche centimetro, sbuferata, ma meglio di niente. Rifugio Bonner (2340 m), Corno di Fana, Dobbiaco (Repubblica Autonoma di Sudtirolo).
Dal servizio prevenzione valanghe della Provincia autonoma di Bolzano; sito AvalancheTrail:
(utile, ovviamente, anche come strumento di apprendimento: mi ricorderò sempre quelle due che, con le ciaspe ai piedi, stavano deambulando a Misurina a lato della sgombratissima strada statale. Dimentiche delle ciaspe che, evidentemente, “indossavano” come ornamento, si resero partecipi di una scenetta esilarante allorquando tentarono, con le ciaspe ai piedi, di varcare la soglia di una pizzeria. A loro questo sito non sarà utile…)
[…] Nell’arco alpino, ogni anno, sono circa un centinaio le persone che perdono la vita sotto una valanga, nel 90% dei casi provocata dalla stessa vittima, e alla base di queste tragedie vi sono spesso carenza di informazioni e comportamenti errati. Per aiutare gli amanti della montagna a muoversi maggiormente in sicurezza, arriva in soccorso una piattaforma web del Servizio provinciale prevenzione valanghe. Collegandosi ad avalanchetrail.bz.it è possibile pianificare passo dopo passo qualunque tour ricevendo informazioni indispensabili su zone critiche, meteo, composizione del gruppo, attrezzatura e sviluppo dell’itinerario, oltre alle indicazioni sul corretto comportamento da tenere durante un’escursione sulla neve.
Vada per l’articolo che sponsorizza le Poste 2.0 (Un giorno con la postina 2.0 che diventa assistente sociale) che -udite udite- ora ti vengono a prendere i pacchi a casa (invenzione del secolo: prima delle Poste solo la Pomerania e l’Ossezia l’avevano sperimentato). Vada anche per l’articolo imbonitore: il piano generale è quello di ridurre gradualmente i servizi, per cui qualcosa va pur fatto brillare per distogliere l’attenzione del volgo. Vada pure per il tratteggio, dal vago sapore deamicisiano, della postina 2.0 (sulla cui professionalità e proverbiale velocità ed efficienza non vi sono dubbi) che s’improvvisa assistente sociale (narrazione che per fortuna non oltrepassa i confini della patacca strappalacrime).
Ma il quadretto iniziale (l’incipit) che illustra il borgo lozzese, no!, l’è tutto da rifare.
LOZZO DI CADORE (BELLUNO) Il Pian dei Buoi è una splendida terrazza naturale, un alpeggio fonte di sostentamento per chi vive a Lozzo di Cadore. Un paesino da 1.300 abitanti, appollaiati ai piedi delle Marmarole, noto come «il paese dei mulini» grazie al Rio Rin, torrente che scorre a lato del centro e che fa nascere fucine e segherie. Tra panorami mozzafiato e salite, tra duro lavoro di montagna e caminetti davanti ai quali riposare […]
Caro Pompiere del Veneto, anche il Carducci di fine Ottocento avrebbe avuto qualche problema nel sostenere (siamo nel 2016, terzo millennio, pianeta Terra) Pian dei Buoi quale “alpeggio fonte di sostentamento per chi vive a Lozzo“ (ma come cazvolo fate a scriverle ‘ste robe? ma dove cazvolo l’avete presa l’erba?).
Il paesino, poi, non è “da” 1.300 abitanti ma “di” (se fosse un produttore di abitanti, potrebbe andar bene anche “da”); inoltre, suvvia, non lasciamo “appollaiati” tutti i 1.300 abitanti: appollaiamo semplicemente il paese (un paesino appollaiato…), c’est plus facile.
Il torrente che scorre a lato del centro è forse nuova figura retorica? Il grande raccordo anulare di Roma, scorre anch’esso a lato del centro? (no, per sapere).
Ma il tripudio giunge quando, dopo essere passato a lato del centro, il torrente (tenetevi forte): “fa nascere fucine e segherie” (me cojoni!).
Ed ecco i panorami mozzafiato (è da sperare che non si riferisca ai terrazzamenti di Revis, ma con quell’erba non si sa mai); e poi le salite (e le discese ardite? nulla? Pippo, l’amico di Topolino, soleva sorprendersi di come le salite, viste all’incontrario, siano semplicemente delle discese).
Chiudiamo con il “duro lavoro di montagna” (ah, che nostalgia del molle lavoro di pianura); domanda: esattamente, quale potrebbe essere un duro lavoro di montagna? Minatore di blenda? Pastore di bufale in calore? Sparatore di neve? Che altro?
Ah no: chiudiamo con i “caminetti davanti ai quali riposare”. Che siano romantici, i caminetti, è cosa risaputa; ma non si creda che, dopo un “duro lavoro di montagna”, siano poi tanti quelli che si mettono a riposare davanti ad un caminetto, non foss’altro per il rendimento e la funzionalità di questa macchina termica che non sono propriamente eccelsi.
E via di corsa: una nuova narrazione 2.0 ci attende.
In che altro modo giustificare una così marcata divergenza dagli altri paesi centrocadorini?
( Auronzo 32%, Calalzo 36%, Domegge 34%, Lozzo 33%, Perarolo 39%, Pieve 34%, Vigo 27%)
Quella è la strada, segnata da Airbnb Trip. Esperti locali che organizzano esperienze locali. Così, in buona parte, potrete fottervene delle teste di cavolo istituzionali (ivi compresi i sindaci e le loro aggregazioni) che di turismo non capiscono una mazza (anche dopo 10 o 15 anni).
Si parte da qui: un mondo di viaggi ti attende.
Il futuro dei viaggi? Esperienze. Prenota centinaia di esperienze progettate e gestite da esperti del luogo come chef, artisti di strada e atleti.
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L’ospitalità reinventata: creare nuovi modi di ospitare. Gli host sono degli chef, degli escursionisti o semplicemente delle persone ben informate che desiderano mostrare ad altri gli angoli meno conosciuti del luogo in cui vivono. Possono ospitare una singola esperienza o più esperienze nel corso di alcuni giorni.
Te ne puoi fottere, anche, di avere le Tre Cime a un tiro di schioppo. Oppure puoi usarle per creare un’esperienza. Fa n po’ come te pare.
(sono partiti con 12 città al mondo, Firenze in Italia, ma, come detto, quella è la strada. “Non ti affittiamo semplicemente un appartamento, ti mettiamo nella condizione di vivere un’esperienza indimenticabile”. Avete presente che valore può avere andare a frasone di bosco sulla Pala Mariola con un esperto del luogo?)