Me ne ero proprio dimenticato, “di chiarire il mio punto di vista in relazione a quanto limpidamente argomentato con nota e proverbiale sagacia” da Cagliostro nell’articolo Cagliostro: tra stipsi letterarie e umiliazioni canossiane del 24 ottobre 2013 (come passa il tempo …).
Cagliostro, infatti, della vicenda della “stipsi letteraria del sindaco” ha dato una sua personale interpretazione ricorrendo ad una “metafora” storica di grande suggestione, “Una specie di Canossa con l’imperatore prostrato ai piedi del pontefice” :
[…] Sotto il profilo psicologico, tutto rientra in un gioco sottile e tutto deve svolgersi non in un terreno neutro ma dove S.E. vuole, ossia dove la tua presenza avrebbe, a mio modesto parere, il sapore della ‘questua’. Una specie di Canossa con l’imperatore prostrato ai piedi del pontefice, auspice e presente una qualsiasi Matilde (magari ‘Penna Bianca’ della riserva indiana?).
Chiarisco dunque, brevemente: il cardine di tutta la vicenda vede contrapposto l’ambito pubblico a quello privato ma, per estensione, considero ugualmente efficace la contrapposizione tra luce e tenebre, tra forze del bene e forze del male, tra trasparenza e non-trasparenza. Spiego.
Il biasimo che il sindaco oracolante di Lozzo di Cadore ha formulato riguardo “il comportamento di qualche cittadino di Lozzo che …“:
[…] Allo stesso tempo biasimiamo il comportamente di qualche cittadino di Lozzo che ha dato voce e spazio mediatico alla controparte. Questo è stato rilevato in più occasioni su un blog con il quale spesso anche il vostro sito [quello di Per la Gente di Lozzo, ndr] è in collegamento. Non mi sembra che sia questo il modo di agire per il bene della nostra comunità.
è scritto in un documento pubblico, ossia la risposta data dal sindaco ad una interrogazione posta dalla minoranza di Per la Gente di Lozzo riguardante la ex caserma di Soracrepa.
Tale risposta, la stessa, è stata poi affissa su bacheca pubblica allegata alla replica del sindaco alla “lettera aperta” pubblicata dal cittadino Alessio Zanella. A mia volta ho esposto la mia lettera aperta (richiedente chiarimenti riguardo all’oggetto ed ai perché del biasimo) su bacheche pubbliche. Non avendo ricevuto risposta pubblica ho scritto quindi una “lettera chiusa” consegnata all’indirizzo municipale, alla quale il sindaco – letterariamente stitico, si tenga conto che nel merito del “biasimo” non mi ha risposto neanche privatamente – ha risposto come sappiamo, informandomi che il Sire è a disposizione negli orari stabiliti ecc. ecc..
La catena quindi ha il suo primo anello di carattere pubblico (non l’ho scritto io, l’ha scritto il sindaco) e, semmai, dico semmai, dovrei essere io a pretendere di dare eventuale seguito privato all’ambaradan, e non viceversa. Qualche idea sul perché il vostro sindaco sia portato a biasimare il BLOZ, spirito libero, l’ho già avanzata. Per il resto, come già detto, nessun problema: sono curioso di sentire ciò che saprà balbettare sull’argomento.
Per riallacciarmi a Canossa e a quanto detto da Cagliostro, quindi, se proprio devo pensare ad una metafora, più che a quella canossiana da lui tratteggiata a me sembrerebbe di poter connotare questa vicenda con una metafora (ovviamente metafora) “pantegana”: sono infatti le pantegane che sfuggono alla luce (pubblico) abbracciando le tenebre (privato), rintanandosi negli oscuri cunicoli delle loro residenze ipogee.