(astenersi piddini, piddioti, piddoni e, soprattutto, piddeuristi; questi ultimi sono piddoni al cubo; i piddoni sono piddini coglioni; i piddioti sono piddini col ruolo di utili idioti; i piddini e basta sono brava gente anestetizzata e sprofondata in letargo da cui non possono – non vogliono – uscire)
Non è la prima volta che la CGIA sfodera i dati di bilancio dei vari paesi UE a dimostrazione (ad uso e consumo dei bifolchi di casa nostra) che l’Italia è contributore netto, cioè dà più soldi alla UE di quanti ne riceva. Del resto, noi che siamo affezzionati dell’Eurosauro come chiunque lo sarebbe al mal di pancia, ‘sta cosa la sappiamo da “prima di nascere” (basta collegarsi al sito della UE o all’Eurostat eh, non è che sono cattivi e non te lo dicono…) .
Per questo ogni tanto qui sul BLOZ ricordiamo che, quando in giro scrivono o parlano di “soldi europei“, tali sono solo perché dal calderone europeo provengono, ma sono soldi che grondano il sangue della rapina fiscale operata a danno degli italiani (per la precisione, quegli italiani che vivono nelle regioni che, a loro volta, sono contributrici nette nel merdaio italico: segnatamente, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna).
Basta saperlo. Vaffanculo “soldi europei”. Sono soldi italiani. Anzi, come detto, sono soldi estorti primariamente a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
PAGHIAMO MOLTO ALL’UE MA CONTIAMO POCO
Secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della CGIA su dati della Commissione europea, tra il 2007 e il 2013 l’Italia ha registrato un saldo negativo di 37,9 miliardi di euro nei confronti dell’Ue. A fronte di 109,7 miliardi di euro versati dagli italiani in questo settennato, Bruxelles ci ha “restituito” 71,8 miliardi di euro.
Dopo la Germania, il Regno Unito e la Francia, siamo il quarto contributore netto a garantire l’azione dell’Unione europea. Se, invece, prendiamo come parametro di riferimento il dato pro-capite, sono i paesi nordici a guidare la classifica, mentre l’Italia scivola all’undicesimo posto, con uno sforzo economico per residente che nel periodo considerato è stato pari a 623 euro. […] (leggi tutto su CGIAMestre)