Dalla parte opposta di gran pezzi d’uomini come Filippo Patroni Griffi, ministro per la Pubblica amministrazione che si becca il doppio stipendio “cumulando da anni lo stipendio di presidente di sezione del Consiglio di Stato, in aspettativa e fuori ruolo, alla retribuzione per il lavoro che svolge davvero”, e che diviene proprietario di casa fronte Colosseo sborsando cifre ridicole, si possono trovare uomini come Nicola D’Angelo, magistrato anch’esso, chiamato ad altro incarico.
Il quale D’Angelo ci descrive un “inedito” frangente della vita del pollaio Italia (il grassetto è mio):
Che strana vicenda quella dei doppi stipendi. Ma vado per ordine, almeno per quel che mi riguarda:
1) Da tempo ho rinunciato allo stipendio di magistrato. L’ho fatto nonostante la legge prevedesse il contrario (ho dovuto infatti chiedere il collocamento in aspettativa con danno anche per la mia posizione previdenziale). L’ho fatto e in silenzio;
2) la trasmissione Report, l’anno scorso, mette in onda un servizio sul tema e viene fuori che ero l’unico ad aver fatto questa scelta;
3) il Corriere della Sera qualche mese dopo con un articolo a firma di Salvatore Bragantini dà conto della mia iniziativa, ma mi critica perché non l’ho resa pubblica;
4) rilascio poi una brevissima intervista a Piazza Pulita su La7 per dire che se si vuole si può rinunciare al doppio stipendio e per questo sono stato accusato di demagogia;
5) oggi sul Corriere della Sera Rizzo mi mette insieme a quelli che continuano a prendere il doppio stipendio (sic!).
Ciò premesso, senza tediare troppo i lettori del blog, vorrei fare una breve considerazione.
Il nostro è uno strano paese in cui se provi a fare qualcosa per favorire l’erario pubblico ti trovi sbattuto di qua e di là. Peraltro, nulla di straordinario (certo un bel po’ di soldi li ho persi). Siamo seri, eroi sono solo quelli che non hanno lavoro, i pensionati al minimo, i giovani senza futuro. Per me ciò che conta è di aver fatto una cosa che ritenevo giusta.Punto.