Tra il 2000 e il 2006 (operativamente tra il 2003 e il 2006) si sviluppa l’ Iniziativa comunitaria Interreg III A Italia-Austria 2000-2006 – Progetto (Cod. VEN 222001) denominata I luoghi della Grande Guerra in provincia di Belluno (sottotitolo Interventi di recupero e valorizzazione nei territori del Parco della Memoria).
Il Parco della Memoria di Pian dei Buoi è uno dei vari parchi-della-memoria individuati al tempo, presenti in provincia. Diventato dunque Parco della Memoria, anche Pian dei Buoi diventa sede di alcuni interventi di recupero-valorizzazione (ai quali il Cai di Lozzo si aggancerà come operatore da sempre presente in loco).
Il suggello finale di tutte le azioni comunitarie è sempre la componente comunicativa: quella puttana della UE ha bisogno di far credere che i soldi spesi siano, appunto, “provenienti” dalla UE, ancorché, nella realtà, siano soldi dei contribuenti italiani, visto che ormai anche le pantegane sanno che l’Italia è contributore netto del baraccone UE (si veda anche questo articolo).
In questa circostanza l’azione di informazione viene risolta con la stampa e distribuzione di depliant illustrativi (raccolti in cofanetti di rara beltà). Fatto si è che gli interventi negli areali dei Parchi non valgono un beneamato cazzo se non c’è una minchia di itinerario che permetta, più o meno, di metterli in evidenza. Dato questo contesto, nel caso del Parco della Memoria di Pian dei Buoi, l’Anello dei Colli è giunto come il cacio sui maccheroni.
E così fu subito adottato alla bisogna (anche con nostro giubilo, s’intende).
Giovanni De Donà e Walter Musizza ebbero l’incarico di elaborare i testi di alcuni dei pieghevoli previsti, fra i quali quello relativo a Pian dei Buoi (scarica qui), suddiviso in Col Vidal e Anello dei Colli. E così, fin dal 2006, l’Anello dei Colli ebbe il suo degno posto tra gli itinerari della Grande Guerra che, successivamente, venendo ai nostri giorni, avrebbero trovato via via divulgazione sui vari siti istituzionali e non (vedi post qui, quo e qua), in vista del Centenario della Grande Guerra.
Ovvio, quindi, che l’Anello dei Colli come percorso, e, altrettanto ovviamente, le immediate adiacenze al medesimo, in particolare se conducono a “emergenze storiche”, debbano essere curate con la giusta diligenza. Evitando, magari, che chi vi dovesse transitare possa avere, invece, l’idea di essere al cospetto del casino, l’abbandono, l’incuria, la negligenza, la desolazione e la trascuratezza.
(ma c’arriveranno a capirlo, anche da soli, vedrete: ci vorrà solo il tempo necessario, come per le nespole)