La SAT ha deciso di togliersi un po’ di polvere dalle spalle rinnovando il logo di casa. La cosa, delicatissima, ha avuto bisogno perfino dell’istituzione di una apposita commissione.
Un “restyling” generale dei propri strumenti informativi, così articolato e profondo, da richiedere il lavoro e la sovraintendenza da parte di una commissione apposita: la Commissione Comunicazione, istituita lo scorso aprile, con il compito di individuare competenze, strumenti, modalità e tempi degli interventi.
La pagina dedicata all’argomento è densa delle tipiche puttanate acclamazioni propagandistiche distillate in queste circostanze, roba che anche quelli dell’Istituto Luce avrebbero avuto difficoltà a coniare. Valga per tutte la funambolica visione interpretativa delle lettere che compongono l’acronimo SAT:
Le lettere che compongono l’acronimo, inoltre, si prestano a simboleggiare graficamente oggetti importanti per il sodalizio: il sentiero, la neve sui tracciati e la corda (S), la vetta, la meta universale e l’alpinismo (A), la piccozza a doppia punta (T).
che, se solo agevoli la cosa con un calicetto di rosso, dentro quell’acronimo ci puoi vedere anche il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (e con un po’ di sforzo anche la Madonna).
Oltre alla fumante brodaglia appena vista, i nostri, continuando sul sentiero delle alchimie, hanno pensato bene di veicolare la potenza espressiva della novella creazione applicandola a un candido drappo, fatto garrire per l’occasione sul fulgido sfondo del duomo dolomitico per eccellenza, i Cadini di Misurina.
(non si sa ancora se con il consenso della “apposita” Commissione Comunicazione o a sua insaputa 🙂 )
Un po’ come se la Sezione Cadorina di Auronzo del CAI presentasse l’ipotetico nuovo logo facendolo sventolare sullo sfondo delle Dolomiti di Brenta. Niente che non si possa fare, ovviamente, compresa la possibilità di ricorrere al Cerro Torre, ma, visti gli attori in gioco, la mossa apparirebbe quantomeno azzardata.
Della scappatella se ne sono accorti quelli del gruppo facebook “Giù le mani dal Lagorai” il cui amministratore, con cauta temperanza, dileggia il “glorioso sodalizio che usa immagini del Veneto”. Quelli della SAT, secondo copione, diranno che è colpa del grafico il quale, a sua volta, dirà che “ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi, la tintoria non mi aveva portato il tait, c’era il funerale di mia madre, era crollata la casa, c’è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavallette, non è stata colpa mia, lo giuro su Dio!“… e vissero tutti felici e contenti.
Da parte nostra aggiungiamo solo che, a parte il gruppo dei Cadini in primo piano (dal quale svetta Cima Cadin di San Lucano) ripreso, peraltro, dai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, sulla sinistra in secondo piano si può notare il Re delle Dolomiti, sua maestà l’Antelao, mentre sulla destra svetta Punta Sorapiss: peccato che per un pelo non si veda il Rifugio Auronzo alle Tre Cime (sarebbe stato un memorabile poker).