cadoriadi
il Comunazzo, in Centro Cadore, non si farà (così sembrerebbe)
Tempo fa, in unione dei servizi in Centro Cadore (immagine evocativa), così mi esprimevo sull’unione dei servizi (riferendomi alla foto riportata):
Appena l’ho vista, […] mi è venuto in mente il varo prossimo venturo dell’unione dei servizi in Centro Cadore. Perché è anche così che mi immagino si possa degnamente rappresentare la prossima impresa cui ci toccherà assistere. E questo è solo l’inizio: c’è qualcuno che potrebbe immaginarne la fine?
Poi si son viste le prime crepe nell’erigendo edificio amministrativo e i capibanda dei comuni si sono resi conto che tale unione (non fusione, unione) si stava dimostrando”complessa da realizzare“, lasciando presagire che sarebbe stato meglio pensare fin da subito alla fusione.
Quei capibanda, che nel 2011 desideravano mantenere in sella i comuni – “… I Comuni, invece, devono continuare ad esistere autonomamente con una struttura snella e vicina ai cittadini» – frettolosamente si consacravano alla fusione delle fusioni, il comune unico di tutto il Centro Cadore, il Comunazzo (da leggersi in ambedue le valenze: grande comune e comune del cazzo).
Apparse poi la voce che Pieve, Calalzo e Domegge (con la cenerentola Perarolo), stavano architettando tra loro una fusione, escludendo quindi l’ipotesi del Comunazzo, e spingendo Lozzo/Calimero tra le braccia dei gnoche (ma anche no).
Giunge ora la notizia che parrebbe ribadire il tramonto del Comunazzo, con la confermata progettazione della fusione PiCaDo (Perarolo è un’appendice, scusatemi), con da una parte la (obtorto collo) fusione di LoViLo (Lozzo, Vigo e Lorenzago) e dall’altra la conferma del granducato d’Auronzo (che con l’attuale normativa può camminare con le proprie gambe).
Se non altro ci sarà risparmiata – sembra – la pena della prospettiva del Comunazzo, con tutti i supplizi cui avremmo dovuto sottostare prima di essere chiamati, col voto, a darne o meno conferma. Tuttavia, siccome al male non c’è mai fine, mai dire mai (incrociamo tutti quanti le dita, non sia mai che qualche illuminato statista ci ripensi).
(ma se plebaglia e dignitari di LoViLo facessero atto di umilissima deferenza, non è detto che – alla fine – non si possa intravedere la possibilità dell’estensione del granducato d’Auronzo ai due comuni confinanti (Lozzo e Vigo) fagocitando il terzo che, con 500 abitanti, è come non avesse neanche più fiato in corpo; diciamo che, in prospettiva, i LoViLo farebbero meno paura ad Auronzo di quanto non possano fare i PiCaDo, pronti a gettarsi sulle mammelle auronzane a mungere la mucca fino all’ultima goccia)