Il presidente del GAL, oltre ad una chicca linguistica sopraffina (che valuteremo telegraficamente in un successivo post), ci illustra un tipico scenario d’abbandono confrontando il nostro pollaio con quello dell’Osttirol, traendone, ci pare di capire, se non proprio godimento, una qual certa soddisfazione dall’appurare che anche loro, gli osttirolesi, stanno abbandonando il loro territorio. Noi il 33% e loro il 17%.
[…] Ma l’abbandono del territorio… quando uno dice… vado in Austria, vado in Osttirolo, non c’è abbandono, no, il 17% loro il 33% noi, però c’è una tendenza all’abbandono.
Avete presente un pugile suonato, steso al tappeto, gonfio come un canotto, che ha appena appena la forza di alzare la testa e dire “me le hanno suonate per bene, ma qualcuno le deve anche aver prese“? Uguale!
Insomma, siamo al classico mal comune mezzo gaudio. A ben vedere i numeri (33 e 17), più corretto sarebbe dire “mal comune, un quarto gaudio“, ché gli osttirolesi un pochino meglio se la passano.
Inoltre, di fronte al 33% e 17% “di abbandono”, neanche papa Checo, aduso alla pacatezza d’animo e alla prudenza eloquiale, parlerebbe di “tendenza all’abbandono“: qui siamo di fronte ad un esodo biblico. Tendenza è ben altra cosa. Suvvia, un po’ di realismo: siamo ormai grandicelli, e il babau (sociale) non ci fa più paura (insomma, potete dircela tutta, la verità).
(poi, se vogliamo sottilettizzare, la popolazione in Pusteria non è stabile, come dichiarato, ma in costante crescita, come ben si vede in figura: ehhh, se solo si informassero sul BLOZ, questi signori, avrebbero di che trarne vantaggio, ove sì ove no)