Ieri, domenica 9 settembre, la mia giovane nipote voleva farsi un giro a Pian dei Buoi e mi ha chiesto lumi sull’orario dei transiti. Non ricordandomi esattamente le fascie orarie introdotte per il pellegrinaggio del Dacia on the road le ho detto “No problem, ti faccio vedere una meraviglia dei tempi moderni” e mi sono collegato all’albo pretorio (che nome del c…o) dove ho individuato l’ordinanza 1178 che così recita:
[…] ORDINA
nella giornata del 09 settembre 2012, la circolazione veicolare sulla strada Le Spesse – Pian dei Buoi è così disciplinata:
– dalle ore 09,00 alle ore 11,00, divieto di transito dalla loc. Pian dei Buoi verso la loc. Le Spesse;
– dalle ore 14,00 alle ore 16,00, divieto di transito dalla loc. Le Spesse verso la Loc. Pian dei Buoi.
Quindi, guardandola intensamente negli occhi, le dico che può salire a Pian dei Buoi purché passi alle Spesse prima delle ore 14.00. Lei parte tutta gasata (con la relativa mamma al volante eh!) e si avviano verso Pian dei Buoi transitando alle Spesse intorno alle 13 e 50. Poco dopo incontrano un autoctono che chiede a mia sorella: “che fasto ca?” o forse “agnó credesto de dì?”.
Insomma, l’autoctono la fa desistere dal salire a Monte in quanto “palesemente fuori orario” e passibile di 200 euri di multa (hahahaha ho pensato quando me suo me l’ha raccontato, vuoi vedere che in questa circostanza il sindaco, che durante questa estate non ha mai mobilitato la nostra polizia locale, ha fatto intervenire la guardia nazionale?).
Fatto sta che di ritorno mia sorella mi ha guardato con aria commiserevole, come fossi già affetto da Alzheimer.
Ora, senza ricorrere a difficili sillogismi, mi sembra che il divieto di transito da Le Spesse verso Pian dei Buoi valesse dalle ore 14,00 alle ore 16,00, così è scritto. Quindi se uno passa prima delle 14,00 o dopo le 16,00 sta rispettando l’ordinanza. Lo spero, ditemi che è così, ve ne prego !!
Non fidatevi dell’autoctono, chiunque esso sia (a meno che non sia illuminato, e io lo sono).
p.s. alle Spesse l’ordinanza era esposta ma, evidentemente, la risolutezza dell’autoctono prima ed il supposto Alzheimer poi hanno avuto la meglio. La storiella dimostra metaforicamente che “nessuno è profeta in patria”. Inoltre è bruciante, lo devo ammettere, sapere di non aver seguito neanche “in famiglia”. Sob!