Dunque, al presidente della Camera di Commercio, tal Doglioni, è venuto in mente di convocare gli Stati generali. La convocazione ha lo scopo di battere la crisi: facciamone due o tre di Stati generali, meglio abbondare. Se poi l’idea è quella di battere la crisi, perché aspettare così tanto? Bastava farne uno tre anni fa, uno due anni fa, uno l’anno scorso. C’est plus facile.
La realtà è che queste teste pensanti spaesate non sanno proprio che cazzo fare. E’ proprio quando non sai più che cazzo fare che convochi gli Stati generali. Siccome tal Doglioni ha mandato gli inviti per la convocazione, state pur certi che gli Stati non saranno generali, accontentarsi che siano marescialli (maresciallo è qui inteso nel senso di sovrintendente alle scuderie del re :-)): in poche parole, al consesso parteciperanno gli omologati (sindaci, sindacati, categorie economiche e consiglieri regionali). E’ come se nei paesi “di non antichissima memoria” fossero convocati il sindaco, il prete, il maestro e al dotor. Se una volta questo era il gotha, oggi la controparte moderna (sindaci, sindacati ecc. ecc.) è tuttalpiù un’accozzaglia istituzionale di segaioli.
BELLUNO. Gli Stati generali per battere la crisi. Li ha convocati il presidente della Camera di Commercio, Paolo Doglioni, vista la mancanza della Provincia (come rappresentanza politica, ovviamente). Saranno presenti, domani mattina alle 10 nella sede camerale, i sindaci bellunesi, i presidenti delle Comunità montane, i sindacati, le categorie economiche. E i tre consiglieri regionali. […]
Tempo fa, parlando di Confindustria e Ascom, ebbi modo di dire che:
Questi due signori forse non si rendono conto di presiedere e parlare a nome di associazioni che, protuberanze tentacolari delle “case madri” italiote, in loro ossequio, mai si sono pronunciate a favore di una vera e propria autonomia della nostra provincia (pronto a ricredermi se così non fosse).
A mio parere, quindi, invece di pigolare come scialbe zitelle frustrate, dovrebbero iniziare a sensibilizzare i propri associati – parte dei quali, ne sono certo, sono già “più avanti” dei loro cocchieri – affinché l’orizzonte dell’autonomia della provincia di Belluno si profili con fermezza davanti ai loro occhi. Tuto il resto è poco più di fuffa “istituzionale”.
Ecco, il giudizio può essere esteso ai vertici di tutte le “categorie economiche“. E la Camera di Commercio sta all’autonomia come Re Sole stava all’egalité: ben lungi. Questi sono solo servi dello Stato centrale, l’unica autonomia che conoscono è quella relativa al mantenimento dei propri privilegi. Volete un distillato del pensiero elaborato da tal Doglioni?
«[…] Non si tratta di fare una lista di problemi, non è più tempo di presentare richieste irrealizzabili. Se lo facciamo, non otterremo niente. Ma se riusciamo a stare uniti, in forma sinergica, con alcune idee chiare e convinte, penso che possiamo ottenere qualcosa»
Loro non hanno fatto un cazzo finora. Però dicono che «non è più il tempo di presentare richieste irrealizzabili» (autonomia). Il macchiavellico continua: «Ma se riusciamo a stare uniti (che ci sia in atto un complotto teso a dividere queste punte di diamante della provincia?), in forma sinergica (cioè alimentando una sorta di auto onanismo associativo: in parole povere, sparandosi seghe a vicenda), con alcune idee chiare e convinte (della serie poche ma buone: trarre alcune idee da costoro è una faccenda probabilistica), penso che possiamo ottenere qualcosa (certo, lo status quo)».
Gli Stati marescialli hanno un solo scopo, indicare le richieste di autonomia per la Provincia di Belluno come un male o forse un falso bene. Avete qualche dubbio? Provate a leggere Comuni in fuga, l’ira delle categorie: «Grave errore, consiglio allo sbando». Ricordatevelo: questi sono servi, non sono altro che sovrintendenti alle scuderie del re.